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Ecco, semmai questo fantasioso ragionamento trovasse un giorno fondamento, potremmo affermare con certezza che "Guardiani Della Galassia" è un prodotto composto dalla seconda classe.
Fiacco, senza freschezza e con protagonisti privi del background necessario affinché sia possibile, per loro, farsi breccia nel cuore dello spettatore, la pellicola di James Gunn è un chiaro esempio di come per casa Marvel ormai sia diventato fin troppo semplice e ordinario, affacciarsi al cinema e proporre qualcosa che, a prescindere da come e cosa, sappia chiamare a raccolta il pubblico suscitando enorme interesse. Quello di "Guardiani Della Galassia" è un dato piuttosto interessante da valutare, per comprendere se non altro come il valore di un blockbuster possa variare a seconda delle esigenze e delle intenzioni di chi lo mette in pratica, materializzando un asticella capace di spostarsi all'occorrenza oltre misura. E così la stessa idea, manipolata da un soggetto diverso, può dar vita ad esiti e a risultati completamente differenti tra loro, considerato che in fondo tra il tesseract che Loki aveva rubato in "The Avengers" e la Gemma che Thanos aspira qui a recuperare c'è poca differenza, ed entrambi gli oggetti, nelle sceneggiature di cui fanno parte, rischiano di arrivare in mani sbagliate mentre cercano di essere recuperati da un manipolo di anti-eroi immaturi e neppure troppo amici tra loro.
E' evidente, insomma, che il canovaccio da cui parte "Guardiani Della Galassia" sia un sinonimo di quello utilizzato in "The Avengers", con le sole differenze che lo vedono abitato da personaggi leggermente differenti (un mezzo umano, un aliena, un procione parlante, e una radice vivente), trattato con una comicità di fondo che oscilla tra il nonsense e il demenziale e colorato con una cultura pop marcatissima, che gli consente inoltre di avvalersi di una colonna sonora rimarchevole. Eppure questo, sebbene possa sembrare qualcosa, non è abbastanza per evitare che il lavoro di Gunn si umanizzi e si sgonfi sotto i colpi sordi di una sceneggiatura - che lui stesso ha curato insieme a Nicole Perlman - in cui vengono a mancare cambi di ritmo e climax all'altezza del marchio che rappresenta. Troppo canonico e lineare allora è il viaggio di Peter Quill/Star Lord, Gamora, Drax il Distruttore, Rocket Raccoon, e Groot (il migliore dei cinque) per suscitare il divertimento e le emozioni che in prospettiva era costretto a mantenere, la loro avventura al contrario fatica a reggere il peso delle due ore, accontentandosi di qualche sussulto comico che tuttavia non supera neppure la barriera flebile della risatina.
Sicuramente se Whedon non fosse stato immerso nel sequel di "The Avengers", e avesse avuto modo di mettere occhio al respiro della pellicola, avrebbe senz'altro consigliato di sistemare qualcosina qua e la per recuperare lo spirito giusto, in linea con le corde da lui impostate. Ma purtroppo la seconda classe non sempre può contare sull'aiuto della prima, per questo sarebbe auspicabile in futuro che alla Marvel, quella cinematografica, venga compiuto un crossover definitivo che unisca talenti e mestieranti per assicurare al pubblico una garanzia di qualità non più in bilico tra estro e comune amministrazione.Questo si che ci piacerebbe, molto più di un incontro tra Vendicatori e Guardiani della Galassia.
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