Lunedì ho pianto. Ero felice. Così s’è concluso il mio ultimo post. Stamani sorrido, invece, e non ho nulla da nascondere.
Sono giorni sereni, questi, e la fierezza con cui posso dirlo mi riempie il cuore di gioia.
Londra mi ha tolto tutto, quest’anno. Londra, anche quest’anno, mi ha dato uno splendido punto da cui ripartire.
Cammino fra le sue strade, ed e’ una catarsi importante e rara quella che m’avvolge. Non e’ una libertà fatta di eccessi, non quest’anno almeno, ma una libertà fatta di possibilità più concrete.
L’aver trovato un punto da cui ripartire è stato importante, e ancor più importante è stato ritrovare me stesso ai blocchi di partenza. Londra mi restituisce il tempo che ho perso dietro a chi valeva poco meno di un attimo. Londra mi restituisce il tempo che ho perso dietro a me stesso, quando valevo meno di un attimo. Mi raccolgo in mille pezzi, mi osservo nei suoi riflessi mentre consumo le sue strade, e mi sento come una stanza vuota tutta da riempire.
Odori. Immagini. Suoni. Persone che vorrei con me. Emozioni. Colori. Parole dette. Ascoltate. Fraintese. Pensieri. Promesse. E sogni. Tutto lì, dentro la scatola.
Sono così ansioso di tornare, e ho così tanta voglia di restare, che tutto, in qualche modo, si bilancia. Mi guardo intorno e per ogni dove vedo persone che rincorrono se stesse dietro a mille strade o vicoli bui. Io, almeno stavolta, mi ritrovo in un’idea di me che non ha alcun bisogno di essere rincorsa, un’idea che ha una pace e una forza dentro così nette da farmi quasi spavento. Torneranno gli eccessi, certo, torneranno le vertigini, gli errori e le cadute, ma questo non significa che l’oggi non sia questo, o che non sia reale.
In Italia, fra le strade poco caotiche della mia città, ho riscoperto che
ognuno ha il mondo che si merita. Io forse ho capito che il mio è questo qua. Ha di strano che è normale.