Abbandonato Cerreto-Guidi, il cui abitato cinge come un anello il poggetto sul quale sorgono la villa medicea e la Pieve, torniamo sulla riva dell’Arno ed in una rapida corsa passiamo attraverso ai popolosi paesi che, a breve distanza l’uno dall’altro, trovansi fra la linea delle basse colline che la valle dell’Arno dividono dal padule di Fucecchio e l’argine del fiume.
Fucecchio è il primo e il più importante di questi luoghi: importante per dovizia di antichi ricordi storici, per pregio di fabbriche e di opere d’arte ed anche per essere divenuto modernamente un frequente e cospicuo emporio di commercio e di attività.
FUCECCHIO — PANORAMA – Foto tratta dal libro “Il Valdarno da Firenze al mare”, 1906
In origine fu un piccolo borgo, che si disse appunto Borgonuovo, fabbricato, insieme ad una cospicua abbazia, dai Cadolingi, i quali adottarono più comunemente il titolo di Conti di Borgonuovo, perchè tennero come loro preferito soggiorno il castello da essi edificato da un lato della collinetta sulla quale la terra di Fucecchio si distende.
Di quella rocca, che la Repubblica Fiorentina conquistò ed afforzò, sussistono ancora le gagliarde mura e diverse torri che attorniano un’ampia casa di fattoria oggi dei Principi Corsini.
L’Abbazia di Borgonuovo, intitolata a S. Salvatore, sorgeva sul poggetto chiamato di Sala Marzana e sussiste tuttora, sebbene trasformata, la sua vetusta chiesa che della vecchia struttura conserva oggi solo poche parti. Passata dai Benedettini ai Vallombrosani, poi alle monache, subì alterazioni infinite e la dispersione del suo artistico tesoro. Oggi non vi si osservano che dei dipinti del Vasari, di Francesco Mati, di Alessandro Allori e del Pignoni.
L’Arcipretura di S. Giovanni Battista venne riedificata nel XVIII secolo nella località stessa dell’antica Pieve divenuta troppo angusta. Al modesto interesse del fabbricato offrono un compenso diversi oggetti d’arte che tuttora vi si conservano: dei dipinti cioè ritenuti di Cosimo Rosselli, di Lorenzo di Credi, di Filippino Lippi, del Sogliani, di Fra Paolino da Pistoja, del Pontormo, di Alessandro del Barbiere, del Biliverti.
Fucecchio, che fu costantemente fedele a parte guelfa, che accolse nelle sue mura ospitali e li protesse, i fuorusciti fiorentini banditi dopo Montaperti, fu teatro più di una volta di guerreschi episodi, nei quali difese così gagliardamente la propria libertà che i nemici, attaccandolo, uscirono scornati e sconfortati. Anche Castruccio Castracane, che nel 1323 tentò la presa di Fucecchio, si trovò di fronte a tale resistenza che dovette abbandonare l’iniziata impresa.
FUCECCHIO — PORTA DI S. ANDREA – Foto tratta dal libro “Il Valdarno da Firenze al mare”, 1906
Dell’assedio posto a Fucecchio da Castruccio rimane ricordo nella porta di S. Andrea, che il popolo chiama appunto di Castruccio, perchè contro di quella più specialmente si rivolse la inutile furia delle milizie guidate da quell’ardito capitano.
Palazzi antichi e di belle forme architettoniche, piazze e strade eleganti, il vantaggio di una felice giacitura, i benefizi del movimento commerciale, fanno ora di Fucecchio uno dei centri più notevoli del Valdarno Inferiore.
Da Fucecchio trasse nome fin da tempo antico un vasto lago, divenuto poi palude, che si distende nei bassi piani chiusi fra i colli del Valdarno e le pendici dei poggi della Valdinievole.
Cotesto lago fu fin da tempo remoto occasione di cure speciali per parte degli ufficiali della Repubblica Fiorentina, i quali dovevano provvedere a che le acque cresciute per le alluvioni non allagassero i luoghi circostanti e impedire che per cagione della bassura del lago esso fosse invaso dalle piene dell’Arno; quindi più e più volte si ricorse ai più valenti artisti perchè dirigessero la costruzione di gagliarde opere idrauliche atte a contenere il lago ed a favorire il defluvio delle acque.
Di queste opere di architettura idraulica la più importante è il Ponte a Cappiano, detto anche delle Calle per cagione delle cateratte e delle altre opere di difesa che in questo luogo furono eseguite. Storicamente, il Ponte a Cappiano è interessante perchè fin dal medioevo ebbe a propria difesa un castello fortissimo presso al quale più volte vennero a sanguinose contese le milizie delle Repubbliche di Firenze, Pisa e Lucca. Nella costruzione del ponte e delle altre difese dello sbocco del lago, ebbero parte grandissima Antonio e Francesco da Sangallo, entrambi architetti del magistrato della parte guelfa. Il primo fu mandato nel 1508 a provvedere ad opere che valessero a contenere il lago ed a far sì che da esso non sfuggisse in troppa quantità il pesce che procurava una cospicua rendita allo stato. Francesco nel 1530 ricostruì il ponte, il quale, sebbene abbia subìto moderne e deplorevoli deturpazioni, è sempre importante anche dal lato architettonico. È tutta una solida costruzione a cortina di mattoni con un portico che protegge la strada e che si sporge dal corpo centrale del fabbricato, chiuso alle due estremità dalle massicce torri di difesa sovrastanti alle porte che dànno accesso al ponte.
( Guido Carocci, Il Valdarno da Firenze al mare, 1906 )