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GugolRep Intervista @ Staff Rapper.it (S.M. Riccardo)

Creato il 30 aprile 2010 da Gugolmen

GugolRep Intervista @ Staff Rapper.it (S.M. Riccardo)
GugolRep Intervista @ Staff Rapper.it (S.M. Riccardo)

Secondo appuntamento con la nostra Categoria
GR Exclusive Interview!
Ho intervistato per Voi
uno degli Admin di uno dei più grandi
Portali Hip Hop in Italia!
Vi sto parlando di Rapper.it
Riccardo, assieme all'Amministratore,
nonché WebMaster di Rapper.it Daniele Selvitella,
formano la parte portante del Sito
assieme ad altri validissimi Collaboratori!
Il compito principale di Riccardo è quello di
recensore, articolista e di portare la musica emergente italiana
in radio grazie al programma
Yo! Italian Underground Hip-Hop su Reset Radio.
A proposito del Programma Yo!
salutiamo anche Matteo Ponzano
Speaker e gestore della Radio!



Dopo una classica Introduzione
per capire il Personaggio di oggi,
iniziamo con la vera e propria Intervista ;)
Iniziamo con la...
CARTA D’IDENTITA’
di Daniele Admin di Rapper.it!
Nome Riccardo
Anno 1986
Cittadinanza Italiana
Professione Studente
Titolo di studio Diploma in psicopedagogia e laureando in Discipline Della Musica
Hobbies, sport e interessi Il mondo
Sito internet www.Rapper.it
Iniziamo ora con la vera e propria Intervista...
4 CHIACCHERE SULL’ HH
• Puoi parlarci dei tuoi esordi con l’ hip hop, come e quando ti sei innamorato/a e con cosa hai iniziato
L’hip-hop è sempre esistito in me, solo che non riuscivo a vederlo, figuriamoci a capirlo. Jovanotti For President, chi lo schioda? Piccolo, veramente troppo piccolo per capire, ma non è difficile per nessuno ascoltare, forse è la cosa più semplice di questo mondo. Lui metteva poche rime una dopo l’altra, io ascoltavo, forse facendo finta di capire. Forse facevo finta di dormire e forse mio padre era consapevole che ancora ero sveglio, non importa, lasciava la cassetta girare sino a quando non finiva, allora, a quel punto, potevo cominciare a chiudere gli occhi. Per la radio passava Rapper’s Delight della Sugarhill Gang, qualcosa dei Public Enemy, Run DMC, poi giudicai “estremi” gli Articolo 31, in particolare quella manna dal cielo di Così Com’è. Chi lo sa, magari giudicavo rap Vattene Amore di Amedeo Minghi insieme a Mietta, Lucio Dalla era il mio Tupac e la Non Sinfonia in re minore di Beethoven la mia copia di Ready To Die. L’anima può essere buona o malvagia, ma resta sempre anima, così la musica. Non faccio nessuna distinzione, la Divina Commedia è stata la più grande “compilation” in rima della storia umana. Mai avuto esordi.
• MCing, DJing, Writing, B-boying… il tuo rapporto con loro e un tuo pensiero sulle Discipline dell’ Hip Hop
Parlare di hip-hop è sempre una gradiente troppo semplice. Voglio dire, le quattro discipline non hanno una linearità tale da evidenziarle come effettivamente quattro. Oggi è difficile elencarle, potrebbero essere altrettante. Potremmo parlare di come il dj ruppe il piedistallo dell’effimera musica colta e spinse il funk ad una concezione tale che divenne cibo per i block party, così come garantì la non estinzione del vinile. Pensa ad Afrika Bambaataa chiuso nella sua stanza, scansa fatiche, soldi pochi (quel tanto che basta per aggiudicarsi un album dei Crusaders o di James Brown), sposta la tua attenzione come fece qualcuno che passava da sotto la sua finestra: metteva musica, la gente raggiungeva il Nirvana. Adesso tutto è ovvio, delineato. Domani sarà maggiormente dissoluto. Rimarranno i ricordi delle serate pensate da molti italiani, vissute per gli allora giovani americani. Divertimento, solo e semplicemente divertimento, perlomeno vi resta questo. Per quanto riguarda a me, vedo il tutto con troppa immaginazione e cerco di innamorarmi di ciò che resta.
• Cos è per te l’ Hip Hop?
So di non sapere cos’è per me. Giustamente neanche so cos’è per te. Sinceramente non voglio saperlo, immagino che interpreterei male il tuo pensiero, supponi il mio.
• Come lo vedi il futuro dell’ Hip Hop per l’ Italia?
Sono letteralmente stanco delle persone che girano intorno ad esso. Non parlo solamente degli artisti, ma dell’ignoranza e dell’apatia con cui si nutre il pubblico, l’ascoltatore medio o esperto nella sua convinzione. Il rapper è condannato. La sua è una falsa testimonianza della vita di strada. Di conseguenza odia la polizia senza un motivo, fidandosi dei racconti infantili narrati da qualche amico-conoscente o, nelle peggiori delle ipotesi, dando come fatto concreto la montatura cinematografica spiattellata durante i pasti dai telegiornali. Fare il moralista non è una mia prerogativa. Tu riesci a credere alle strofe italiane? Riesci a immedesimarti nelle loro inventive? Io no, o meglio, non più. Sono realmente pochi i sopravissuti, vorrei farti i nomi, ad impedirlo è la mia posizione da recensore quindi lascio aperte le scommesse, largo alle dicerie. E se il rap è strada, come dicono gli “esperti del settore”, allora l’asfalto italiano contiene troppe curve e pochissimi rettilinei, si rischia di sbandare. Ritorniamo al discorso Enemy e velocemente lo lasciamo, per evitare di essere giudicato retrò, perché adesso esiste anche questa baggianata. Parliamo di 50 Cent al quale hanno sparato, ha il benestare del mondo e se vuole parlare di ghetto è libero di farlo. Noi abbiamo avuto le Pantere Nere? No. Abbiamo avuto il ’68 come tutti però. Senti qualche brano che ne parla? Puoi contarli nelle dita di una mano e sono probabilmente accenni. E non perché la generazione hip-hop è fondamentalmente giovane, no. È la mancanza d’interesse per la storia del nostro paese. Dio benedica i nerd.
• “Hip Hop is dead” qualche tua riflessione su questa frase
Hip-hop intendiamolo come parola, parlare di cultura è un’impresa da guinness. È vero, è morto non da quando l’ha cantato Nas, è morto da quando la gente ha creduto la Zulu Nation o la saggezza dell’anziano dj come cosa esterna al contenuto, cadendo nel burrone zeppo di mancanze. Morale errata della favola: l’hip-hop è un genere musicale. È morto. Sono rimaste le ossa.
• Se ti dicessi Africa Bambaataa, Dj Kool, Grand Master Flash…cosa mi diresti di loro? Chi sono secondo te e cosa rappresentano?
Rimando la risposta alla visione di due film: Fa’ La Cosa Giusta di Spike Lee e Wild Style di Charlie Ahearn. Inoltre, sarebbe una superba idea occupare il tempo libero lontano da Facebook e passarlo leggendo Can’t Stop Won’t Stop di Jeff Chang, da me considerato la Bibbia dell’hip-hop.
• Ora parliamo un po’ di te… quali sono i tuoi progetti futuri? A cosa stai lavorando ultimamente?
Smettila, stiamo parlando di me dalla prima domanda (ride n.d.r.). Lavoro al mio futuro e contemporaneamente alla mia laurea in musica.
• Se potessi collaborare con un artista Italiano, chi sceglieresti?
Rimaniamo nell’ambito giornalistico, perché a livello musicale è un oceano che ho smesso di navigare. Scambierei alcune parole con Vittorio Sgarbi, distruggendo le mie illusioni sopra una sua possibile reincarnazione di qualche remoto brahmano convertito. Nessuno scambio di battute con gli artisti musicali, sono noiosi.
• Se potessi collaborare con un artista non Italiano, chi sceglieresti?
Il manieristico, espressionista, futurista, post-weberniano, surrealista, jazzistico Madlib.
• Se non avresti a che fare con il rap, cosa faresti?
Parlo al presente. Faccio il vivo, quindi curo mente e corpo, colmo la consapevolezza del mangiare con il futuro lavoro, mi deprimo, coltivo idee, cerco conforto nella voglia di sapere, tappo buchi sotto forma di radio (Yo! Italian Underground Hip-Hop n.d.r.) e siti web (Rapper.it, DelRock.it n.d.r.). Il rap è il diversivo.



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e se vuoi ringraziare e salutare qualcuno
questo è il momento giusto :D

Ho a portata di mano una copia del romanzo Siddharta di Herman Hesse, chiudo con una citazione: “[Kamala] Quando ricevette la prima notizia della scomparsa di Siddharta, s’appressò alla finestra, dove teneva in una gabbia d’oro un raro uccello canterino. Aprì la porticina, lo trasse fuori e lo lasciò volar via”.


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