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Guardare nel futuro con il telescopio spaziale Hubble

Creato il 27 ottobre 2010 da Thunderstorm

Guardare nel futuro con il telescopio spaziale Hubble

Nella seconda immagine le traiettorie del gruppo di stelle identificate dal riquadro nella prima immagine, per un periodo di 600 anni

Gli astronomi sono abituati a guardare nel passato: date infatti le grandi distanze degli oggetti astronomici ed il fatto che la velocità della luce non è infinita, gli oggetti vengono visualizati per come erano al momento in cui  il raggio di luce è partito, e non per come sono attualmente. Ora, grazie alle immagini del telescopio spaziale Hubble, gli scienziati sono riusciti a dare uno sguardo nel futuro: analizzando l'ammasso globulare Omega Centauri, hanno infatti calcolato come si muoveranno le stelle che lo compongono nei prossimi diecimila anni.L'ammasso stellare globulare Omega Centauri ha catturato l'attenzione degli osservatori del cielo fin da quando è stato catalogato, circa 2000 anni fa, da Tolomeo. Il famoso astronomo greco pensava ad Omega Centauri come una stella singola, e probabilmente non ha mai immaginato che la sua "stella" era in realtà uno ammasso di circa 10 milioni di stelle, tutte orbitanti intorno ad un comune centro di gravità.Identificato come un ammasso stellare globulare nel 1867, Omega Centauri è uno dei circa 150 ammassi presenti nella Via Lattea; è l'ammasso globulare più grande e più brillante della Via Lattea, e uno dei pochi visibili anche ad occhio nudo. Le stelle, all'interno della struttura, sono ammassate in maniera relativamente stretta, tanto che gli astronomi hanno dovuto attendere le immagini del telescopio spaziale Hubble per poterle risolvere singolarmente. La risoluzione visiva del telescopio è talmente alta da poter apprezzare il moto di molte di queste stelle in un arco temporale relativamente breve, migliore di quella che si potrebbe ottenere da due immagini prese a distanza di cinquant'anni da un telscopio a terra. Analizzando infatti le immagini archiviate in un periodo di 4 anni, dal 2002 al 2006, gli astronomi sono riusciti a ricostruire i moti di più di 100 mila componenti dell'ammasso, effettuando di fatto il più grande studio sul movimento delle stelle mai realizzato. Partendo da questo "filmato", sono poi riusciti ad estrapolare le posizioni delle stelle nei prossimi 10 mila anni.Una misurazione precisa dei movimenti delle stelle degli ammassi giganti può dare indicazioni su come tali raggruppamenti si sono formati nell'Universo primordiale, e se un buco nero di massa intermedia, circa 10 000 volte la massa del Sole, potrebbe essere in agguato tra le stelle.fonte: ESA

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