Il Centro Europa ricerche (Cer) ha presentato un rapporto sulla "green economy", dal titolo "Lo sviluppo dell'industria verde italiana come volano della crescita: possibilità, prospettive, politiche". Il rapporto evidenzia infatti le capacità che questo nuovo modello di sviluppo potrebbe avere in termini di crescita economica.
Al di là dei dati economici, la "green economy" ha un valore aggiunto in termini di responsabilizzazione delle azioni, in un settore che, come quello economico, è spesso descritto come privo di scrupoli e unicamente orientato al profitto.
Il profitto è e rimane il principale obiettivo di ogni impresa economica, ciò non toglie che possano esserci diverse strade per raggiungerlo. La stessa "green economy" non è esente da critiche e contraddizioni, basti pensare alla questione dei biocarburanti e alla speculazione che ne è seguita nel settore alimentare. Resta il fatto che sarà difficile ottenere risultati senza avviare in parallelo un politica di riduzione degli sprechi, quale contributo alla ridefinizione di un modello di sviluppo, fondato sulla presunta illimitatezza delle risorse, che ha ormai segnato il passo.
Si calcola che la "green economy" potrebbe fornire un incremento del Pil del 5 percento, con un incremento di 170 mila posti di lavoro. Si tratta di intercettare una domanda crescente, sia interna che esterna, di tecnologie ambientali, in grado di rilanciare la crescita economica del paese e al tempo stesso di soddisfare gli impegni internazionali in tema di riduzione dei gas serra.
Si tratta di investimenti che coprono vari settori, dalle energie rinnovabili, all'inquinamento urbano, ma che soprattutto richiedono investimenti in ricerca e sviluppo, i cui effetti saranno valutabili nel medio-lungo periodo.
Si prevede ad esempio che le energie rinnovabili copriranno il 14 percento della domanda energetica nel 2020 e il 25 percento nel 2040. Questa crescita produrrà effetti sul gettito erariale e sulla crescita del Pil, nonché sul recupero del costo degli impianti.
In quest'ambito il Commissario europeo all'ambiente, Gutnher Oettinger, ha deciso di lanciare una campagna per la lotta ai consumi energetici eccessivi nei paesi comunitari. L'impegno preso per il 2020 di ridurre del 20 percento le emissioni dei gas serra di portare al 20 percento l'energia prodotta da fonte rinnovabili e di tagliare del 20 percento i consumi energetici, sembra, almeno per quest'ultimo punto, lontano dall'essere raggiunto. È proprio su questi aspetti che le scelte politiche incontrano i comportamenti quotidiani dei cittadini, senza il contributo dei quali niente di quanto prospettato riuscirà mai a produrre risultati.