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Gruppi Facebook come supporto per l’editoria

Creato il 09 febbraio 2014 da Beltane64 @IrmaPanovaMaino

gruppi facebookL’evoluzione dei gruppi Facebook: come eravamo e come siamo.

Il recente regalo che la piattaforma ha fatto ai propri utenti, ovvero il montaggio di alcuni momenti salienti tratti dalle bacheche dei vari profili, mi ha dato modo di notare che la maggior parte degli autori si sono iscritti dal 2010 in avanti. Vi chiederete come mai mi soffermo su questo dato. Perché la data è significativa e porta a fare delle riflessioni sull’effettiva utilità che Facebook può avere nel garantire una promozione ottimale agli autori.  In quattro anni sono stati migliaia gli esordienti e gli emergenti che sono entrati nella piattaforma, invogliati da quella parte dell’editoria italiana che ha iniziato a utilizzare questo mezzo per sopperire alla propria mancata rete pubblicitaria. E se da una parte questo avrebbe potuto avvantaggiare gli scrittori, evitando loro il famoso contributo dato per le proprie pubblicazioni, dall’altra ha fornito un ottimo alibi agli stessi editori. Il fenomeno sociale più evidente si riscontra nei gruppi Facebook a tema letterario, che sono sorti sia come punti d’incontro fra lettori e scrittori, che come luoghi di raccolta per i seguaci di un determinato autore. E mentre i primi hanno segnato una svolta significativa nella questione controversa che riguarda l’auto promozione, i secondi, la cui utilità è francamente irrisoria,  sono diventati una sorta di auto celebrazione per l’autore stesso e non portano allo sbocco pubblicitario richiesto. Perché, dunque, i gruppi Facebook hanno assunto questa importanza? Ebbene, facciamo un passo indietro.

I primi gruppi che sono stati aperti avevano un’impronta molto “casalinga”, il numero dei lettori era superiore rispetto a quello degli autori e questo sicuramente favoriva un ambiente raccolto, quasi intimo e, francamente, più costruttivo. Tuttavia, con il tempo le cifre si sono drasticamente ribaltate e i gruppi, spesso, non sono riusciti a stare al passo con l’improvvisa evoluzione e metamorfosi avvenuta nell’universo scrivente. Fattore complice di questa evoluzione è stato sicuramente l’incremento spropositato di piccole e presunte case editrici, in grado di pubblicare di tutto e del sistema offerto dal self publishing che, senza discriminare niente e nessuno, ha sfornato libri su libri, in quantità quasi industriale. Dunque, alcuni gruppi sono riusciti a maturare con i tempi, altri sono andati alla deriva, assumendo quella spiacevole caratteristica che li identifica ora come “buche delle lettere” (per maggiori chiarimenti su questa definizione vedi l’articolo “Perché nessuno legge i miei post?“). Bisogna anche sottolineare che, agli inizi, gli stessi autori non avevano la più pallida idea di come porsi e di come interagire. Il fatto di poter contare su un vasto bacino di utenza, dava loro il privilegio di poter essere ascoltati e letti senza dover fare a gomitate per conquistarsi un posto al sole. La situazione odierna, invece, richiede un approccio del tutto diverso e i primi sintomi d’insofferenza iniziano già a manifestarsi. Dunque, sarebbe necessario iniziare a concepire un nuovo metodo di interazione, non più da selvaggio Far West, ma decisamente più civile e più rispettoso di quelle che sono le comuni regole del convivere. I nuovi gruppi Facebook stanno prendendo il posto dei forum di una volta, soppiantano il sistema tradizionale perché più immediati e diretti. Diventano protagonisti e offrono la possibilità di esporre anche la parte visiva che accompagna un testo, come cover e booktrailer. Quindi diventano una comoda vetrina per chi necessita di farsi conoscere. E gli autori ricercano luoghi in cui possano interagire con altri, non importa se questi siano lettori o colleghi, possano trovare un salotto (letterario) in cui esporre le proprie idee e le proprie attitudini e possano confrontarsi in modo costruttivo e proficuo. A questo punto entrano in gioco gli amministratori dei vari gruppi, persone che, aprendo uno spazio nel web, dovrebbero essere consapevoli del fatto che non sarà sufficiente dare un nome e un’icona al gruppo, ma sarà assolutamente necessario imparare ad amministrarlo seriamente, quasi professionalmente. Non saranno più semplici spettatori o anfitrioni, ma dovranno essere moderatori e consiglieri, oltre che a essere in grado di proporre eventi, iniziative e altro ancora. Il tempo della fase amatoriale è finito. I media non sono più in grado di offrire quegli spazi in cui la cultura può trovare serenamente il proprio respiro; i programmi, presenti nei vari palinsesti, vanno in onda in ore assurde e servono solo a ricevere l’obolo dalla grande Editoria oppure dall’autore che vi partecipa. Non esistono più i caffè letterari in cui era possibile trovare delle persone in grado di rapportarsi intellettualmente allo stesso livello. E venendo a mancare i luoghi di raccolta tradizionali i social network ne hanno preso il posto, quasi di diritto. Dunque adesso tocca a noi. Spetta a noi, che amministriamo i gruppi Facebook , ricevere questo testimone forse un po’ scomodo e spetta a noi il compito e la responsabilità di renderlo migliore.

 


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