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Grooming. 2° parte

Da Psychomer
by Valentina Dettori on gennaio 23, 2013

È la prima volta che un trattato internazionale sanziona penalmente l’abuso a sfondo sessuale e la gravità del problema è tale che, il 19 Gennaio 2010 la Camera ha approvato il Disegno di Legge numero 2326 che porta all’interno della legislazione italiana nuove norme contro la pedofilia in rete, introducendo i nuovi reati di adescamento di minorenni e di pedofilia. Per la prima volta, infatti, sono stati introdotte come nuove forme di reato, la pedofilia culturale o ideologica (Art. 414-bis c.p.) e il grooming in rete (la condotta oggettiva di adescamento deve essere strumentale al perseguimento di uno dei fini tipizzati dal legislatore, vale a dire la riduzione o il mantenimento in schiavitù di un minore “Art. 600 c.p.”, l’induzione alla prostituzione “Art. 600-bis c.p.”, l’utilizzo del minore per esibizioni pedopornografiche o per la produzione di analogo materiale “Art. 600-ter c.p.” o per procurarsi o detenere materiale pornografico “Art. 600-quater c.p.”, anche se virtuale “Art. 600-quater.1 c.p.”, l’organizzazione o la propaganda di viaggi finalizzati alla fruizione di attività di prostituzione minorile “Art. 600-quinquies c.p.”, la realizzazione di una violenza sessuale “Art. 609-bis c.p.” o di atti sessuali con minorenne “Art. 609-quater c.p.”, la corruzione di minorenne “Art. 609-quinquies c.p.” o la violenza sessuale di gruppo “Art. 609-octies c.p.”).

Il delitto, dunque, si individua nel compimento di atti volti ad ottenere la fiducia di un minore di età inferiore a sedici anni, attraverso artifici, lusinghe o minacce posti in essere anche mediante Internet o altre Reti o mezzi di comunicazione; il soggetto deve avere agito al fine di commettere delitti di sfruttamento sessuale di minore o delitti di violenza sessuale e si applica la pena della reclusione da uno a tre anni.

Secondo R. O’Connell è possibile distinguere 6 fasi del processo di Online Grooming: “selezione delle vittime e contatto iniziale” (vengono ricercati in chat, soprattutto nelle teen-chat, i soggetti minorenni, designati come vittima, che dovranno avere le caratteristiche di vulnerabilità, ingenuità e disponibilità. A seguito di un contatto iniziale, con una presentazione personale del pedofilo, più o meno veritiera, il minore viene invitato dal groomer in una stanza privata della chat), “creazione dell’amicizia” (il pedofilo cerca di instaurare un legame di amicizia e confidenza con il minore, con la finalità di conquistare pienamente la sua fiducia, utilizzando varie tecniche di manipolazione psicologica, fingendosi ad esempio adolescente piuttosto che proponendosi come un fratello maggiore o uno zio ), “creazione della relazione” (questa fase può durare anche molti mesi, avendo il pedofilo lo scopo di diventare il migliore amico del minore, passando anche all’utilizzo di forme di comunicazione più intime, attraverso e-mail, mms, sms, programmi di Instant Messaging, forum…), “valutazione del rischio” (attraverso il minore, il pedofilo indaga quanto è grande il rischio di venire scoperto nel suo tentativo di adescamento), “fase di esclusività” (il pedofilo manipola il minore a livello psicologico, facendo leva sulla fiducia acquisita e sull’esclusività del rapporto, inducendolo a tenere assolutamente segreta la loro relazione) e “fase sessuale” (il pedofilo approfitta della fiducia acquisita per indurre il minore ad abbandonare le sue reticenze e a cedere alle sue richieste, con un’introduzione sempre più calzante di argomenti a carattere esplicitamente sessuale nelle loro conversazioni).

Quando il pedofilo si rende conto che il minore è completamente plagiato a livello mentale e invischiato nella relazione, lo induce ad un incontro off-line allo scopo di abusare sessualmente di lui. Tale abuso può essere distinto in due tipologie: per costrizione, anche se nei casi di grooming online è molto raro, o per induzione, in cui il minore è consenziente e non viene usato nessun tipo di violenza o minaccia da parte del pedofilo. Una volta che l’abuso ha avuto seguito, l’obiettivo del pedofilo è ottenere il silenzio della vittima attraverso il ricatto verbale e morale. Si fa credere al minore che avere rapporti con adulti sia normale, che partecipando all’atto sessuale abbia commesso un crimine, oppure lo si minaccia di inviare le immagini che lo ritraggono ai genitori o agli amici. È dunque di fondamentale importanza sensibilizzare gli adulti affinché adottino misure precauzionali con i propri figli e sappiano come educarli ad affrontare questo tipo di emergenze.

Si stima che il 27%, del quale i due terzi di sesso femminile, dei ragazzi italiani incontra al buio persone conosciute sul web, il 17 % avendo anche rapporti intimi con loro; inoltre, secondo i dati forniti dal 10° Rapporto Nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza di Telefono Azzurro e Eurispes, al 40% degli adolescenti, tra i 12 e i 19 anni, è stato chiesto un incontro da parte di uno sconosciuto, al 47% è stato chiesto di lasciare il proprio nome, cognome e indirizzo.

È a partire da queste stime che si è pensato di creare per i giovani dei programmi guida sul miglior utilizzo delle nuove tecnologie, come ad esempio il Safer Internet Day, tenuto a Roma il 7 Febbraio 2012, istituito dalla Commissione Europea per incoraggiare ad avere una comunicazione efficace, anche tra generazioni diverse.

In ultimo, le analisi della Polizia Postale e delle Comunicazioni mostrano che alcuni fattori facilitano l’approccio da parte di pedofili e altri malintenzionati: solitamente il minore è da solo davanti allo schermo, non seguito quanto basta dagli adulti durante le sue attività on line, non percependo il pericolo e provando attrazione dalla possibilità di incontrare le persone conosciute on line, che avanzano anche proposte che potrebbero apparire interessanti.

E’ quindi importante sensibilizzare gli adulti, che siano genitori, tutori o insegnanti, invitandoli a tenere sotto controllo il minore quando utilizza internet, non lasciandolo troppo tempo da solo davanti al monitor e utilizzando dei filtri che consentano o meno l’accesso a determinati siti, insegnando al giovane ad essere prudente (dal momento che anche dietro un video possono trovarsi insidie e pericoli) e tenendolo per mano nel cammino anche della vita virtuale.


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