L’idea mi è nata perchè, presa come al solito dallo spirito generoso della “conversionista” sto tentando da mesi e mei di convincere una cara amica ad abbandonare, almeno in alcune occasioni, le scarpe da ginnastica, e tentare di elevarsi un pò sopra alla bassa morale del casual metropolitano, tramite lo slancio di un elegante tacco.
Non dico un 12-15, ma nemmeno sto parlando di quegli infimi tacchetti da “vorrei ma non posso” o (Diononvoglia) quei finti tacchi che non sono nè carne nè pesce, e nemmeno zeppe.
Non fraintendetemi: per necessità anche io cammino rasoterra, e abbandono gli amati tacchi, ma sempre mio malgrado e in ogni caso tornando con il pensiero alla scarpiera zeppa di tacchi, che li giacciono, venerati, ma semi-inutilizzati.
Diciamo pure che è una questione di attitudine mentale, allora, il tacco: anche quando non ce lo possiamo permettere, DOBBIAMO pensare a lui. Come se fosse il nostro fidanzato, l’anima gemella, e noi fossimo lontane: ci struggeremo per lui e vorremo sempre tornare da lui, ma mai tradirlo con uno basso e tozzo, 100 volte più racchio del nostro Amore.
Inoltre, io amo le zeppe, soprattutto d’estate. Ecco. La zeppa mi fa estate, e quindi la zeppa: la mettiamo d’estate. Ecco la PRIMA LEZIONE:
- le zeppe, d’estate: di corda, di sughero, di legno (purchè non vi rompa le scatole sentirne il ticchettio sull’asfalo, e non vi vengano le vesciche sulla pianta del piede perchè il legno, ahimè, è durissimo…), colorate, altissime, a pianta unica o con un accenno di tacco… evviva le zeppe. D’estate.
Insomma, come vi dicevo, sto facendo proseliti del tacco. Indottrinando le masse sui piaceri della camminata da passerella, con la sua sinuosità e si, anche la lentezza che ci permette di cogliere questo bellissimo mondo in tutt i suoi dettagli (e da una angolazione privilegiata). Tanto si sa, che all’occorrenza siamo in grado di scattare e percorrere i 100 mt piani (o i 100 piani di scale) in zero nanosecondi, eclissando qualsiasi record di arrampicata o maratona sia mai stato tabilito dagli sciabattanti piedi a papera degli indossatori abituali di sneakers. O quasi.
Ma insomma, questo non è che un dettaglio, e il tutto è nato anche un pò come sfida e scommessa, visto che chi mi conosce dai tempi del liceo trova difficile immaginarmi arrampicata su certi favoleggiati tacchi… Ma essi sono nella mia scarpiera e sono anche un pò consunti, a riprova della mia buona fede! E perciò resto convinta che se ce l’ho fatta io…
Ecco, allora tutte insieme ripetiamo la LEZIONE 1: la zeppa è la mia migliore amica, ma solo d’estate. La zeppa mi aiuta a camminare abituandomi alle nuove altezze, a quella lieve vertigine che accompagna le nuove “vedute” dall’alto, e a migliorare il mio portamento, togliendomi dallo sciabattare paperoso delle scarpe da ginnastica, ed abituandomi a muovermi con qualcosa ai piedi che non sempre fa quello che voglio io…
La zeppa è la mia migliore amica e io mi impegnerò ad amarla e accudirla come tale, indossandola nelle occasioni felici, in spiaggia (ma stando attentissime perchè sulal sabbia è molto difficile camminare con le zeppe, e poi rischiamo di rovinarle -e questo contravviene alla regola “amarla e rispettarla come un’amica”-)
Un cenno storico: pare che la zeppa sia stata inventata negli anni Quaranta, e da allora sia sempre tornata (alternativamente) su e giù di moda. “Famose sono le zeppe disegnate da Ferragamo e quelle rilanciate da Madonna nel ’96 nel film Evita, mentre monsieur Blahnik le giudica -malsane, volgari e mostruose – dimenticand di averne disegnate anche lui una collezione negli anni ’70″ (cit. THE LITTLE PINK BOOK -SCARPE)
Evidentemente, non sono l’unica a subire l’alternato e dilaniante fascino delle zeppe…quindi, signorine, forza e coraggio e cominciamo con il primo passo, dalle zeppe. vedrete che poi è tutta in discesa la via per arrivare allo spillo (…che pare sia anche lastricata di buone intenzioni), … e diamoci tempo!
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