Guglielmo Marconi
L’invenzione del telegrafo senza fili rappresenta senz’altro uno dei momenti cruciali nella storia dell’Uomo. L’imponente sviluppo del settore delle telecomunicazioni che ne è seguito ha caratterizzato tutto il Novecento e ha influito pesantemente sul nostro modo di vivere. A poco più di un secolo dai fatti che portarono alla realizzazione dei primi strumenti per la comunicazione a distanza, viviamo un’esperienza senza precedenti nella storia dell’umanità. In una sorta di potenziamento dei nostri sensi siamo in grado di ascoltare dalla nostra auto la voce di una persona cara che ci parla da migliaia di chilometri di distanza o vedere, comodamente seduti in poltrona, un robot affannarsi sulla superficie di Marte.Ma la fama di Marconi scienziato, alimentata anche dall’assegnazione nel 1909 del premio Nobel per la fisica (primo italiano a riceverlo) ha forse oscurato il ruolo che ebbe da giovane come organizzatore e imprenditore nella nascente industria delle telecomunicazioni.
Una caratteristica importante del talento marconiano, infatti, consistette proprio nell’attitudine alla concretezza dei risultati scientifici, nell’attenzione posta alla loro applicabilità tecnologica e nell’abilità di sfruttamento commerciale delle soluzioni tecniche da lui proposte. Un talento che si evidenziò molto precocemente, come si può capire leggendo alcuni quaderni ricchi di annotazioni relative ai suoi studi risalenti al periodo adolescenziale, nei quali sono annotate richieste di fornitura di leghe rame-nichel con specificate esattamente qualità e prezzo massimo, annotazioni degne di un’indagine di mercato. E a soli 18 anni, nell’estate del 1892, scrisse al fratello: «I miei studi elettrici particolari vanno molto bene, essendo pervenuto a risultati soddisfacentissimi dal lato teorico ed industriale, e sono certo che l'ultima macchina che ho costruito merita una privativa industriale».
Marconi davanti a Villa Griffone
Marconi intuì subito, già nel 1896 (solamente un anno dopo i primi risultati degli esperimenti compiuti nella paterna Villa Griffone, vicino Bologna) che l’unica possibilità di brevettare la sua invenzione e promuoverla su scala industriale sarebbe stata quella di rivolgersi alla Gran Bretagna.
I costi ingenti per lo sviluppo della telegrafia senza fili richiedevano un contesto culturale ed economico molto diverso da quello dell’Italia di fine Ottocento. L’impero britannico, centro degli affari finanziari mondiali, si dimostrava decisamente l’ambiente più adatto e il più sensibile al particolare prodotto offerto da Marconi, vista la necessità di comunicazione con le colonie e la presenza della flotta mercantile più vasta del mondo (oltre che della marina militare più potente). Infatti il diciannovesimo secolo aveva visto la nascita della navigazione a vapore con la conseguente espansione dei servizi di trasporto passeggeri e postali via mare. Ma a dispetto di ciò rimaneva insoluto il problema delle comunicazioni navali, specialmente quelle tra nave e terra durante la navigazione.
Il panfilo Elettra dove Marconi fece i suoi esperimenti
L’intuizione di Marconi fu quella giusta. A Londra, il 2 giugno 1896, presentò la richiesta di brevetto per un sistema di telegrafia senza fili che usava le onde hertziane dal titolo "Perfezionamenti nella trasmissione degli impulsi e dei segnali elettrici e negli apparecchi relativi" e, grazie alla rete di relazioni commerciali e istituzionali garantita dalla famiglia della madre (irlandese, appartenente alla piccola nobiltà terriera), ottenne immediatamente l’attenzione del General Post Office e della Royal Navy. Solo un anno dopo fondò la Wireless Telegraph and Signal con un capitale di centomila sterline, divenuta successivamente Marconi’s Wireless Telegraph Company Ltd, che aprì il primo ufficio nel 1898 impiegando una cinquantina di persone. La direzione fu affidata a Jameson Davis, cugino di Marconi, che si occupò anche della costituzione della società.
Ritratto della regina Vittoria
Quelli che seguirono furono, per il giovane imprenditore, anni di intenso lavoro, durante i quali poté esprimere al meglio le sue caratteristiche di manager e comunicatore, oltre che di scienziato. Infatti, al di là delle indubbie doti di intuizione, ingegnosità e determinazione, fu in grado di scegliere validissimi collaboratori come Ambrose Fleming, professore di tecnologia elettrica presso l'University College di Londra, e contribuì a creare una generazione di nuovi specialisti esperti di tecnologie radio, fondando il Marconi College vicino a Chelmsford, capoluogo della contea dell'Essex. E fu, inoltre, abile ad approfittare di ogni occasione per mettere in evidenza il suo lavoro, dimostrando notevoli capacità pubblicitarie. Come, ad esempio, all'inizio del 1898 quando si adoperò per far giungere il comunicato che William Ewart Gladstone, più volte primo ministro del Regno Unito, stava morendo nella cittadina di Bournemouth dove una tempesta di neve aveva distrutto i cavi telegrafici. O quando, sempre nello stesso anno, consentì alla regina Vittoria di tenersi in contatto con il figlio (quello che sarebbe divenuto re Edoardo VII), in convalescenza a bordo dello yacht reale Osborne. Marconi installò i suoi dispositivi sulla nave e nel palazzo reale sull'isola di Wight dove risiedeva la regina. Episodi, questi, ai quali la stampa diede massimo risalto contribuendo non poco alla fama crescente del giovane industriale.I primi anni in Gran Bretagna furono caratterizzati da uno sviluppo considerevole della telegrafia senza fili in un regime di sostanziale monopolio della Marconi’s Wireless. Basti pensare che gli operatori della società avevano disposizione di non stabilire contatti con le stazioni dotate di apparati tedeschi AEG e Siemens, aziende più piccole e in lotta concorrenziale tra loro. Per tentare di scardinare il predominio inglese nelle telecomunicazioni, il governo tedesco promosse la costituzione della Telefunken, scatenando una guerra commerciale che si concluse solo nel 1906 con un accordo e con la prima conferenza internazionale di Berlino sulla radiotelegrafia.
Guglielmo Marconi
È quindi la Gran Bretagna ad offrire al giovane imprenditore (ma giovane veramente: aveva solo 22 anni!) le opportunità giuste, non l’Italia. E pensare che proprio al Ministero delle Poste un anno prima Marconi si rivolse per proporre lo sviluppo di quelle idee che apriranno la strada alla società della comunicazione in cui viviamo oggi. Con la lungimiranza scientifico-tecnologica tipica delle nostre classi dirigenti (di allora e di oggi) lo scienziato fu congedato con la motivazione che la vasta rete di fili telegrafici era più che sufficiente per le esigenze italiane.
I giovani Marconi di oggi non ci provano neanche più: comprano direttamente un biglietto aereo.
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