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L’autobiografia può essere una trappola

Da Marcofre

l'autobiografia può essere una trappola

Sembra che uno degli argomenti più discussi, o che susciti maggiore interesse soprattutto tra il pubblico, sia l’elemento autobiografico. Insomma, è lì che si deve andare a pescare, a piene mani, per scrivere. Di solito le domande dei lettori sono del tipo: “Ma cosa c’è di autobiografico?”. E la risposta migliore dovrebbe essere: “Nulla”, in modo da concentrare l’attenzione sulla storia, e non su chi scrive.
La faccenda è più complicata di così, e per adesso la liquido dicendo che l’autobiografia, spesso, è una trappola.

Davvero ti interessa il carburante che uso?

Chi racconta storie abita questo mondo, quindi deve tenerne conto. Paga le bollette alla posta, e questo in parte finirà magari in una storia. Finisce al pronto soccorso? Se è in sensi, cercherà di carpire ambiente, atmosfera, discorsi (“Ma le dita del piede sono: metatarso e poi?”) perché prima o poi potrebbero tornargli utili.
Ma a nessuno dovrebbe importare che tipo di carburante viene usato. A tutti sta a cuore il viaggio, il percorso, la perizia dell’autista (vale a dire di chi racconta la storia).
E invece in molti domandano proprio il tipo di carburante utilizzato.
Tuttavia, in questa banale domanda, esiste qualcosa che merita comunque un approfondimento.

Non sprecare l’occasione

Mentre eravamo da soli in bicicletta, siamo finiti fuori strada, ci siamo rotti una gamba, e abbiamo trascorso ore e ore a chiedere aiuto mentre sulla strada passavano auto e moto, e nessuno si accorgeva di cosa era successo.
A questo punto, una volta soccorsi e ristabiliti, siamo persuasi che ci sia dell’ottimo materiale in quanto ci è successo! C’è una signora storia pronta per noi, si tratta solo di mettere per iscritto quello che è accaduto. I ricordi sono lì, guizzanti, vividi: basta allungare le mani e prendere quello che ci serve.
Credo che spesso questo sia un modo sbagliato di raccontare una storia. Quello che è successo è appunto carburante, quindi perché non essere ambiziosi? Osare?
A volta crediamo di essere così importanti, e siamo così innamorati del nostro ombelico che immaginiamo di essere speciali, e che quanto ci capita meriti chissà cosa.
L’episodio dell’incidente potrebbe essere usato per scrivere ben altro.

E se il presidente degli Stati Uniti, alla vigilia di un vertice-chiave con Putin, ha un ictus?” 

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