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Guerra tra jihadisti a Mosul

Creato il 17 ottobre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

E’ un nuovo capitolo per la Jihad. A Mosul è rottura fra i jihadisti. L’Isis nella capitale dell’Iraq sta vivendo in questo momento violenti scontri fra due fazioni. Sono 11 le vittime da entrambe le parti in questa faida interna, e secondo fonti curde in queste ore continuerebbero incessanti gli scontri in riferimento a “una contesa su donne schiave”. La contesa sarebbe stata generata dal fatto che le donne prigioniere vengono messe all’asta per soddisfare i piaceri dei jihadisti tornati dalle battaglie.

Gli scontri di stamattina riguardano due fazioni facenti capo a due rispettive guide: da un lato il gruppo di Abu Omar al Shishani e dall’altro il gruppo di Abu Musab al Moussoli. Questo è almeno ciò che ha riferito il responsabile dei media del Partito Democratico del Kurdistan iracheno, Saeed Mamuzeini. Ed è proprio lo stesso Mamuzeini che ha reo nota la morte di 11 persone negli ultimi scontri. Sulle ragioni, però, lo stesso Mamuzeini non si è direttamente espresso, e pertanto restano ancora oscure.

Si parla comunque sempre di una contesa fra donne schiave, che avrebbe determinato il sorgere di scontri armati nel quartiere di Wadi Hajrish, dove ha sede il quartier generale della polizia femminile del Califfato (al Khansa’a). Nello scontro ha trovato la morte Um Amnah al Masry, una delle mogli di un comandante dello Stato Islamico. E’ questa una faida che potrebbe procurare conseguenze determinanti all’interno dell’Isis, e destabilizzare così gli equilibri interni di un’organizzazione altamente gerarchizzata. La polizia al Khansa’a ha tra l’altro il compito di prelevare donne nei territori governati dallo Stato Islamico e convertirle così alla jihad “del sesso”. Mamuzeini parla dunque di una piaga sanguinante, alla quale bisogna mettere una fine. “Non possiamo permettere” ha riferito lo stesso Mamuzeini, “che le donne siano vendute come schiave. Solo oggi 450 vedove cristiane sono state distribuite fra i miliziani dell’Isis tornati dalle battaglie”.

Già nel 2013 un religioso wahabita, Muhammad al-Arifi, aveva inneggiato alla jihad “del sesso”, definendola come una pratica per ripagare i combattenti vittoriosi. Si tratterebbe dunque di matrimoni combinati e brevi per appagare i desideri sessuali dei jihadisti. In principio la jihad “del sesso” aveva destato scandalo in Tunisia, ma ad oggi lo Stato Islamico pratica quotidianamente quest’aberrazione. Era stato riferito di donne partite volontarie – o violentemente costrette – verso la Siria, obbligate poi ad avere rapporti con diversi miliziani jihadisti, anche fino a 100 uomini diversi. Un esercito di donne schiave date in pasto ai ribelli anti-Assad. Questa è la panoramica che nell’agosto 2014 il ministro dell’Interno tunisino dava di questo fenomeno in impennata nei territori governati dallo Stato Islamico. E oggi sembrerebbe che nulla sia cambiato. Gli scontri di queste ore a Mosul sono la conferma di questa compravendita di donne vendute come merce.

Tags:donne,iraq,isis,Jihad,mosul,prostituzione,Sesso,stato islamico Next post

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