Guardia di Finanza e questione morale: botta e risposta tra Scalfari e il comandante generale

Creato il 28 giugno 2011 da Gaetano61
Botta e risposta tra il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, e il comandante generale della Guardia di Finanza, generale Nino di Paolo, sul coinvolgimento nell'inchiesta "P4" del capo di Stato maggiore del Corpo, generale Adinolfi.
Così Scalfari nell'editoriale su Repubblica di domenica scorsa, riferendosi alla Guardia di Finanza:
«È strano il destino di questo corpo armato dello Stato. È quello che con più tenacia e più lucidità persegue evasori e corrotti ma è quello anche che, specie nei dintorni del suo comando generale, fa parte da trent'anni di cosche e reti di malaffare».
Il generale di Paolo così risponde in una lettera pubblicata sul medesimo quotidiano, oggi:

«Egregio direttore, con vero e profondo rammarico ho letto un passaggio dell'articolo di fondo apparso sul suo quotidiano, in data 26 giugno u.s., a firma di Eugenio Scalfari. Non sono in discussione, da un lato l'incondizionata fiducia nel lavoro della magistratura e, dall'altro, il rispetto del principio costituzionale secondo il quale un cittadino, e dunque anche un ufficiale della Guardia di Finanza, è innocente fino al definitivo accertamento dei fatti, a maggior ragione in una fase così delicata come quella delle indagini preliminari. Lungi dall'apparire questa come una clausola di stile, ritengo che proprio il rispetto dovuto alla cornice di serenità e riservatezza del delicato lavoro che i magistrati sono chiamati a svolgere, suggerisca estrema prudenza nel formulare valutazioni in merito, a maggior ragione se estese oltre l'alveo della specifica vicenda. Mi chiedo e le chiedo, pertanto, sulla base di quali presupposti, partendo da un'indagine in corso su una fuga di notizie relativa alla cosiddetta "vicenda P4", ancora tutta da chiarire, si possa giungere a formulare un giudizio così pesante ed ingiustificato, per non dire gratuito, nei confronti del Corpo della Guardia di Finanza e del suo attuale organo di vertice, tanto da definirlo facente parte «di cosche e reti di malaffare». Conoscendo ed apprezzando la sua onestà intellettuale, sono certo che ella convenga sulla assoluta esigenza di non mettere in discussione, attraverso facili giudizi collettivi, l'onestà e la correttezza istituzionali di un Corpo e dei suoi appartenenti, che, ogni giorno, con grande sacrificio, compiono il loro dovere in circostanze di tempo e di luogo anche difficili. Di questi militari, caro direttore, sono e mi sento con orgoglio il comandante ed in questa sede desidero testimoniare con forza l'impegno e la fedeltà con cui, ogni giorno, vestono l'uniforme che da oltre 45 anni mi onoro, nell'interesse dello Stato, di servire».
Generale di Corpo d'Armata Nino di Paolo
comandante generale della Guardia di Finanza

Controreplica di Scalfari:
«Ha ragione il Comandante Generale Di Paolo di ricordare la presunzione di innocenza la quale si basa sulla possibilità degli attuali inquisiti di provare la loro correttezza. Ci auguriamo che la provino ma il quadro che risulta dalle intercettazioni, che tra l'altro mettono uno contro l'altro altissimi ufficiali della Guardia di Finanza, è comunque desolante. La lettera del Comandante Di Paolo risponde a due righe e mezzo da me dedicate all'argomento, ma avviso find'ora che ho dedicato a questo tema la mia rubrica quindicinale sull'Espresso che uscirà venerdì prossimo. Se il Comandante troverà spunti per un suo ulteriore intervento, saremo ben lieti di ospitarlo su quel settimanale».
(e.s.)

(lettere tratte dal sito www.ficiesse.it)
Non resta che attendere l'uscita del prossimo numero de L'Espresso, ma già adesso non si può che convenire con l'opinione fin qui espressa da Eugenio Scalfari.

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