Ci eravamo lasciati con il saluto alla Grande Mela
Quante emozioni, quanti ricordi, e che nostalgia.
Una strana sensazione e desiderio di tornarci ancora, almeno una volta nella vita.
Il 6 dicembre lasciamo New York per raggiungere Orlando, Florida.
Bianca soffre un pochino lo spostamento in metropolitana e prima del volo ha una crisi isterica, per poi dormire come un sasso durante il volo (Grazie Signore Grazie).
Appena scesi dall’aereo raggiungiamo il banco dei noleggi auto Herz per ritirare l’auto prenotata e pagata un mese prima, on line. L’esperienza è pessima, a causa di un disguido burocratico (carta di credito intestata a me e contratto a nome di Federico) restiamo a discutere per circa due ore e mezzo, tempo nel quale ci rendiamo conto che Bianca è una viaggiatrice provetta, sfoderando una pazienza infinita. Ritiriamo l’auto abbastanza arrabbiati e avviliti per il sovrapprezzo e per la discussione e i tentativi di chiarire la situazione ma decisi a non rovinarci la vacanza. Ci dirigiamo in Hotel stanchi come non mai e ordiniamo in camera la prima pizza americana (gigante) mentre la cucciola dorme beata.
Dopo una notte rigenerante ci prepariamo a una nuova lunghissima giornata. In un’oretta raggiungiamo il Kennedy Space Centre dove passeremo l’intera giornata a visitare (io) e a correre con emozione di uno scolaretto (Fede) tra un’attrattiva e l’altra. Mi colpisce quanto sia pieno di meraviglia lo sguardo di mio marito e quanto tempo passi a parlare con anziani ingegneri in pensione pronti a rispondere ad ogni suo quesito. Il patto era di uscire per le 16 dal Kennedy, ma le cose da vedere sono molte e riusciamo a lasciare Orlando solo alle 18. La strada è lunga, ci aspetta un viaggio di circa sei ore per raggiungere Marathon, sulle Isole Keys.
Ecco, questo spostamento è stato tattico da una parte, perchè Bianca ha dormito quasi tutto il tempo, ma impegnativo per noi che siamo arrivati a sera cotti. Ma ora ci attende una settimana di riposo, sole e mare…
Il giorno successivo scopriamo con disappunto che le temperature stanno crollando rapidamente e quindi passiamo i giorni successivi in spiaggia ma quasi sempre vestiti. Durante la nostra permanenza alle isole Keys abbiamo modo di apprezzare e godere di tramonti indimenticabili, di cibi gustosi e di un’atmosfera mai sperimentata prima nonostante i molti luoghi visitati.
L’ultima sfida è stata sicuramente il viaggio di ritorno. Due ore di auto per raggiungere l’aeroporto di Miami e arriviamo con il dovuto anticipo necessario a consegnare l’auto a noleggio e a metterci in coda per avere la tanto agognata culla per Bianca. Purtroppo con American Airlines non è possibile prenotare anticipatamente e ci vediamo costretti a seguire la regola del “chi prima arriva, meglio alloggia”, riuscendo nell’impresa per pochi secondi di vantaggio su un’altra coppia di viaggiatori con bimba, cosa che mi crea non poco dispiacere. Ci offriamo, così, per fare metà viaggio a testa e scambiarci di posto ma poi la loro piccola si addormenta come un sasso e anche Bianca nella cullina.
Saliamo tutti allegri sull’aereo ma mentre ci dirigiamo sulla pista si accende una spia di allarme e così ci tengono oltre un’ora a bordo con le cinture allacciate per poi farci scendere per altre 4 ore durante le quali cambiano velivolo e ristampano una per una tutte le carte di imbarco chiamando passeggero per passeggero.
Restiamo in ballo per oltre 20 ore ma anche durante il volo siamo davvero grati e soddisfatti per la nostra piccola esploratrice, che dorme per quasi l’intera nottata.
Arriviamo in Italia di domenica mattina, con il cuore colmo per la meravigliosa esperienza vissuta.
CONSIDERAZIONI FINALI:
Se avete intenzione di affrontare un viaggio di questo tipo fatelo quando i bimbi sono piccoli. In questa fase stanno volentieri nel marsupio e mentre loro dormono a contatto con voi, riuscirete a visitare moltissimo, cosa che già verso l’anno risulterebbe molto difficile. Non dite a nessuno che avete intenzione di partire. Non sono matta, davvero, non lo fate. Genitori, suoceri e conoscenti di vario grado tenteranno di dissuadervi dall’intraprendere un viaggio con bimbi piccoli ma se avete scelto una meta “sicura” e con una buona copertura assicurativa sanitaria la cosa non solo è fattibile, ma davvero un’esperienza unica. Solo in Italia non si usa viaggiare con bambini al seguito, mentre appena varcate le frontiere, avrete occasione di constatare quante famiglie lo facciano felicemente se senza particolari stress. Negli Stati Uniti abbiamo visto famiglie con 3/4 bimbi piccolissimi girare senza problemi per l’aeroporto e abbiamo cambiato il nostro modo di vedere le cose. Quindi ditelo a cose fatte per evitare ansie inutili, e con il benestare del vostro pediatra. I bambini piccoli hanno solo bisogno di stare con voi, di sentire il vostro calore e di respirarvi. Usate un supporto o marsupio ergonomico e l’esperienza sarà indimenticabile per entrambi. Grazie di cuore a Samanta Fornino per il supporto durante la preparazione del viaggio e a Fabrizia78 , splendide mamme viaggiatrici.