L’antipolitica, specialmente dopo Tangentopoli, ha trovato terreno fertile in Italia.
Molti hanno provato a cavalcarla, in passato, con risultati spesso soddisfacenti: l’MSI lo ha fatto, in passato, così come il Fronte dell’Uomo Qualunque. La stessa Forza Italia, e il berlusconismo tutto, cercano quantomeno di non andare contro la classica frase “sono tutti uguali”: a chi è il peggio, fa molto comodo dire di non esserlo.
In tempi recenti il comico genovese Beppe Grillo ha, con un successo strabiliante, adottato la stessa strategia, seppure con intenzioni a mio avviso migliori. Grillo e i grillini non sono i peggiori, anzi, sono dotati sicuramente di grande spirito d’iniziativa. Il ricorso all’antipolitica è però evidente: “la Casta” impedisce loro di parlare, di apparire in televisione; spesso il M5S si è impegnato a introdurre webcam nei vari consigli comunali/provinciali/regionali, forse scordando che questi consigli sono pubblici.
Ma appare evidente che non fare distinguo sia sempre una stupidaggine. È a mio avviso ingenuo, se non da persone in malafede, affermare che tutti i 945 onorevoli italiani siano dei ladri, dei corrotti, dei ballisti. Stesso discorso per le migliaia di amministratori pubblici fuori dal Parlamento: consiglieri, assessori, sindaci, governatori.
Ma non tutto è da gettare al vento: Grillo ha sicuramente alcune buone idee, come ad esempio la grande partecipazione dal basso alle decisioni del movimento, la presenza capillare sul web (anche se, proposta da un neo-luddista che fino a pochi anni fa distruggeva un pc durante i suoi spettacoli, l’iniziativa appare quantomeno incoerente), la propensione a forme di energia pulite e rinnovabili, ecc ecc.
Ma, nello stesso modo, molte cose non sono da buttare nella politica attuale: come si fa a pensare ad un partito senza dirigenti, ad esempio?
È sicuramente vero che il Movimento 5 Stelle attinga ai voti di persone che fino ad esso erano disinteressate alla politica, ma è altrettanto vero che esso sottragga un numero rilevante di voti alle forze di centrosinistra.
Che fare? Come guardare ad un movimento sicuramente esistente, e probabilmente in crescita? Diego Burgio