"Pronto? No, non voglio abbonarmi a Sky.
Vedo già tutto quel che c'è da vedere dalla mia finestra..."
La finestra sul cortile è una finestra aperta sul mondo del cinema ma che oggi, in epoca post grandefratelliana, può essere tranquillamente estesa ancora di più al mondo della reality tv. Soffermandoci sul cinema, il film ci mostra come il punto di vista sia sempre parziale. La percezione di una storia dipende da dove la guardiamo.
La finestra sul cortile è una celebrazione della ripresa soggettiva, così come una celebrazione del ruolo del regista. Noi spettatori siamo come James Stewart, seduti nelle nostre poltrone (si spera con le gambe non ingessate) e costretti a vedere solo ciò che il metteur en scène decide di mostrarci. Il ruolo dello spettatore non è però passivo. A un certo punto, James Stewart interviene direttamente nella storia, con l’aiuto delle sue due “aiutanti”, la sua girlfriend Grace Kelly e la sua infermiera e massaggiatrice (solo massaggiatrice, specifico) Thelma Ritter. Quindi Hitch ci suggerisce che lo spettatore con il suo punto di vista e con la sua percezione è fondamentale nel cucire assieme gli stimoli da lui proposti. Un’ipotesi poi confermata da quella che è probabilmente la scena più celebre diretta dal regista britannico, la sequenza dell’omicidio nella doccia di Psyco. Qui Hitchcock infatti non ci mostra direttamente la violenza. Non ci fa vedere la lama che affonda nella carne. Il collegamento viene fatto dallo spettatore.
"Certo che la tua finestra è meglio di YouPorn, amico mio."
Uno dei grandi pregi del suo cinema sta quindi nel non trattare i suoi spettatori come degli idioti, o come degli strumenti di fruizione passiva, ma di stimolare in loro, in noi, una riflessione. Come in un gioco enigmistico, lui ci mette i puntini, poi sta a noi unirli. Se è il maestro della suspense è anche per questo. Non solo perché è un mostro nel far salire la tensione, costruendo storie che spesso e volentieri partono lente, non disdegnano i toni della commedia romantica, e poi si fanno sempre più avvolgenti. L’arma in più che tiene tra le mani è quella della partecipazione attiva dello spettatore. In un buon thriller, chi guarda vuole essere trascinato dentro la vicenda. Vuole diventare il detective dell’indagine. Hitchcock gli permette di esserlo, ed è questo ciò che rende i suoi film tanto riusciti. Poi vabbè, c’è anche dentro la sua maestria nel muovere la macchina da presa che comunque non è mai fine a se stessa, ma è appunto usata per svelarci qualcosa."I try to be like Grace Kelly, but all her looks were too sad...
Hey, ma vaffanculo Mika! Triste ci sarai tu!"
Post pubblicato anche su L'OraBlù, con tanto di minimal poster realizzato dal mio grafico di fiducia C(h)erotto.