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Un chirurgo dagli istinti perversi (oltre che estremamente violenti) rapisce un’innocua coppietta allo scopo di seviziarla senza pietà…
In breve. Proporre nel 2009 la non-storia (la trama è solo un pretesto) di un folle chirurgo amante del sangue e del sesso rischia di ricalcare penosamente i più scialbi clichè del genere: il risultato finale prodotto dal regista Kôji Shiraishi (lo stesso di Noroi, tutta un’altra storia per la verità) non è completamente da buttare, ma possiede difetti grossolani e sconfina parecchio nella monotonìa e nella violenza fine a sè stessa. Da guardare con (molta) cautela e considerare, a mio avviso, più un esperimento malriuscito che un esempio di “vero horror”.
Grottesco: letteralmente indica qualcosa di “insolitamente deforme e innaturale, bizzarro, inspiegabile e caricaturale al punto tale da andare contro il senso comune, innescando una comicità allibita“. Questa definizione, per quanto piuttosto completa, rischia di far sembrare questo monocorde delirio visivo di Shiraishi ciò che non è. Quello che rimane allo spettatore dopo la visione, nella maggioranza dei casi, sarà soltanto un senso di vuoto nichilismo oppure – in molti casi – di autentico disgusto. Un film addirittura vietato in Inghilterra, stroncato a mani basse dalla maggioranza della critica e che, effettivamente, non racconta nulla di particolarmente memorabile: senza contare che, inoltre, l’intento sottilmente sotteso alla storia (contrapporre la solitudine lacerante e psicotica di un maniaco al feeling dolce e quasi bambinesco di una coppia al primo appuntamento) è stata un’occasione clamorosamente persa. Roba per cui Takashi Miike, l’artefice di uno dei più feroci ed incisivi trattato sull’argomento (Audition), si sarà probabilmente strappato un bel po’ di capelli per la disperazione. Da un lato il titolo si addice brutalmente al tipo di film che viene riprodotto, anche se poi – a ben vedere – c’è molto poco di caricaturale, mentre fin troppo delle crudissime sequenze sconfina nella pornografia fine a se stessa: non che ci sia qualcosa di male in questo a prescindere, per quanto compiacersi della violenza (e del sesso) rappresentato rischi semplicemente di banalizzare la questione, riducendo il tutto ad un film per voyeur sadicamente incalliti (e non certo per meri amanti delle emozioni forti o dei simbolismi).Anzi, aggiungerei che per ridere di una pellicola del genere (con l’unica eccezione della folle conclusione della mattanza, quella sì tanto grottesca da rivaleggiare con la testa “volante” di Zombi 3) bisognerà avere un innato gusto per l’exploitation più crudele mai realizzata. Quello che si vede all’interno del film, incentrato interamente sulle sevizie ad una giovane coppia da parte di un “mad doctor” piuttosto “scoppiato” (oltre che affetto da perversioni sessuali davvero terrificanti), nonostante la parvenza “fracassona” è poca roba: l’horror non è violenza gratuita, nè gusto di mostrare il non-mostrabile tanto per fare scalpore, e questo va tenuto presente soprattutto se conoscete poco (o nulla) il genere. La componente porn surclassa alla fine quella torture (che è pur massicciamente presente), e riduce i corpi dei due neo-amanti a due carcasse inermi, mutilate, seviziate ed umiliate in tutti i modi possibili senza un vero motivo: ecce homo, questo è Grotesque, ed è inutile rigirare diversamente la questione. È chiaro che un film del genere rappresenta un caso piuttosto limite (anche se non certo l’unico) di gore continuo, incessante e – nel caso specifico – apertamente fine a se stesso: l’effetto grottesco, paradossalmente, rischia pero’ di perdersi del tutto, con l’ovvia reazione di sdegno da parte di critica e pubblico che lasceranno – secondo me in 8 casi su 10 – disgustati la sala. Eppure, condensando la pellicola ad esempio in un cortometraggio - e risparmiandosi scene piuttosto inutili e “di cassetta” come la solita motosega da chirurgo (!) e la terribile, quella sì, scena di masturbazione – sarebbe potuto risultare un film più valido ed incisivo: cosa che “Grotesque“, a conti fatti, non riesce davvero ad essere.