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Quill cresce nello Spazio, diventa uno di loro, ma durante una missione quando ruba una misteriosa sfera chiamata Orb attira troppe attenzioni su di sè.
C'è l'estremista Ronan detto il distruttore che gli sguinzaglia dietro la sicaria Gamora, ci sono due bizzarri cacciatori di taglie: l'albero vivente Groot ed il procione geneticamente modificato Rocket Racoon che cercano di catturare il predone.
C'è però anche l'impero dei Nova che vorrebbe impedire a Ronan d'impossessarsi della sfera Orb.
Ma dietro tutto c'è il tiranno Thanos che soffia sulle braci della precaria pace galattica per scatenare un nuovo e più distruttivo conflitto tra le razze e tra i mondi abitati.
I nemici saranno quasi obbligati a trasformarsi in alleati: catturati dall'Impero Nova e condotti in prigione Peter Quill; Gamora; Groot e Rocket Racoon dovranno unire le forze per cercare di scappare prima e sopravvivere poi.
Con loro ci sarà anche un altro prigioniero chiamato Drax il Distruttore che vorrebbe vendicare la morte della sua famiglia perita per mano di Ronan.
Sono nati i Guardiani della Galassia.
Nei mesi scorsi ne hanno parlato un po ovunque.
Quasi sempre in maniera entusiastica.
PerGuardiani della Galassia sono anche stati scomodati progenitori e confronti illustri, in molti ci hanno voluto vedere una sorta di Star Wars aggiornata agli tempi recenti.
Immagine vera ma sicuramente parziale e non certo conclusiva.
Di sicuro Guardiani della Galassia è stato una delle pellicole evento dell'anno che si è appena concluso, ma è anche stata quella su cui i Marvel Studios avevano maggiormente puntato gli occhi all' interno di quella che loro stessi avevano ribattezzato come "fase due".
Prendere un gruppo di Supereroi se non minori sicuramente secondari e renderli protagonisti di un blockbuster non era sicuramente facile.
Non dico una sfida rischiosa, però sicuramente c'era qualche incognita in più rispetto a personaggi come gli Avengers o ad Iron Man.
Probabilmente per questo si è voluto dotare il film di diverse anime.
C'è il riferimento già ricordato ad un modo per concepire il Cinema avventuroso e l'epica spaziale che possiamo far risalire proprio a Star Wars, ma che almeno secondo me più che come paragone diretto potremmo considerarlo come esempio, come prototipo a cui guardare, come tipologia di temi a cui ispirarsi, al massimo.
Ed ecco quindi che abbiamo uno scenario intergalattico, Imperi in lotta tra loro, infinite razze aliene che convivono più o meno pacificamente tra loro; Pianeti esotici e per finire un villain, un malvagio con la M maiscola come Ronan l' Accusatore (un Lee Pace fresco reduce dall'aver interpretato l' Elfo Thranduil nella trilogia de Lo Hobbit ) con la volontà di cancellare intere civiltà, così come non mancano le armi di distruzione di massa talmente potenti da risultare inconcepibili.
C'è anche Peter Quill alias Star- Lord ( interpretato da un sorprendente Chris Pratt ) il classico l'eroe in cerca del suo passato, così come non ovviamente l' eterogeneo gruppo dei buoni, degli anti eroi, anzi degli eroi per caso che si uniscono a lui con le loro dinamiche interne, i loro conflitti interpersonali che ancora più ovivamente finiranno per trasformarsi in stima e rispetto reciproci.
Insomma, in Guardiani della Galassia vengono proposti tutti temi usuali della più classica fantascienza cinematografica.
Niente di nuovo sotto il sole, niente che non si sia già visto centinaia di altre volte al Cinema.
Quello che cambia in questo caso non è "quello" che viene descritto, "quello" che viene detto, ma è il "come" viene descritto, il "modo" in cui le cose vengono raccontate.
E' in parole povere l'equilibrio generale di tutte le componenti del film che funziona, l'alternanza dei tempi comici a quelli epici, dai momenti fracassoni - che pure non mancano - a quelli drammatici.
Guardiani della Galassia è uno di quei, sempre più rari, film in grado di non prendersi sul serio senza però mai scadere nel ridicolo. E dove l'utilizzo di tutti gli stilemi narrativi, non si trasforma nell'ennesimo vuoto videoclip, l'ennesimo frullato modaiolo senza anima ma semmai si riesce a trattare cose già dette centinaia di altre volte, in maniera da farle sembrare nuove e fresche senza nemmeno sminuire il risultato finale.
C' è anche ovviamente il legame con l'universo dei personaggi della Marvel - sia quello originale dei comics editi dalla Casa delle Idee, ma anche quello dei film precedenti - ed infatti ci sono tutta una serie di riferimenti alle altre pellicole ( in primis lo stesso Avengers con la presenza di Thanos e del suo scagnozzo The Other ed anche di Thor: the Dark World con la ricomparsa del Collezionista interpretato da Benicio del Toro )
Ma bisogna considerare anche un terzo aspetto in questo film.
E non possiamo farlo senza considerare l'importanza dell'influenza del suo regista.
La Marvel ha quasi sempre cercato di affidare la regia delle sue produzioni a cineasti veri, non a semplici shooters ma a gente dotata di una propria sensibilità personale, artisti capaci - pur nel rispetto della continuità stilistica della serie - di lasciare la propria impronta personale al girato ( a parte poche eccezioni come l' anonimo Marc Webb dell' orrido The Amazing Spider- Man 2: Il Potere di Electro); finora gli esempi più lampanti a testimonianza di questa filosofia erano stati Joss Whedon e Kenneth Branagh ma in questo caso la produzione compie un ulteriore passo in avanti designando come regista di Guardiani della Galassia il talentuoso James Gunn.
Gunn proviene dal mondo dell' horror, per anni ha infatti lavorato per la Troma Entertainment la piccola casa di produzione cinematografica indipendente specializzata in film dall'alto tasso di gore ed umorismo in veste di sceneggiatore e di regista, suo infatti era la responsabilità per quel piccolo gioiello del trash che fu Tromeo and Juliet in seguito lasciata la Troma, James Gunn ha diretto nel 2006 il capolavoro splatter intitolato Slither.
Tutte esperienze che il cineasta mette al servizio di questa produzione
Oltretutto, divertendosi un mondo al farlo.
Il film contiene per questo tutta una serie di citazioni e di rimandi ai precedenti lavori del regista.
Ed anche tutta una serie di guest star e di camei spesso però, facilmente riconoscibili solo agli occhi degli spettatori più esperti.
Dai tempi della Troma proviene ad esempio il cameo del patron di quella casa di produzione Lloyd Kaufman a suo tempo mentore proprio di Gunn ed ancora suo grandissimo amico, mentre da Slither arrivano gli attori Gregg Henry ( compare all'inizio del film nel piccolo ruolo del nonno di Peter Quill ) e Michael Rooker ( nella parte ben più corposa del criminale Yondu il capo dei Ravagers), nonché un minuscolo cameo vocale di Nathan Fillon. pearticolare questo - ovviamente - andato perso col doppiaggio italiano..
Quasi come se il regista sentisse il desiderio di chiudere tutti i conti con il suo passato lavorativo.
Non è solo questo comunque.
Guardiani della Galassia continua la tendenza, esplosa fin dai tempi del Batman nolaniano- di far interpretare anche piccoli ruoli ad attori conosciuti, o comunque facilmente riconoscibili al punto che risulta difficile poterli citare tutti, tanti che sono.
Elemento questo che per il cinephile rimane un valore aggiunto.
Non si può non citare comunque, perlomeno la star Glenn Close. Oppure Karen Gillan la giovane attrice inglese proveniente dal mondo di Doctor Who ( in quella serie era stata Amy Pond, una delle companion più amate del Dottore) ma qui risulta talmente truccata da risultare quasi irriconoscibile nel ruolo della malvagia Nebula. Oppure l'altro attore britannico Peter Serafinovicz, uno dei comprimari di lusso di Shaun of the Dead
Ma, il merito della riuscita del film deve essere riconosciuto in primo luogo al cast principale.
Se del Peter Quill di Chris Pratt abbiamo già detto, vanno sicuramente ricordati anche Zoe Saldana che veste i verdi panni di Gamora, va detto di come ormai l'attrice di origine dominicano-portoricana sia praticamente abituata a recitare sotto pesante make up sin dai tempi di Avatar.
Molto bravo anche il wrestler Dave Bautista, ultimo di una lunga serie di lottatori che cerca di riciclarsi in veste di attore e che in questo caso dimostra anche di saper recitare il minimo indispensabile per non sfigurare.
Sono però i due personaggi resi in motion capture ad aver attirato la maggior parte delle attenzioni: naturalmente sto parlando dell'uomo albero Groot con la sua unica espressione tormentone "Io sono Groot " (doppiata nell'originale da Vin Diesel) ed il burbero procione intelligente Rocket Racoon.
I loro battibecchi, la loro complicità forniscono quello che io chiamo l'apporto della filosofia disneyana alla pellicola, e per filosofia disneiana intendo la descrizione dell'amicizia tra due esseri che si sentono e sanno di essere profondamente diversi da tutti quelli che li circondano e per questo sviluppano una profonda e sincera simbiosi.
La semplicità che si trasforma in visione epica, l'incontro degli stili che riescono a compenetrarsi tra loro, la rielaborazione della più classica space opera aggiornata agli anni duemila, battaglie spaziali, personaggi ed attori indovinati che riescono ad interagire in maniera ottimale tra loro questo è Guardiani della Galassia.
Niente di nuovo sotto il sole.
Ma la cosa più importante è che, almeno in questo caso, tutte queste cose messe assieme funzionano.
Ma funzionano perché dimostrano che si può realizzare un film commerciale senza sacrificare non dico la qualità ma perlomeno una certa coerenza nella realizzazione.
Guardiani della Galassia non sarà certo il nuovo Star Wars, e del resto, come potrebbe?
Però di sicuro, tra tutti i film prodotti ultimamente è forse quello che si avvicina maggiormente a quella filosofia, a quel modo di fare cinema di fantascienza.
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