Nonostante le reboanti dichiarazioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi sul «cambiamento di rotta» dell’azione di governo con l’avvio di un progressivo allentamento della pressione fiscale, a fine 2014 s’è registrato il record di pressione “nominale” del fisco sul PIL, cosa che ha portato la pressione “reale” — depurata, cioè, del calcolo spannometrico del tasso d’evasione fiscale inserito nel computo del PIL — al 60,6%. A rigor di logica, un aumento così ingente del prelievo, terminata la fase recessiva, dovrebbe portare a un incremento degli introiti dello Stato, ma la situazione è assai differente. L’Agenzia delle Entrate scrive in un comunicato stampa: «Nel mese di gennaio 2015 le entrate tributarie erariali, accertate in base al criterio della competenza giuridica, ammontano a 32.863 milioni d’euro, [e] risultano sostanzialmente stabili rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (−0,1%, pari a −48 milioni d’euro)». L’andamento di un mese solo non è sufficiente per descrivere una tendenza annua, ma, riferendosi al mese dove s’è verificato un balzo record delle pretese erariali, rappresenta un risultato piuttosto significativo, soprattutto se osservato nelle sue componenti principali. Le imposte dirette registrano un gettito positivo, complessivamente pari a 22.785 milioni d’euro, con un incremento dello 0,2% (+54 milioni d’euro) YtY. In particolare:
- L’IRPEF segnala una variazione positiva dello 0,3% (+58 milioni d’euro), e riflette gli andamenti delle ritenute sui redditi dei dipendenti del settore privato (+3,1%), delle ritenute sui redditi dei dipendenti del settore pubblico (−2,5%) e dei lavoratori autonomi (+5%), che, in presenza di una stagnazione degli incrementi salariali, sottolinea quanto siano aumentate le imposte sui redditi, soprattutto per mezzo delle addizionali locali, cresciute esasperatamente nel corso degli ultimi anni.
- L’IRES presenta un gettito di 154 milioni d’euro, in calo del 43,6% (−119 milioni d’euro), indicando perfettamente l’andamento del settore produttivo, con una continua erosione dei redditi societari delle PMI e, di conseguenza, la caduta del gettito su questi ultimi.
- Tra le altre imposte dirette, è utile segnalare l’incremento del gettito relativo all’imposta sostitutiva su interessi e altri redditi di capitale, pari a 643 milioni d’euro. Cresce del 18,2% (+99 milioni d’euro) rispetto allo stesso mese dello scorso anno, cioè in modo assolutamente inferiore rispetto all’incremento dell’aliquota stessa, passata dal 20% al 26%, con un aumento relativo pari al 30%. In un periodo di forte incremento dei valori mobiliari, una crescita meno che proporzionale degli introiti che cosa potrebbe voler dire se non che le masse investite sono oggettivamente diminuite nel Paese? Ma tutto va bene.
- Il gettito IVA cala del 3,3% (−164 milioni d’euro) per effetto della flessione d’entrambe le componenti relative agli scambi interni (−2%, pari a −75 milioni d’euro) e alle importazioni (−7,2%, pari a −89 milioni d’euro), segnalando il vero motivo della variazione positiva della bilancia commerciale: il crollo dei consumi e del mercato interno.
- L’imposta di bollo cresce del 34,6% (+177 milioni d’euro), unica componente positiva nella categoria.
- Tra le altre imposte indirette, si segnala il calo di 4,1% (−59 milioni d’euro) del gettito dell’accisa sui prodotti energetici (oli minerali), e la crescita dei gettiti dell’accisa sull’energia elettrica e addizionali dell’8,5% (+17 milioni d’euro) e dell’accisa sul gas naturale per combustione (gas metano) del 5,8% (+18 milioni d’euro), riconducibili ancora all’aumento della pressione fiscale su questi comparti da parte dell’azione del governo, poiché i consumi, secondo ISTAT, sono in calo, così come i prezzi alla produzione, che seguono l’andamento dei prezzi internazionali delle materie prime, che, nonostante il rapporto di cambio sfavorevole, mantengono livelli minimi.