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Grecia, quando anche i tecnici se ne vanno

Creato il 07 maggio 2012 da Tnepd

Grecia, quando anche i tecnici se ne vanno

Si sono concluse da poco le elezioni in Grecia.
L’esito in sè non è particolarmente importante: una prevedibile debacle del Pasok, il partito socialista che deteneva la maggioranza nel precedente parlamento, ed un vistoso calo della Nuova Democrazia, i conservatori di centro destra che ambivano ad assumere la guida del paese.
Per quale motivo, poi, qualcuno voglia assumere il ruolo di comandante di una nave sommersa per tre quarti, rimane un piccolo mistero della natura umana.
Ma mai sottovalutare il potere della vanità.
Per alcuni dei nostri simili lo sfregiarsi di titoli altisonanti quali ‘primo ministro’ o ‘presidente’ rimane una tentazione a cui non si può opporre resistenza.
Si è avuto un crollo dei due partiti maggiori, quindi, quei partiti che avevano appoggiato le misure di austerità volute dall’ Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale, accompagnato da una sorprendente affermazione della coalizione di sinistra del Siriza e dei neonazisti della Chrisi Afghì, Alba Dorata.
Ma, come si diceva, tutto questo è secondario.
Il vero punto di interesse in queste elezioni anticipate sta nelle elezioni stesse, e precisamente nel fatto che siano state indette.
La Grecia, infatti, al pari dell’Italia, era fino a poco fa guidata da un governo di ‘tecnici’, facente capo all’ex banchiere centrale Papademos, uomo di fiducia dei poteri sovrannazionali ed in tutto affine al nostro Monti.
Papademos si è dimesso poche settimane fa, assai prima del termine ‘naturale’ dell’attuale legislatura: e sono proprio queste dimissioni l’elemento che va valutato con grande attenzione, perchè raccontano di un processo assai più ampio, un processo che coinvolge la sorte dell’intera Unione Europea.

Come è noto, la Grecia è schiacciata da un enorme debito pubblico che non sarà in grado di ripagare, ed è questo un problema che interessa in primis i suoi principali creditori, ovvero le grandi banche europee.
Papademos, il premier tecnico, venne posizionato a capo del governo per garantire in prima persona che parte di questo debito fosse recuperato.
E, nel suo breve mandato, l’ex banchiere centrale non ha fatto altro che seguire alla lettera le imposizioni che arrivavano dalla BCE e dal FMI, strangolando con tasse e tagli una economia già in coma profondo, e raccattando tra il patrimonio dei singoli cittadini quanto più valore fosse possibile.
E’ stato un curatore fallimentare, in altri termini.
Ed è per tale motivo che le sue dimissioni avrebbero dovuto far suonare un campanello d’allarme in tutta l’ Unione Europea: rinunciando al suo posto, l’ex premier greco ha fatto intendere che il suo compito era concluso, ovvero non c’era più niente da raccogliere.
La popolazione era stata strizzata al massimo, le rape non avevano più sangue.
Questo significa che siamo vicini al giorno in cui il fallimento della Grecia verrà annunciato ufficialmente.
Un fallimento che è realtà da diversi anni, ma che non è ancora stato ufficializzato per evitare il panico nei mercati, dal momento che nemmeno nei piani alti si possono prevedere con certezza quali saranno le reazioni ad un tale evento.
Ora i tecnici si sono fatti da parte, ed hanno lasciato il paese in mano ad una accozzaglia di partiti menomati che palesemente non hanno nessuna possibilità di attuare un qualsivoglia piano, una parodia di parlamento che ormai non mantiene nemmeno la forma di quello che dovrebbe rappresentare.


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