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Guardiamo avanti

Creato il 21 ottobre 2014 da Ilnazionale @ilNazionale

sau21 OTTOBRE – Non è la prima volta che il Cagliari riesce a fare punti con le armi che maneggia meglio: rabbia, coraggio e determinazione. Grazie alle reti di Avelar e del redivivo Marco Sau, quello conquistato domenica pomeriggio in un S. Elia traboccante di un tifo fiducioso – benché la classifica inizi a sollevare qualche dubbio – è stato un vero e proprio punto d’oro strappato ai doriani con le unghie e con i denti, più che con i piedi e con le gambe. Per carità, sarebbe inutile continuare a evidenziare le persistenti fragilità della fase difensiva, anche sulle palle ferme, superfluo sottolineare l’assenza dei due centrali titolari Ceppitelli e Rossettini – sostituiti un po’ alla bell’e meglio da Bianchetti e Capuano – e ripetitivo puntare ancora il dito contro l’attacco che fa goal con il contagocce. È bene invece guardare il bicchiere mezzo pieno: il primo punto casalingo, qualcosa in più da mettere nella povera cascina e soprattutto la consapevolezza che giocando con carattere a volte si possono compensare le tante difficoltà tecniche.

Cagliari – Sampdoria è stato il solito film visto e rivisto: gli isolani subito a macinare gioco, il 4-3-3 che ha cercato di carburare con il suo motorino, Victor Ibarbo, un po’ in panne e gli uomini di Mihaholvic ad aspettare. Aspettare che cosa? Ma naturalmente, come si è potuto notare nelle giornate precedenti, che il Cagliari perdesse ritmo, allentasse la presa, si sfilacciasse lentamente e ingenuamente scoprisse i suoi punti deboli ai contropiedi avversari. E puntualmente è successo. Se poi si aggiungo un po’ di sfortuna nelle ripartenze, la poca lucidità nella fase di costruzione del gioco e una sassata velenosa di Pedro Obiang imprendibile per Cragno, il gioco è fatto. La Sampdoria per quasi settanta minuti ha fatto quello che ha voluto e senza nemmeno dannarsi l’anima più del dovuto.

Ma quando il gioco si fa duro, sono i duri che iniziano a giocare. Quante volte l’abbiamo detto e quante volte lo diremo. Esattamente nel momento in cui la Sampdoria stava per affondare definitivamente la barca rossoblù in gran tempesta, ecco che gli uomini di Zeman hanno tirato fuori gli ultimi coltelli a loro disposizione. Il Cagliari ha messo cuore, il Boemo invece il cervello, commettendo il coraggioso “sacrilegio” di lasciare in panchina capitan Conti e buttando nella mischia i due giovani fino ad allora tenuti in naftalina Donsah e Caio Rangel (rispettivamente al posto di Dessena e di Ekdal). Scelta ampiamente ripagata. E pazienza se il Cagliari, come direbbero i maligni, ha bisogno che gli avversari perdano la testa e un uomo (come è successo a S.Siro…). Il calcio è anche questo.

Dopo l’espulsione di Cacciatore e il rigore realizzato dal difensore brasiliano Danilo Avelar, sembrava essere ritornati, anche solo per dieci minuti, alle partite che furono, quando la squadra metteva sotto le avversarie sin dal primo minuto; e dopo il pareggio di Sau – il bomber di Tonara è solamente a quota 3 reti in questo campionato – è stato un tripudio che non si vedeva da molto tempo.

Ma adesso non è il caso di adagiarsi sugli allori, peraltro molto poveri, e gongolare per qualche punto conquistato in sofferenza. Cagliari, il campionato è ancora molto lungo, la classifica preoccupante e le risposte tanto attese ancora non sono arrivate.

 

Gianmarco Cossu

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