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In realtà non è stata nemmeno una decisione del governo, ma solo di Nea Demokratia, il partito di maggioranza relativa di centro-destra del premier Antonis Samaras, che ha agito senza consultare gli alleati. Gli altri due partiti che formano la coalizione di governo, Pasok e Sinistra democratica, hanno già presentato una mozione in parlamento destinata a raccolgiere il voto favorevole di tutta l'opposizione, tranne i neonazi di Alba Dorata.
Se Samars dovesse porre la fiducia in parlamento sul provvedimento sarebbe a rischio la tenuta del governo di larghe intese nato lo scorso anno dopo due tornate elettorali per poter gestire le pesanti misure economiche imposte dall'Ue e dal Fondo monetario internazionale per concedere i prestiti necessari a salvare il paese dal fallimento. Il commissario europeo all'Economia, Olli Rehn, ha già fatto sapere, però che Bruxelles non ha mai chiesto la chiusura della radiotv ststale.
La chiusura di ERT è stata motivata da ragioni economiche e dagli sprechi che avrebbero caratterizzato la gestione dell'ente radiotelevisivo di stato, i cui vertici, per altro, sono di nomina governativa. Il corrisipondente dall'Italia, Dimitri Deliolanes, nega però che questo sia vero e ricorda che i dipendenti hanno già sopportato tre riduzioni di stipendio e licenziamenti.
Il governo ha annunciato che al posto di ERT entro l'estarte nascerà una nuova struttura radiotelevisiva e internet alla quale gli attuali (ex) dipendenti potranno inviare le proprie domande di assunzione. Nel frattempo, mentre i giornalisti hanno organizzato una sorta di assemblea permanente su Internet con informazioni e notizie e molte emittenti hanno offerto spazi e canali per le trasmissioni, migliaia di persone sono scese in piaza ad Atene e a Salonicco.
Qui la mia intervista a Dmitri Deliolanes per Radio Radicale
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