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Grazie al cielo esistete

Da Meandy
Da qualche tempo stiamo assistendo all'espandersi di un fenomeno collettivo chiamato Fashion Blogging.Ora, se prima interessava solamente individui di sesso femminile appartenenti al continente americano o oceanico e veniva colto come divertissement straniero a cui guardare con lo stesso distacco con cui guardiamo l'uso del Ketchup al posto della salsa al pomodoro sugli spaghetti. Da poco, causa mamma globalizzazione, sono approdate quatte quatte anche in italia, soprattutto a Milano.Queste personcine, le fashion blogger, hanno in media 22 anni. Frequentano una qualsiasi università privata milanese (ma anche no, siam popolari noi!), hanno un piccolo appartamentino comprato da papà in zona San Babila, un fidanzato che ha dimestichezza con la macchina fotografica (non si chiede tanto, basta che centri l'obiettivo), una macchina fotografica figa e, last but not least, una carta di credito illimitata. Si, perchè queste ragazzette, alla veneranda età di 22 anni, quando tutte noi al massimo potevamo permetterci una cintura borchiata in piazzola e le marchette erano un alternativa fortemente considerata, girano con pezzi da 90 quali borse di chanel, scarpe di gucci o yves saint laurent alternati a capi più cheap come quelli di H&M, che tanto disimpegnano.Ora, se ci avventuriamo in un analisi più dettagliata del fenomeno fashion blogging, possiamo riconoscere le seguenti aberranti caratteristiche:
- le fashion blogger scrivono normalmente sia in italiano che in inglese, facendo un uso improprio di ambedue le lingue. Cercano di usare lo slang americano creando mostri quali It stays very well (sta molto bene in fashionblogghese), I can't see the hour to wear it (non vedo l'ora di indossarlo) e immagino che rispondendo a un numero straniero per paura che sia un Fashion Editor di Vogue diranno Ready.
- le fashion blogger, sia che vengano da Mola di Bari, Pozzuoli, Torino o Milano, utilizzano lo spazio intorno a loro per creare fantastici stage dove improvvisare shooting sensazionali. Una discarica alle porte di Foggia? è figo con una Chanel 2.55 Jumbo. Il giardino pieno di fango dietro casa di Nonna Assunta? Perchè no, con un paio di over the leg Givenchy. Il bagno otturato dell'Università? Boho-chic.
- le fashion blogger dettano stile utilizzando i loro mezzi. Capita quindi di trovare Blog con foto di outfit mediamente decenti e foto con accostamenti che neanche la fruttivendola cinese del mercato di Peckham riuscirebbe a partorire. Chiunque, per il solo fatto di avere uno spazio per farlo, vede il suo contributo nel Fashion Blogging come una missione. Che me viene il dubbio che la scarpetta della Coop non la conoscono all'estero? Alfrè, viè qua con la camera che me devi fa er siuting. Ci dovremmo rileggere Pasolini, e riguardare Warhol.
- le fashion blogger sono destinate a vivere in sordina a parte alcune che, andando a due sfilate in croce (dell'importanza di Benetton e Frankie Morello eh, micacazzi) per qualche strana congiunzione astrale vengono considerate le regine del fashion blogging, fonti di ispirazione per generazioni di stilisti italiani. Che poi semmai si scopre che il padre è amico del giornalista di Studio Aperto o che la nonna è sorella del fratello di quello che organizza la settimana della Moda a Milano. O che è la figlia segreta di Chiambretti, solo che ha preso dalla madre.

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