Lo studio scatta una fotografia dello stato dell’arte in Italia per le eco-imprese, una «peculiarità» della nostra industria legata alla «riconversione in chiave ecosostenibile dei comparti tradizionali»: dalla chimica alla farmaceutica all’high-tech, passando per l’agroalimentare e l’industria tessile ed edilizia, fino ai servizi, senza dimenticare rinnovabili e rifiuti.
Per Symbola e Unioncamere si tratta di una «rivoluzione verde che attraversa il Paese da nord a sud, tanto che nelle prime 10 posizioni per diffusione delle imprese che investono in eco-tecnologie ci sono 4 regioni settentrionali e 6 del centro-sud». Alta la propensione all’innovazione: «Il 37,9% di queste imprese hanno introdotto innovazioni di prodotto o di servizio nel 2011, contro il 18,3% delle imprese» meno verdi. Lo stesso vale per «la propensione all’export: il 37,4% vanta presenze sui mercati esteri (contro il 22,2% di chi non investe nell’ambiente).
«Per far ripartire il Paese non basta fronteggiare la crisi – spiega il presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci – Bisogna scommettere su un incrocio tra la vocazione italiana alla qualità e la forza del made in Italy». Secondo il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, «l’economia verde può rappresentare una chiave strategica per superare questa lunga crisi, uscendone in grado di costruire un futuro più sostenibile, per il “laboratorio verde“ dell’Italia di domani».