Le luci si spengono di colpo e in molti vengono colti di sorpresa.
Sul palco un uomo comincia il suo monologo.
E’ Beppe Grillo.
Pochi minuti dopo, un uomo si fa avanti dalle retrovie del teatro e sale sul palco.
E’ Beppe Grillo.
Il suo ologramma continua il monologo iniziato e lui (quello vero) comincia lo spettacolo.
“Chi sono io?
Sono confuso e anche voi siete confusi.
Siete così confusi che non sapete più dove cazzo guardare; se me o il mio ologramma. Ma ditemelo! Chi sono io?
Io non lo so più, ho bisogno di capirlo e per questo ho deciso di fare questo spettacolo.
Questo spettacolo è una terapia per me e lo è anche per voi!
Ho pensato di andare da uno psicoterapeuta. Pagare uno psicoterapeuta e raccontargli la mia vita per trovare una soluzione. Ma poi ho pensato che forse avrei fatto meglio a farmi curare da voi. Da bravo genovese…avete capito no?”
Ha esordito così, tra gli applausi unanimi e divertiti di una sala al completo.
Beppe Grillo, l’uomo, il comico, il trasgressore del buoncostume e della regola numero uno nel mondo dello spettacolo: non dire mai qualcosa che ti si potrebbe ritorcere contro.
Beppe Grillo, il politico: colui che attraverso la sua notorietà e capacità, ha creato un movimento politico unico al mondo, con un’ideologia alla base e che molti con il tempo hanno scoperto e apprezzato, denigrato e, talvolta, ignorato. Ma che è diventato il punto di rifermento di milioni di italiani e secondo “partito” nazionale.
Uno spettacolo pirotecnico caratterizzato dal confronto con se stesso, con il suo ologramma, attraverso quella che è la più moderna forma di videoproiezione esistente. Questa, lo scopriremo più avanti, è solo un’anticipazione dell’argomento chiave di tutto lo spettacolo.
“Voglio riprendermi la mia libertà.
Voi adesso state ridendo alle mie battute, ma se le avessi dette in un comizio politico mi avrebbero già denunciato e ci avrebbero rimesso tutti quei ragazzi che nel movimento ci credono e che vengono messi in secondo piano per una mia dichiarazione! Questo non è giusto!
Io non voglio questo. Io voglio sentirmi libero di dire quello che penso e voglio essere io a rimetterci! Avvocato, dove sei?!”
La corsa tra un seggiolino e l’altro del teatro fino a quando lo trova. E’ in sala.
“Dimmi, dillo a tutti, quante cause abbiamo in corso in questo momento, quante denunce ho a mio carico?”
La risposta dell’avvocato è quasi timida: “un centinaio”
“Un centinaio!!” urla Grillo, tra le risa del pubblico plasmato dal suo carisma e dalla sua travolgente emotività. Lo si percepisce.
Un viaggio nella sua infanzia caratterizza tutta la parte iniziale dello spettacolo in cui racconta di quando ancora non era Beppe Grillo e faceva i lavori più umili; passando dalla fabbrica del padre a rappresentare una linea di abbigliamento da cui è stato licenziato quando il suo titolare ha scoperto che avrebbe potuto utilizzarlo per degli spettacoli di cabaret. Gli rendeva di più.
Così ha cominciato, cantando canzoni straniere tradotte in italiano alle giovani turiste che faceva innamorare e mentre lo racconta ci scherza su: “Lo facevo solo per trombare”
Una escalation temporale che lo riporta al giorno in cui il palinsesto televisivo ha visto la sua prima rivoluzione: l’inserimento di un secondo canale.
“Mio padre lo disse! Beppe, due canali sono troppi, c’è troppa confusione”
Mentre riaffiorano i ricordi del padre che ancora porta con sé, i suoi occhi si gonfiano. Cerca il contatto con il pubblico e lo fa di continuo.
“Io non riesco a stare sul palco! Devo stare qui, in mezzo a voi, devo toccarvi perché così sento che ci siete! Non sono sopra di voi, sono qui, in mezzo a voi e vi racconto delle cose che magari non sapete, ma se siete qui è perché siete curiosi! Come me!”
Si racconta, come in politica non si può fare. Mostra le sue fragilità e sono pochi i momenti in cui entra in fase di auto-celebrazione. Rimane tutto intimo, in un rapporto tra tremila persone presenti che fanno la gara a chi comincia per primo l’applauso, ma lui non li vuole, vuole parlare e essere ascoltato. E così è.
Dai discorsi sull’ecologia legati ai paradossi dell’unione europea, arriva, attraverso una congettura verticale, a parlare dei miracoli della tecnologia ma di come essa possa divorarci se non impariamo a domarla.
Un discorso umano, come ad un figlio, fatto da un padre che non smette mai di farsi domande.
“Oggi il più grande strumento di potere sono i dati. I dati saranno sempre di più un’arma potentissima! Facebook… Dovete chiedervi una cosa. Dovete farvi una domanda. Quando non riuscite a capire chi paga, è perché voi siete la merce!”
Subito dopo quell’affermazione il silenzio domina per qualche istante la scena, mai così rumorosa. Fino a quando uno scroscio di applausi ci fa sentire travolti da un fiume in piena.
E’ uno spettacolo di unione.
Vengono proiettate delle immagini di bambini che giocano. Uno di loro non ha un braccio ma c’è una protesi robotica che gli permette di fare le stesse cose che fanno gli altri bambini.
Grillo nel frattempo sale sul palco e quando si gira indossa la stessa protesi.
Le immagini cambiano e adesso ad indossarlo è un operaio che lavora al tornio. Lo utilizza al posto del suo braccio naturale, questo per evitare di rimanere ferito nel caso in cui commettesse un errore. E’ una innovazione tecnologica nel mondo del lavoro manuale. Ma un giorno la robotica sostituirà completamente gli operai. E’ stato stimato che entro il 2020 oltre 500mila robot verranno inseriti nel mondo del lavoro con la capacità di svolgere ognuno il lavoro di almeno 4 persone.
“Quello che voi avete oggi non è un posto di lavoro. E’ un posto di reddito. Quello che serve è un reddito per tutti, che ci dia la possibilità di fare quello che più ci piace. Vivere in un posto senza povertà è possibile – la proposta del reddito di cittadinanza presentata alla Camera dal M5S è ancora in attesa di discussione, ma Grillo non lo dice, non vuole entrare nel cuore della questione in modo politico – Non saremmo così costretti a vivere, deprimendoci, passando le nostre vite a fare dei lavori del cazzo!”
Gira per la sala con il braccio robotico ancora indosso e tocca qualcuno del pubblico. Così accarezza un uomo e stringe la mano ad un altro. Sembrano sorpresi dalle sue sembianze umane, perfettamente coordinato ai comandi.
Cammina verso il palco e mi viene incontro. Io sono seduto e lo osservo mentre lui mi dice: “Allarga le gambe” io non capisco “Allargale, senti che roba!” Con il braccio robotico mi strizza le parti basse nel delirio generale.
Lo spettacolo continua.
Gli è venuta fame.
Prende una confezione di grilli caramellati e cerca di aprirla, tornando sotto il palco e facendola aprire al mio amico, seduto a due seggiolini da me.
“Mangia, assaggia, è il corpo di Beppe”
Nel pubblico una signora singhiozza dalle risate.
Li assaggiano insieme e dalle loro facce sembrano anche buoni. Io ne prendo uno ma non lo mangio.
“E’ una questione di cultura” dice Grillo mentre mastica il grillo.
Beve un sorso d’acqua e fa una corsa verso l’entrata, verso gli ultimi posti.
“Adesso siamo alla fine e io vorrei che voi facciate una cosa per me. Ho mandato a fanculo praticamente tutti in vita mia. Ora voglio che siate voi a mandare a fanculo me! Al mio tre! Uno…Due…Tre…!”
“FANCULO!”
Le luci si riaccendono e Grillo non c’è più.
Simone Ciccorelli
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