NdR:Tutte le offerte pubblicitarie presenti in questo articolo sono state scelte tra le migliori disponibili, non perdere l’occasione per saperne di più!!
In principio era la borsa.
Cominciamo col dire che questa non e’ una vera e propria guida, ma pensieri in libertà sull’argomento che assomigliano solo vagamente a una guida. Non mi dispiacerebbe comunque dare un’infarinatura a chi fosse completamente digiuno di tali tematiche.
Ok partiamo dalle informazioni di base, quelle che solo un assoluto neofita non conosce, vedremo nei prossimi articoli di approfondire alcuni aspetti di questa pratica.
Ci sono molti modi di investire il proprio denaro, e anche di scialacquarlo s’intende!
Ma direi che le due macro categorie principali, come poi in tutte le questioni, siano il “fai da te” o il rivolgersi al professionista di turno. Per chi stesse aborrendo anche solo l’idea del “fai da te”, ricordo che la cronaca ha mostrato come anche chi si rivolge ai professionisti, a volte, rischia brutte sorprese.
Ad ogni modo, stabilito che una piccola parte (e questo non è un fattore irrilevante, in quanto più saremo disposti a perdere il denaro in oggetto, più facilmente invece porteremo a casa il risultato) del proprio denaro vogliamo investirla in proprio, ci sono molti modi di attuare tale proposito. Ma anche qui individuerei subito due ottime macro categorie, che anche se non esauriscono i campi in cui ognuno di noi si può cimentare nel perseguire tale intento, sono due dei sistemi più usati; borsa e forex. Per il grande pubblico, o almeno per come li ho conosciuti io da quando mi sono approcciato a tale mondo, all’inizio era “La borsa”. Pioniera nell’offrire l’opportunità di investirci direttamente da casa, tramite le prime SIM (società intermediarie mobiliari, che è appunto il contrario di immobiliari, in quanto le azioni sono tutto meno che inamovibili), che ricevendo l’ordine di comprare o vendere una determinata azione dal privato, prima tramite telefono, poi tramite il PC, inoltravano lo stesso nella borsa valori; concretizzando la nascente consuetudine del trading online. Ovvero la pratica di commerciare tramite internet le varie azioni in proprio, anche da semplici privati.
Diciamo subito che a parte i vari tecnicismi, quello che differenzia in particolar modo il forex dalla borsa, è che quest’ultima consente, per l’appunto di negoziare (comprare e vendere), quasi fisicamente, i vari titoli rappresentativi delle società che vi sono quotate, mentre il forex si comporta più come un grande allibratore, che vi permette di puntare sull’ apprezzamento o deprezzamento delle varie valute, ma anche beni primari, come oro, argento, gas naturale, o caffè; e non sottovaluterei quest’ultimo, senza il quale non riuscirei a finire questo articolo, né voi a leggerlo.
Fai Marketing Virale su Facebook e tutti i SOCIAL con PRCLICK!
Sito WORDPRESS o ECOMMERCE? Tutto quello che ti serve, incluso template grafico Prclick, solo 7,5 Euro al mese su MISTERHOSTING.it!
Parlando di borsa, nella pratica del trading online, si punta soprattutto sull’apprezzamento che ogni azione ha nel periodo di tempo in cui si vuole intendere condurre l’operazione (dall’apertura alla chiusura). O il deprezzamento nel caso delle vendite allo scoperto. Prima di venire alle vendite allo scoperto, parliamo di orizzonte temporale. Si va dai cassettisti, coloro che comprano le azioni con l’idea di tenerle per giorni, settimane, o anche mesi e anni, al trader medio che pensa di concludere l’operazione in poche ore, fino ad arrivare agli scalper, che sfruttano l’azione per le piccole fluttuazioni che fanno anche in pochi secondi o comunque in genere minuti; tenendo presente che ognuno di questi può potenzialmente cambiare categoria e un operazione nata per durare pochi secondi può anche potenzialmente durare per anni; sempre che uno si possa permettere di immobilizzarvi il denaro, e lo voglia.
Avevo parlato di comprare e vendere le azioni quasi fisicamente? Ho esagerato. Considerando anche gli scalper di cui sopra, nessuno, magari nascosto nel buio di qualche ufficio, prepara le azioni cartacee da consegnarvi brevi mano per quei pochi secondi che magari avete inteso tenervele. Però non c’è dubbio che, escludendo i derivati, negoziati sempre nello stesso circuito, che sono delle specie di scommesse sull’azione vera e propria (emesse da istituti privati estranei alle società in oggetto, un po’ come avviene nel forex come ho accennato), nella borsa, il titolo, che rappresenta in pratica una piccola percentuale della società di riferimento, passa virtualmente di volta in volta nelle mani dei vari contendenti, donando loro per il tempo in cui le detengono, una parte infinitesimale della società che le ha emesse, o comunque una parte dei diritti dei loro dividendi; siano questi contendenti investitori professionali, istituzionali, o semplici trader dell’ultima ora. Ognuno di questi soggetti immette di volta in volta la richiesta di comprare o vendere la determinata azione, e ogni domanda e offerta inserita s’incontra secondo per secondo. Il riassunto di tutte le immissioni poi, viene mostrato nei book delle stesse.
L’articolo continua dopo la pubblicità
Il book, lo strumento più importante, almeno per i vecchi trader come me, non è altro che una tabella dove vengono mostrate le offerte di acquisto (Ask/domanda) e di vendita (Bid/offerta), nonché la quantità di offerenti (volumi) per ogni fascia di prezzo; in pratica delle tabelle elettroniche, dove sono riassunte le migliori offerte di vendita e le migliori in acquisto di ogni singola azione. L’eventuale distanza dalla migliore offerta in vendita e quella in acquisto viene chiamata Spread; che poi è lo stesso termine reso famoso dalla differenza di valore fra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi, semplicemente perché è un termine che quello significa, “differenziale”, niente di più. Le stesse offerte poi, oscillando in continuazione, fra incontri che ne determinano il prezzo momento per momento, nuove immissioni di ordini e cancellazioni varie, costituiscono il dinamico, in continua evoluzione, scheletro dell’andamento della negoziazione titoli in borsa. Quel andamento, tra altri e bassi, determina l’evoluzione delle variazioni di prezzo che ogni azione ha nei vari tempi di riferimento; in tempo reale, a un minuto, a cinque, fino ad arrivare al sunto delle variazioni in giorni. I caratteristici grafici che si vedono anche in tv, quando l’argomento è la borsa, che possono per l’appunto rappresentare come l’azione si e’ mossa in ognuno di quei riferimenti. Il grafico può quindi rappresentare un periodo di tempo di due giorni, ad esempio, ma se il riferimento temporale adottato sarà la variazione che l’azione ha subito ogni ora, questo risulterà molto meno dettagliato dello stesso, sempre a due giorni, ma dove sono annotate le variazioni minuto per minuto; fermo restando che saranno comunque sovrapponibili comprimendo il secondo adeguatamente.
Nel momento che io intendo comprare un’azione quindi, dovrò semplicemente decidere se farlo a un prezzo che decido io o adeguarmi al mercato del momento. Nel primo caso, se le prime cinque offerte di acquisto sono, esemplificando, 7,6,5,4,3 e quelle di vendita sono 8,9,10,11,12, e io intendessi tentare di comprare l’azione a 4, piazzerò l’ordine che si aggiungerà, tenendo conto anche della temporalità in cui l’ho immesso, a tutti quelli che offrono 4. A quel punto per far si che il mio ordine passi, e io riesca a comprare il tot d’azioni al prezzo che ho deciso, bisogna che chi vende esaurisca le offerte di quelli che offrono più di me, quindi 7,6,5; quando arriveranno (sempre che succeda) quelli che hanno, per qualche motivo, bisogno di vendere subito, non essendoci più le offerte precedenti, venderanno a 4, e quando si esauriranno quelli che han piazzato l’ordine a 4 prima di me, ecco finalmente che io mi aggiudicherò il numero di azioni al prezzo che ho deciso. Ovviamente se la cosa avverrà, e nel caso in che tempi, è impossibile da determinare con sicurezza, se ne può avere solo un’idea a secondo del proprio intuito e dalle indicazioni che vari strumenti, come l’analisi tecnica di cui parlerò più avanti, offrono. E facile immaginare quindi, che se io volesse acquistare con certezza un tot di azioni subito, di quella particolare azienda, non mi rimane che offrire 7, o se la quantità di azioni che intendo comprare è maggiore di tutti quelli che le offrono in vendita a 7, arrivare a offrire 8, 9, o piazzare un ordine al meglio (ovvero ordinare alla SIM, che eseguirà in maniera automatica, di comprarmele a qualsiasi prezzo, basta che me ne trovi la quantità che dico io). A quel punto comunque le avremo comprate a un prezzo medio, perché se, per caso, avessimo voluto comprare mille azioni al meglio della società X, e nel book le due migliori offerte visibili fossero 500 a 7 e 500 a 8 (che possono essere anche la somma di offerte di soggetti diversi) ecco che le nostre mille azioni ci saranno costate 7,5, e via dicendo. Non c’era manco bisogno di dirlo? Forse, ma ho specificato che intendevo partire dalla ABC.
E una volta comprate che facciamo? Fermo restando che, parlando di trading, prima o poi vorremmo venderle, realizzando possibilmente un guadagno, quello che faremo dipende dalla nostra natura. Siamo scalper, trader o cassettisti? Ci affidiamo all’analisi tecnica o ai fondamentali, ovvero al controllo della salute finanziaria delle società di cui intendiamo comperare le azioni? Stabilendo che tutto il discorso vale anche all’inverso, ovvero nel caso le avessimo vendute allo scoperto, sperando poi di riacquistarle a prezzo più basso, l’importante è che l’azione vada nella direzione in cui abbiamo ipotizzato (non mi sono dimenticato delle vendite allo scoperto).
Diciamo subito, che se vi affidate ai fondamentali, ovvero a quello che materialmente realizza la società di cui avete comperato o venduto le azioni e alla loro solidità finanziaria, probabilmente sarete anche dei cassettisti; potrei aggiungere sprezzante, non dei veri e propri trader. In realtà è un ottimo sistema di trading anche quello, basta diversificare e informarsi molto bene, inoltre un cassettista può essere tale anche se tiene l’azione per poche settimane, il che rende comunque l’operazione molto diversa da chi si affida ai più sicuri e a lungo termine titoli di stato ad esempio, anche se esistono pure i BOT a 3 mesi; se non altro perché su questo tipo di operazioni, se fatte da se, si ha il pieno controllo e unica responsabilità della riuscita o meno. Ma veniamo ai veri trader, quelli che in genere iniziano e concludono un operazione in giornata o al massimo il giorno dopo. Prima di dire perché questa pratica è così amata e ritenuta conveniente anche dal sottoscritto, diciamo che di solito ci si affida per la decisione dell’ azione da prendere in considerazione, e di come condurre l’operazione, a diversi fattori, tutti ben riassumibili con il termine analisi tecnica. Foss’anche quando si controlla semplicemente cosa ha fatto quell’azione il giorno prima, ovvero come ha aperto rispetto al giorno prima ancora, qual è stato il minimo, il massimo, e la chiusura. Ma più specificatamente l’analisi tecnica punta allo studio del grafico dei giorni, settimane, mesi precedenti, cercando di individuare punti di resistenza e di forza nell’andamento del prezzo di ogni determinata azione, nonché la prossima direzione, basandosi sulle figure che la stessa azione disegna, mentre va su e giù, od oscilla in orizzontale (movimento laterale). E quando l’analisi tecnica dovesse determinare che, ad esempio, 6,2 euro, per la data azione, è un punto di forza, perché disegnando un canale discendente, si capisce visivamente che quello è un punto dove l’azione rimbalzerà, e tornerà a crescere, nel caso vi si stesse dirigendo al ribasso? cosa ci fa’ pensare che questa sia una regola valida? Ad esempio il fatto che molti trader vi si affidino, e all’avvicinarsi del fatidico traguardo molti cominceranno ad acquistare, rendendo reale automaticamente la profezia tecnico/grafica, determinando un improvviso, a volte duraturo, rimbalzo. Bello no?
Dipende, i grandi speculatori, i fondi d’investimento e i pesci grossi vari, queste logiche le conoscono, e a volte preparano trappole per tosare il proprio gregge che si affida a tali profezie. Ad ogni modo con le dovute accortezze, che andremo a vedere in seguito, tipo gli stop loss, gli stop profit e i trailing stop, non è cosi difficile portare a casa il risultato, considerando che se anche solo si lanciasse una moneta in aria, senza riferimenti di sorta, avremmo il 50% di azzeccarci.
Vi chiederete, e se invece entro in un’azione e questa perde valore, chi mi fa fare di venderla rimettendoci denaro, aspetto finché non torna su. Corretto … in parte. Si può fare, ma conviene?
Se voi in un determinato momento, vi rendeste conto che le azioni della società X non sono un grande investimento, perché non si prevede che si apprezzino nel prossimo futuro, o comunque non entro un tempo ragionevole, e io vi offrissi, 500 euro (non se ne parla, è solo un esempio) oppure lo stesso valore in azioni di quella società da tenere per almeno un mese … cosa accettereste? Ecco che vendere in perdita non è più una vera perdita. ma un probabile guadagno visto su un dato orizzonte temporale, e la pratica diventa molto meno masochistica. Si tratta solo di accettare il piatto sul tavolo; preferite i 450 euro in contanti che vi offro (è sempre un esempio) o i 450 euro in azioni che vi hanno già fatto perdere 50 euro?
In fondo, se pensate di essere bravini a determinare cosa farà un’azione in un certo periodo, perché tenere denaro immobilizzato? Si accetta la perdita e si prova a rimediare con altre operazioni azzeccate. Nell’ottica del trader medio o dello scalper, ne potete fare anche dieci in una giornata, guadagnando molto di più di quello che avevate perso uscendo subito, dopo esservi resi conto che quella volta non ci avevate preso. E se invece non siete bravini a determinare cosa farà una data azione in un dato periodo, ma cosa ci state a fare in borsa a cercare di investire denaro in proprio??
Ma torniamo alle vendite allo scoperto. Al giorno d’oggi si guadagna sia se l’azione scelta va su che se va giù; l’importante è prevedere correttamente, nel periodo che ognuno si prefigge di tenerle, se vanno appunto giù o su. Se per qualche mistico motivo si è convinti che l’azione presa di mira andrà giù, basta venderla. Avete capito bene, si può venderla senza averla comprata. Ogni SIM (parliamo sempre di società mobiliari, quelle che ti permettono dal tuo PC di comprare e vendere azioni) hanno un certo numero di azioni di ogni società importante; come minimo di quelle presenti nella lista delle blue chips, tipo Telecom, Mediaset, Unicredit e via dicendo. Le tengono tipo investimento, e ne hanno in gran numero. E loro ve le prestano volentieri. Volete vendere mille azioni di Unicredit? Loro ve le danno, voi le vendete al prezzo che ritenete opportuno, quello da cui in poi scenderà di sicuro (vi piacerebbe) e quando avrete chiuso l’operazione, quello che alla SIM interessa e riavere numero mille azioni indietro. Se voi quando le avete vendute avete avuto in cambio 100 euro dal mercato, perché l’azione valeva tot, e quelle, magari quando le ricomprate per chiudere l’operazione e ridarle alla SIM che ve le ha prestate, valgono 80 euro, perché ogni singola azione è scesa come immaginavate, ci avrete semplicemente guadagnato 20 euro; o di più se è scesa maggiormente. Semplice no? È matematica delle elementari.
Riduce il grasso, regola la digestione. Scopri il battere del ventre piatto! Sconto -25%!
Offerta Lenti a Contatto, Tutte le Migliori Marche! Spedizione Gratis – www.1000lenti.it
Perdere Peso con la Tisana dei Monaci Buddisti
E la SIM come prima di darvele avrà sempre mille azioni. Viceversa se è salita, perderete per quanto il valore è salito visto che dovrete metterci la differenza per ricomprarle e ridarle alla SIM. C’è da dire che la cosa è meno macchinosa di quanto appare. In automatico vendete e ricomprate, così come comprate e rivendete. L’unica cosa di cui tener conto è se l’azione segue l’andamento che avevate previsto, al ribasso o al rialzo. Bisogna anche dire, che già di base, senza parlare di effetto leva di cui tratteremo dopo, se un’azione va giù quando l’avete comprata, difficilmente perderete il 100% del capitale, a meno che non avete comprato le “cani stracci oil” o l’amministratore delegato di quella azienda, prima di dichiarare bancarotta, non incendi anche tutto quello su cui si basa il bussines della sua società. Ma se le vendete senza averle, e magari proprio l’amministratore delegato, uno un tantino più geniale di quello di cui sopra, scopre per caso il modo di produrre energia dal nulla, ad esempio, aumentando di riflesso in poche ore del 100%, come minimo, il valore delle azioni della società che avete comprato, ecco allora avete perso tutto, o vi indebitate anche se va ancora più su. Perché? Ok lo rispiego per quelli poco attenti. Se vi fate prestare 1000 azioni mettendo a garanzia un capitale di 100 euro (non prendiamo in considerazione ora l’effetto leva offerto da tutte le SIM), perché questo vale in quel momento quelle azioni, e poi le vendete, realizzate i cento euro e vi rimane solo l’obbligo prima o poi di restituire le 1000 azioni alla SIM. Ma se il giorno dopo per i motivi di cui sopra, valgono 200 euro, ecco che per ricomprarle e consegnarle a chi ve le ha prestate, dovrete rispendere i 100 realizzati dalla loro vendita il giorno prima, più altri 100 di tasca vostra, ovvero tutto il capitale a garanzia; mentre voi speravate che quelle il giorno dopo sarebbero valse 95 portando a casa 5, magari. Tra l’altro la scelta sarà obbligata dalla SIM, perché avrete esaurito tutto il capitale a garanzia, non potete aspettare, sperando che riscendano. In poche parole nelle vendite allo scoperto il rischio di perdere tutto è più elevato del semplice investimento in acquisto.
Ci sono molte altre cose da dire e le tratterò, tipo l’effetto leva, le varie strategie di trading, l’interesse composto, o gli stop profit, loss e trailing di cui ho accennato prima; ma intanto concludo evidenziando la grande differenza fra l’azione e il derivato. O per meglio dire la ribadisco. Con l’azione acquistando pezzetti di società, noi lottiamo contro un entità indefinibile, il mercato. Nessuno direttamente si sentirà colpito dal nostro successo, a parte gli amici invidiosi (da non sottovalutare), in quanto nessuno perderà direttamente dalla vostra operazione in profitto. Nel derivato invece, chi vi vende la scommessa sull’azione o indice di riferimento (sottostante), ha tutto l’interesse a vedervi fallire, in quanto come un allibratore, se voi guadagnate il profitto verrà fuori da le loro tasche. Un buon motivo per trattarli con le dovute cautele, e la stessa cosa più o meno vale per il mercato del Forex; il quale però ha anche molte frecce al suo arco che lo potrebbero rendere preferibile anche alla borsa.
Ok alla prossima, per quest’articolo ho messo anche troppa carne la fuoco, proverò a integrare e ampliare nel prossimo. Vi lascio con un disclaimer d’obbligo:
Il presente articolo riporta il punto di vista dell’autore, che non rispecchia necessariamente la totalità delle opinioni dei trader in generale. Le suddette opinioni sono soggette a variazioni senza obbligo di notifica. Il presente articolo viene diffuso a soli fini informativi e non è da intendersi come indicazione di investimento o consiglio a favore di particolari titoli, strategie o prodotti di investimento.
Francesco Bianchi
Altre pubblicità selezionate fra le migliori, non perdere l’opportunità’ di saperne di più