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#GuardaTuStesso e il Pesto alla genovese Barilla

Da Anna Maria Simonini @AMSimo
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Tante volte sono passata vicino a quel grande parallelepipedo blu sognando di entrarci. Tante volte ho cercato di immaginare che cosa ci fosse dentro. Sto parlando della sede centrale di Barilla, a Parma, visibile dall’autostrada. Di certo l’avrete vista anche voi, sfrecciando in auto.

Quando mi hanno contattato per visitare uno stabilimento Barilla sono stata quindi felicissima, non vedevo l’ora di immergermi in uno dei mondi industriali più conosciuti e discussi del nostro Paese.

Non si trattava purtroppo dello stabilimento centrale, bensì di quello di Rubbiano, sempre vicino a Parma, inaugurato a fine 2012 e dedicato alla produzione di tutti i sughi.

La visita rientrava nel progetto #GuardaTuStesso, che mira a mostrare l’intero processo produttivo dei prodotti Barilla, dalla materia prima fino alla confezione che troviamo in GDO. Nel nostra caso la visita mirava a farci conoscere il Pesto alla genovese.

Abbiamo visitato l’azienda agricola emiliana che fornisce il basilico fresco, abbiamo assaggiato gli ultimi sughi lanciati i della linea I Pestati pranzando in azienda in compagnia di dirigenti aziendali e abbiamo vistato lo stabilimento a gruppi, ascoltanto e vedendo l’enorme “cucina” industriale che di fatto è lo stabilimento.

Vediamone alcuni numeri: 120 operatori, 35.000 tonnellate di sughi prodotti all’anno, un potenziale di sviluppo di 60.000 tonnellate all’anno, 80% dell’indotto dello stabilimento italiano, pomodoro e basilico al 100% italiani. Lo stabilimento produce quotidianamente circa 150 tonnellate di sughi a base di pomodoro e 50 tonnellate di pesti.

Abbiamo osservato le tecnologie che ricevono e trattano delicatamente le materie prime preservandone colore, freschezza e sapore, senza l’utilizzo di conservanti. Ci hanno spiegato come l’impianto è stato progettato dagli esperti Barilla, secondo i più alti standard tecnologici e di sicurezza non solo del prodotto e delle persone, ma anche dell’ambiente. Il sito produce infatti il 32% in meno di CO2 e consuma il 47% in meno di risorse idriche rispetto ad impianti analoghi.

Vi lascio ad alcune immagini che ho raccolto in questa storia e vi lascio immaginare il profumo, il colore e l’orgoglio emiliano nel poter toccare con mano tutto questo.


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