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Grecia, la tv pubblica è in attivo: la chiusura è un atto di regime

Creato il 16 giugno 2013 da Albertocapece

ertCiò che si poteva immaginare, ciò che si temeva, il cuore nero della crisi gestita dalle troike e dalle destre trova conferma: la chiusura della radiotelevisione greca non risponde nemmeno a quei criteri di risparmio e contenimento delle spese che sono stati pretesto per affossare la pluralità d’informazione e rendere così più forte la dittatura di Bruxelles e dei gruppi di potere internazionali . Il giornale francese L’Humanitè pubblica infatti un documento del 27 maggio, firmato dal direttore generale dei servizi economici dell’emittente greca, in cui si certifica il bilancio in attivo della Etr, la Radiotelevisione pubblica ellenica. Nel primo trimestre di quest’anno, nonostante la recessione ha fatto un attivo di 40 milioni di euro.

E’ vero che le entrate sono diminuite dell’1,46% rispetto all’anno scorso, quindi in misura purtroppo “normale” per un paese in crisi e massacrato dai diktat europei. ma sono pure diminuite le spese, per cui c’è un forte attivo che a quanto pare di capire non è un fatto nuovo, ma si è prodotto quasi tutti gli anni: la Ert ha incassato 246 milioni e 377 mila 400 euro, contro uscite di 205 milioni 410 mila euro. Una precisione doverosa per fare le pulci alla vaghezza e ambiguità nel quale è ormai immersa questa battaglia d’Europa.

Ciò che si poteva immaginare, ciò che temeva è dunque divenuto una certezza: il regime di Samaras ha ucciso l’informazione pubblica per far sorgere dalle sue ceneri un’emittente di parte per costruire una narrazione del Paese al di fuori dalla realtà e della verità, alleandosi con le emittenti commerciali che naturalmente sono felicissime della decisione governativa. Dentro questo maelstrom c’è un po’ della lezione autoritaria ungherese, un po’ del trash business berlusconiano e molto della nuova e straordinaria noncuranza per la democrazia che è ormai chiaramente il nuovo, vero imprinting europeo.

Inutile che la Commissione di Bruxelles respinga le responsabilità e affermi di non aver chiesto la chiusura dell’emittente pubblica: dopo aver imposto la quasi totale privatizzazione dello stato greco in base a criteri che puzzano di mesta e deprimente idiozia, la chiusura di Ert non è che la logica conseguenza di questi diktat. Un vero peccato che la radiotelevisione pubblica greca smentisca il teorema del pubblico costoso, inefficiente e in perdita, mettendo in difficoltà i minus habens della capitale belga.  Inutile che ad Atene accorra l’Unione europea delle radiotelevisioni per chiedere al governo di rimettere il segnale a Ert: quello che non funziona è chiaramente una governance europea cieca, mediocre, miserabile e probabilmente nemmeno incorrotta, che svende la democrazia per un piatto di lenticchie finanziario, per l’euro degli affari tedeschi e per qualche salmo liberista.  Mandarli al diavolo è già troppo poco.

 


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