Guerra contro gli spaghetti

Da Astonvilla

Gli argomenti contro la Rivoluzione Cubana e il Comandante Fidel Castro si sono esauriti, ormai non si trova più nient'altro da aggiungere a queste sistematiche campagne. La mafia di Miami e le alte figure del governo americano con i loro fidi europei inventano qualunque cosa, con la certezza di trovare sempre persone che stupidamente vi credono. Un commento nel giornale Universal de México arriva a criticare l'italianizzazione nella gastronomia cubana e ha incolpato Fidel Castro di dittatura culinaria e dispotismo gastronomico.
Nell'articolo si legge che la cucina italiana è tipica del mondo sottosviluppato e che è nata in quel Paese europeo dopo la Prima Guerra Mondiale, quando si moriva di fame e si era abituati a brodaglia dal cattivo gusto e dei peggiori modi.
Secondo il giornalista Manuel Pereira, uno dei misteri gastronomici dell'isola è l'ossessione governativa per le pizzerie, dato che prima della rivoluzione cubana quasi nessuno mangiava cibo italiano.
Non dice che a Cuba più della metà della popolazione quasi non mangiava niente di niente, come ancora succede ai guatemaltechi, ai dominicani, ai boliviani e ai centroamericani in generale, né dice che quelli che potevano mangiare, a La Habana, erano abituati allo scatolame Made in Usa, come succede ora in Messico.
Il giornalista dichiara che, attorno al 1961, il governo cubano iniziò ad aprire pizzerie ovunque, e questo influsso italianizzante si estese ad altri ambiti, tra cui l'Istituto Cubano di Arte e Industrie Cinematografiche appena creato che, in effetti, al pianterreno dell'edificio aprì la pizzeria Cinecittà, ed afferma:
"Come se non bastasse, il governo inaugurò una fabbrica di passata di pomodoro in scatola sulle cui etichette si leggeva: Vita Nova".
Sembra che questo signore abbia seri complessi o gravi problemi con i piatti e le salse italiane. Forse si è intossicato o fa fatica a digerirli, o ha cattivi ricordi per cause non spiegate nell'articolo. I piatti italiani si vendono in Messico, a New York, a Madrid, a Parigi e in altre città del mondo con un buon riscontro. Perché ai cubani non possono piacere la pizza o gli spaghetti? Perché bisogna criticare Fidel Castro per il piacere di mangiare spaghetti, o perché li prepara personalmente? Sembra che questo signore pretenda di dettare i gusti in cucina al popolo cubano e immischiarsi negli argomenti interni di quel Paese, persino nelle abitudini alimentari.
L'articolo si presenta ben avvolto nella sua vera confezione: la schifezza delle pizze politiche fabbricate a Miami, quando afferma:
"Da tutto ciò emanava un inevitabile odore siciliano. In quanti film di mafia abbiamo visto sparatorie in pizzeria, tovaglie a quadretti rossi e bianchi schizzati di sangue o di salsa di pomodoro, entrambi perfettamente confusi e confondibili? In quante pellicole abbiamo visto i gangsters che cucinano spaghetti o che si deliziano nel preparare un piatto di gnocchi?"
Bisognerebbe chiarire al giornalista antipizza e antispaghetti che quei film sono generalmente di fattura nordamericana.
E il giornalista 'anticucina italiana' aggiunge che a partire dal 1961 a Cuba le code sono spuntate come funghi davanti alle pizzerie e afferma:
"Nei primi tempi, i cubani mangiavano gli spaghetti tagliandoli a pezzettini con il coltello e la forchetta, come bistecche di cavallo, che era ciò che in realtà avevano voglia di mangiare. Tagliavano le lasagne con il cucchiaio e il girare con una pizza unta avvolta nella carta, o passeggiare per strada divorandola, diventarono riti habaneri prima mai visti".
"Con quella proliferazione di pizzerie Fidel Castro stava proiettando nella popolazione il suo gusto per la pasta. Era come se volesse insegnare a mangiare alla gente. Se a lui piaceva la cucina italiana, come non sarebbe piaciuta al suo popolo? Questo affanno paternalista doveva trasformarsi in una specie di dittatura dello stomaco".
"Non solo proliferavano le pizzerie, ma il governo distribuiva spaghetti attraverso la tessera di razionamento: unica aggiunta al paniere familiare..."
Cavoli! I cubani hanno molto buon gusto, perché la pizza, gli spaghetti e le lasagne sono squisite e se il governo di Fidel Castro le distribuisce equamente al suo popolo, allora, tanto meglio, cosa darebbero i messicani o i guatemaltechi, se oltre alle tortillas di mais a basso prezzo, avessero pizze e spaghetti distribuiti in modo egualitario, o riso, fagioli, zucchero e altri commestibili basilari, come fa il governo di Cuba.
Dovremmo lasciare tranquilli i cubani, sono un popolo molto bello e allegro che desidera vivere in pace. Che facciano e mangino ciò di cui realmente hanno voglia, o ciò che permette loro il blocco degli Stati uniti. Se vogliono mangiare pizza, spaghetti, lasagne, fabadas, tacos messicani con grilli, formiche vermi o farfalle, è un fatto loro.
Bisogna esigere dagli Stati uniti, dall'Unione europea e da tutti i giornalisti servili e lacché, che non si immischino nei fatti dei cubani e augurare ai caraibici che si godano la pizza, gli spaghetti e le lasagne, che sono molto saporiti e nutrienti. Buon appetito!
José García.
Giornalista guatemalteco.

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