Grillini e Leghisti: "Mia faza, mia raza!"

Creato il 23 maggio 2011 da Ilgrandemarziano
Inutile che ce lo stiamo a nascondere o ci giriamo intorno: il fenomeno del Movimento 5 Stelle ha moltissimo in comune con l'ascesa primordiale della Lega. Innanzitutto il linguaggio: estremo, populista, colorato e colorito. Secondariamente lo stesso modello di target sociale: i delusi, disillusi, incazzati della politica. In terzo luogo un'analoga forma di ribellione agli schemi politici consolidati: il suo paradigma si può riassumere nelle esclamazioni "Roma Ladrona!" o "Sono tutti uguali!". Infine la conseguente considerazione principe del qualunquismo, ovvero l'indifferenza politica e il rifiuto a qualsiasi forma di apparentamento, prerogativa delle forze nuove che si radicano e prosperano nell'humus di un'opposizione definitiva e intransigente, che per questo non può fare a meno di impantanarsi nelle sabbie (im)mobili dell'autoreferenzialità.
Grillo come Bossi, dunque. Benché le cifre ideologiche dei loro movimenti divergano nel momento in cui il secondo sella il suo cavallo di battaglia emozionale con la lotta all'immigrazione clandestina con tutti i suoi annessi e connessi, mentre il primo opta di solleticare il cuore dei suoi sostenitori con tematiche a carattere ecologico. Ma forse proprio per questo non è detto che sia un caso che il movimento di Grillo dimostri, almeno in alcuni casi come Bologna e Savona, di poter intercettare una percentuale davvero notevole di elettori, proprio adesso, ovvero nel momento in cui - per la prima volta nella sua storia recente - la Lega subisce una flessione netta di consensi.
A pochi giorni dal successo nel primo turno delle amministrative e quindi dalla conquista dei primi seggi in vari consigli comunali, i Grillini continuano a sostenere la loro assoluta indipendenza al punto da non fornire neanche indicazioni di voto nei comuni, come Milano, dove tra qualche giorno si terranno ballottaggi importanti. E questa mi pare una prima grave miopia, rispetto al terreno in cui si gioca la partita dell'amministrazione pubblica e alle regole con cui la partita, volenti o nolenti, va giocata nel momento in cui si decide di scendere in campo.
Viste inoltre le similitudini esposte poc'anzi, è possibile pensare a quello che sarà il (un?) possibile futuro dei Grillini, osservando quello che è stato il percorso della Lega in questi anni? Ed è possibile pensare che una forza politica che, come spesso accade, nasce e acquista consenso grazie a una protesta sentita e vivace, dura e pura (?), rimanga ideologicamente neutrale e perpetuamente avulsa dalle logiche di alleanza e compromesso che, anche se può non piacere, nella democrazia sono il perno del processo decisionale e attuativo dei provvedimenti dell'amministrazione pubblica?
Ho la sensazione che nessuno tenga mai in debita considerazione che è assai più facile (e altrettanto più popolare) distruggere che costruire, protestare che proporre, essere cinici che essere realisti, opporsi che governare. Anzi si tratta di due concezioni di pensiero e azione diametralmente opposte e passare dall'una all'altra non è per niente facile, perché implica un lungo percorso di maturazione e autoconsapevolezza mentale che porti a un approccio di tipo diverso ai problemi e questo porta a rischiare di tradire a ogni passo il rapporto primordiale con i propri sostenitori. A titolo di (tragico) esempio, basti ricordare gli scempi che ha fatto al governo la sinistra radicale alla fine degli anni '90 proprio per la sua incapacità di valicare quel confine tra il dire e il fare. In questi anni a suo modo la Lega lo ha fatto, anche se l'aspetto meramente utilitaristico che la anima può destare più d'una perplessità.
Resta il fatto che se vogliono davvero pensare di fare politica, gli esponenti del Movimento 5 Stelle devono mettersi in testa che in qualche modo quel confine dovranno superarlo se vorranno durare più di una sola, forse indimenticabile, ma altrettanto inutile stagione.

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