Esprimo di nuovo un concetto cui credo fermamente: ogni popolo ha quello che si merita. Il popolo italiano, evidentemente, merita questa situazione e ci è finito dentro non tanto per colpa di questo o quello ma per propria diretta responsabilità. Parlo ovviamente della responsabilità elettorale, quella fondamentale forma di democrazia che dà al popolo sovrano il potere di scegliere chi lo governa anche attraverso leggi elettorali immorali come la nostra. Ma parlo anche del potere di critica, di opinione, di creare una cultura contraria a quella dei governanti quando questa sia così profondamente perniciosa per il popolo stesso.
Oggi, per grazia ricevuta, Berlusconi e la sua banda non sono più al governo. E, sempre per grazia, non ci sono nemmeno i suoi oppositori. Non voglio affermare che il governo che abbiamo sia la soluzione a tutti i nostri mali, anzi, ma ci dà l’opportunità di staccare momentaneamente la spina al potere dei partiti o, quantomeno, di arginarlo temporaneamente. Monti sta facendo degli errori e sta affrontando i problemi italiani da un'unica angolazione. Ma almeno li sta affrontando e sta proponendo delle soluzioni. Fino ad oggi chi governava non proponeva nulla se non la tutela del proprio interesse economico e fisico. E chi era all’opposizione si limitava alla critica e nulla proponeva se non il consiglio di dimettersi.
E poi leggo di Berlusconi che critica Monti. L’uomo che ha governato l’Italia per quasi tutti gli ultimi diciotto anni e che, se non tutta, ha la maggior parte della responsabilità di averci spinto fin sull’orlo del burrone, oggi dice che la “cura Monti” non sta facendo effetto. Lui c’ha messo quasi un ventennio per rovinarci e pretende che Monti ci rimetta in sesto in un paio di mesi. E quello che è più terrificante è l’atteggiamento dei suoi elettori, tutti compatti nella critica quanto nella precoce nostalgia.
E che dire delle presunte proteste spontanee, della rivolta dei forconi telecomandati dai poteri più potenti, della gente che inneggia alla rivoluzione comodamente seduta sul divano inconsapevole che, scoppiasse davvero la rivoluzione, toccherebbe almeno alzarsi da quel divano. E il ritorno dell’iconografia fascista, del “si stava meglio quando si stava peggio”, del quant’era bravo Mussolini che non metteva le tasse. Finirà che andremo tutti in processione in pellegrinaggio a Predappio, a piedi perché c’è il blocco delle strade per via della rivoluzione.
Luca Craia