Nel 1947, il quarto governo dell’Italia repubblicana, presieduto da Alcide De Gasperi, si trovò sull’orlo di un collasso che avrebbe messo in pericolo i già fragili architravi della neonata democrazia e gli stessi equilibri che a Yalta avevano sancito l’appartenenza del nostro Paese al circuito occidentale. Il PCI ed il PSI, sganciatisi dalle larghe intese che li avevano visti al fianco della Democrazia Cristiana a partire dal 1943, presentarono una mozione di sfiducia che il Grillo degli anni ’40, il fondatore dell’Uomo Qualunque Guglielmo Giannini, si dimostrò intenzionatissimo a votare. “Debbo dare un colpo in testa alla Democrazia Cristiana e glielo darò”, andava ripetendo il commediografo partenopeo, che mai aveva digerito la spocchia con la quale la “balena bianca” e i suoi vertici avevano da sempre snobbato il suo movimento. I colonnelli di Giannini, però, endemicamente liberali ed anticomunisti, fiutarono il pericolo derivante da una crisi istituzionale, ed ignorando le direttive del loro capo optarono per la fiducia al governo con la mediazione di Confindustria e del suo presidente di allora, l’armatore Angelo Costa (il famoso complotto dell’Hotel Moderno). Il leader qualunquista pagò a caro prezzo questo modus cogitandi-operandi ostruzionistico, e nel giro di una manciata di anni scomparve dalla scena politica nazionale. Grillo ha ricevuto dai suoi elettori il mandato di compiere quelle riforme, sicuramente condivisibili, proposte ed enunciate nel suo programma, e la situazione venutasi a creare dalle urne gli consente di sedersi a capotavola trattando da una posizione di forza, così da ottenere tutto quello che il suo segmento civile sta chiedendo a gran voce. Se non saprà cogliere questa straordinaria ed irripetibile occasione che la storia ha voluto donargli per avviare una nuova fase costituente per la nostra repubblica, ma deciderà di rimanere confinato nel suo eremo telematico ripetendo mantricamente la vuota formula dell’”andate a casa”, relegando in questo modo il Paese nell’immobilità più pericolosa, subirà la medesima fine del leader qualunquista, patendo una brusca emorragia di consensi alle prossime consultazioni per trovarsi nel frigorifero politico, anticamera dell’estinzione pubblica.
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