Grillo e l’ufo-robot

Creato il 05 marzo 2013 da Casarrubea

Beppe Grillo e l’ufo-robot

Viene l’incubo a vederseli tutti in fila, uno dopo l’altro, i vari deputati e senatori del M5S scelti con un clic e spediti in quattro e quattro otto, al Parlamento italiano. Entrano tutti all’Hotel Universal, come membri di una società segreta, eludendo i giornalisti e senza dare informazioni a nessuno. Come se il mondo che li circonda sia fatto tutto da appestati mentre loro, salvati dall’epidemia per volontà divina, adesso debbano andare in fretta ad adempiere a un rito, distribuendosi compiti e scegliendo il da farsi. Per suonare tutti come in un’orchestra nel coro del Parlamento. Uno dei tre poteri dello Stato sul quale si articola la democrazia e non certo il monnezzaio d’Italia, come invece pare a Grillo e al suo pensatoio. E dico ciò nonostante il Parlamento sia stato anche, nella sua storia, il luogo dove sono passate le cose più impensabili contro gli interessi degli italiani e la stessa dignità dell’uomo: le coperture agli scandali,  le protezioni a favore dei mandanti di delitti, per non contare le dichiarazioni di guerra e le nefandezze compiute contro i più deboli in un rosario di atti di violenza e di morte senza fine.

Nonostante tutto questo, nessuno può autorizzare la riduzione del Parlamento a qualcosa che i nostri padri Costituenti dopo il fascismo, non hanno previsto, o hanno decisamente respinto.

 In questa strana camera oscura che è il pensatoio dei grillini il più bravo non lo è certo in conoscenze e saperi, in pratica partecipativa e crescita democratica, in ricerca della verità. Ma nell’arte di costruirsi come guru, mago o taumaturgo, grande santone indiano. Leader carismatico di un partito non-partito, di un movimento che comincio a ritenere non vada verso il futuro, ma assume l’aria tetra del Medioevo, delle prediche forsennate dei Savonarola, delle vie di Milano dove giravano le voci di morte agli untori. Di quegli individui con i pantaloni alla zuava e stivali neri che, dopo la nascita delle squadre d’azione, marciavano su Roma, per trasformare un capo camerata in duce. Così ieri abbiamo intravisto Grillo a piedi nudi e gambe incrociate su un sofà, forse di casa sua, come una statuina di Budda. Qualcuno lo intervistava neanche fosse un dio pagano, ed egli sputava sentenze contro i governi politici, i governi tecnici e di qualsiasi altra natura, a meno che non fossero a cinque stelle. Cinque stelle, come i migliori alberghi, quelli di lusso, dove un soggiorno costa cinquecento o mille euro a notte. Ecco un altro lato caratteristico che mi preoccupa: la saccenteria, la tronfietà, l’ignoranza elevata a virtù. Perchè spero non sia altro che ignoranza crassa quella del neopresidente del gruppo della camera dei grillini che si è permessa dire che il primo fascismo aveva il senso dello Stato.

Unito a quest’ignoranza c’è lo scendere nell’anonimato, il nascondersi, il rendersi invisibile. Roba da istrioni, caporioni, attori da teatro. Ieri un gruppo di giornalisti ha inseguito sulla spiaggia un tizio con una tuta che gli copriva interamente la testa. Un alieno sceso a Roma come lo ha definito Giannini de “la Repubblica”. A sognarsi la scena di notte, verrebbero gli incubi. Cosa sarebbe successa nella nostra storia se i capi politici o di movimenti vari fossero stati volti anonimi o di travestiti irriconoscibili? L’unico collegamento che sono riuscito a fare è stato quello con i Beati Paoli, la setta protomafiosa che imperversava in epoca spagnola, la cui caratteristica era appunto l’invisibilità, l’anonimato.

Francamente mi hanno fatto senso le facce di questi deputati e senatori grillini alle prime prese con i giornalisti, con i loro confratelli di fede e con il loro bisogno di sentirsi un gruppo, per convincersi che esistono e sono una forza. E Grillo e Gianroberto Casaleggio li conoscono bene, perché è solo davanti a loro che i due guru sanciscono la loro identità e la validità della loro non-politica, a pochi giorni dalle politiche nazionali. E lo fanno indicando o proponendo i loro capigruppo alla Camera e al Senato. La non-politica, con tutto il rispetto per un movimento di vaste proporzioni, come il M5S, è una democrazia virtuale che vive una sua interna contraddizione. Il suo essere, appunto, sostanzialmente il frutto di una costruzione propria dei social network, e il suo bisogno di affermarsi sul piano dei rapporti umani. Una democrazia che non potendo vivere su questa sua oscillazione continua, rischia di farsi schizofrenica, sfuggevole, negazionista di una precisa identità. Nel rifiutare di essere polis, e cioè comunità di simili, organizzazione di regole e valori, il M5S ha intrapreso una pericolosa fuga dal reale per collocarsi in un altro mondo. Quello, appunto, degli alieni. Perché una cosa è certa. Grillo non accetterà mai di fare un governo con qualcosa d’altro da sé. E ciò a prescindere dalla qualità dei partiti. In questo senso egli si comporta in senso anticostituzionale e antiistituzionale, per essere qualcosa che mai nessuno ha ancora sperimentato e che, voglio sperare, nessuno sperimenterà mai.

Quindi sono convinto che gli italiani si trovano adesso con una corda al collo e che se vogliono togliersela hanno due sole strade da percorrere, evitando quella senza uscita costruita per loro da Grillo. Sperimentare prima un impossibile governo Bersani. E, fallita questa ipotesi, prendere atto del necessario e salutare isolamento di Grillo. Quindi andare velocemente alle urne. Ma con una speranza. Che andando a votare sappiamo che abbiamo una sola strada da percorrere, quella dei partiti e dei giochi democratici, grazie ai quali riusciremo a toglierci di davanti l’incubo del partito unico e ogni oscuro senso di incertezza. Mentre tutto sembra vacillare: la nostra appartenenza all’Europa, il ritorno all’assistenzialismo borbonico, la caduta ulteriore dell’occupazione, l’accelerazione del trasferimento all’estero del nostro sistema produttivo, l’iniquità che tende ad aggravarsi del nostro sistema fiscale, il diritto alla semplice informazione da parte dei giornalisti che di informazione vivono, il diritto a una cultura pluralista e solidale, e via di seguito. E tutto questo mentre mi convinco sempre di più che il pensiero unico berlusconiano è la stessa identica cosa del pensiero unico di Grillo.

Giuseppe Casarrubea


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