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Grazie allo IOR la Chiesa aiuta milioni di persone

Creato il 11 gennaio 2014 da Uccronline

IorIl passato dello Ior, la cosiddetta “Banca Vaticana” non è certo limpido e passi in avanti fortunatamente se ne stanno facendo molti negli ultimi anni. Il futuro dello IOR, se lasciarlo com’è, chiuderlo o trasformarlo in una “banca etica”, è in mano a Papa Francesco e i suoi collaboratori.

Tuttavia vogliamo segnalare qualcosa che pochi sanno a proposito dell’Istituto Opere di Religione, oggi nei media sinonimo di “sporcizia”, “malaffare” e “corruzione”. Attraverso lo IOR, invece, si aiutano ogni giorno milioni e milioni di persone nel mondo.

E’ stato spiegato recentemente su (nientemeno che) “Repubblica” da Filippo di Giacomo: «Ogni mese la Chiesa cattolica paga circa trenta milioni di stipendi al personale della sua rete scolastica globale (70.544 scuole, 92.847 scuole primarie, 43.591 istituti secondari, 988 università e 211 istituti equivalenti) e a quella della sua rete sanitaria a carattere “umanitario” cioè a favore di tutti (5.305 ospedali, 18.179 dispensari, 547 lebbrosari, 17.223 case per anziani, malati cronici e handicappati, 11.379 giardini d’infanzia, 15.327 consultori matrimoniali, 34.331 centri di educazione o rieducazione sociale e 9.391 istituzioni di altro tipo)».

Anche Giovanni De Censi, presidente dell’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane e fino a due anni fa membro del board laico dello Ior e oggi ritornato in Vaticano, ha spiegato che sarebbe un errore chiuderlo, come auspicano alcuni cardinali, perché la Chiesa faticherebbe a trasferire sostegni alle Chiese in Paesi governati da dittature. «Finalmente lo Ior è alla vigilia della White List», ha spiegato. «E’ stato compiuto un percorso necessario e la trasparenza è entrata a far parte del percorso di un organismo molto importante per la Chiesa. La trasparenza resta una pietra miliare e la logica deve essere quella di seguire procedure che consentano di aiutare ovunque le missioni nel mondo».

Ha quindi concluso: «La Chiesa ha bisogno di avere questo strumento per intervenire in tutti i Paesi del mondo. A volte la comunità cattolica è presente in zone difficili, dove la trasparenza non sempre è di casa. Di conseguenza c’è la necessità di avere a disposizione strumenti finanziari in grado di colloquiare e gestire al meglio le risorse a disposizione. Perché, non dimentichiamolo, vi è anche una responsabilità nei confronti dei tanti benefattori che mettono a disposizione i fondi».

La redazione


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