Quando a qualche politico “parruccone” viene chiesto un parere su Beppe Grillo quasi sempre la risposta è questa: mi fa morire dal ridere, come comico lo apprezzo molto, blah blah… ma come politico le sue dichiarazioni sono inaccettabili: populismo da strapazzo. Persino il placido Giorgio Napolitano, criticato dal masaniello genovese per le sue lunghe dormite istituzionali ai tempi del governo del “nano”, si è tolto un macigno dalle scarpe invitando i cittadini a non farsi irretire dal “demagogo di turno”. Il riferimento a Grillo era evidente e infatti la risposta del comico genovese non si è fatta attendere: “Non parli di demagoghi lui che non è stato eletto”.
Il fenomeno “Movimento Cinque Stelle” non può essere però archiviato in modo troppo sbrigativo, soprattutto in questo periodo storico, durante il quale in vento dell’antipolitica soffia impetuoso, con raffiche che di volta in volta abbattono alberi che parevano ben saldi con le proprie radici sul terreno.
Sì, ma li ha abbattuti l’antipolitica, la protesta dal basso, o si sono forse autoabbattuti?
La situazione politica attuale ci offre questa visione d’insieme: da una parte PD e PDL che insieme sostengono il governo dei tecnici guidato da Mario Monti, non senza qualche imbarazzo per diversi motivi legati alla sensibilità dei rispettivi elettori. Da un’altra parte abbiamo i centristi guidati da Pierferdinando Casini che più che sostenere Monti lo hanno sposato e, seppur a livello temporale tutti sanno che una luna di miele non può durare all’infinito, continuano a portargli la colazione a letto e a ricoprirlo di baci.
All’opposizione la Lega, in un periodo tra i più bui della sua storia, che tenta di raccogliere i cocci e si prepara a soccombere alle prossime amministrative.
La polpa restante, tolte le frattaglie di estrema sinistra e di estrema destra, se la giocano i movimenti dell’antipolitica, tra i quali è giusto annoverare anche coloro che sceglieranno di non recarsi alle urne e che sembrano non essere in pochi.
Di Pietro e Beppe Grillo, addirittura in gara per chi schifa di più la politica, uno con 24 deputati e 12 senatori e l’altro con 450 rappresentanti già eletti che siedono nei consigli delle varie amministrazioni locali, guidano la fronda di coloro che non vorrebbero “un politico” nemmeno come vicino di casa.
Scrive Beppe Grillo sul suo famosissimo blog: “Il MoVimento 5 Stelle è fatto da cittadini, non da eletti ed elettori. Qualche eletto non lo ha forse capito. Ci si candida per spirito civico, per attuare un programma, non per presenzialismo, per carriera politica. L’eletto è importante, come tutti, ma non necessario, è il terminale di una rete. Il limite massimo dei due mandati, qualunque sia il tipo di mandato, da consigliere o da deputato, vale per tutti. Inoltre chi è stato eletto non può lasciare il suo incarico per candidarsi altrove. Queste regole sono chiare e lo sono state dall’inizio. Qualcuno può non essere d’accordo, ma in quel caso può candidarsi in un partito. Non nel MoVimento 5 Stelle. L’ho già scritto, ma lo ripeto ancora una volta per chiarezza. Il MoVimento 5 Stelle non è un partito, non ci sono, né ci dovranno essere leaderini, ma solo cittadini.”
Chiaro no? A quasi tutti visto che alcuni sono stati espulsi e rimossi dal proprio incarico perché non graditi alla base a suon di lettere dell’avvocato.
Insomma quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare ma viene da pensare: siamo sicuri che un movimento si possa legittimare solo in quanto NON qualcosa? Basta essere un NON partito? Si può essere non partiti e somigliare a un qualcos’altro che non è meglio di un partito?
Mentre scrivo questo pezzo sento alla tv che Beppe Grillo a Palermo in uno dei suoi comizi, pardon, discorsi al popolo, afferma che la mafia non strangola, al massimo chiede il pizzo, mentre lo stato strangola le famiglie… e mi chiedo quale sarà la prossima sparata. L’uomo, il comico, è capace, chissà cosa tirerà fuori dal cilindro.
Ultimamente ha pure fatto due affermazioni un po’ insolite che penso abbiano sorpreso pure i suoi sostenitori. Ha difeso la lega dello scandalo, insinuando che tutto questo fango addosso agli adoratori del Dio Po’ scaturisse dalla sua collocazione all’opposizione rispetto al governo di “Rigor Montis” e che, cito testuale “dopo Berlusconi andava bene chiunque, purché non scopasse”. Un riferimento non troppo velato al fatto che, chi ha chiesto fortemente le dimissioni di quello che per lui rimane un “nano malefico”, alla fin fine lo ha fatto più per la presentabilità perduta che per reali motivazioni di sostanza politica.
I sondaggi danno un Beppe Grillo al 7% se si andasse a votare domani, con la prospettiva di poter raggiungere la doppia cifra. Per ora però tutti sappiamo cosa Beppe Grillo sicuramente non vuole ma, a parte la galera per tutti i politici, ancora non è dato sapere che progetto abbia per l’Italia dell’immediato futuro.
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