A Signa, la valle dell’Arno si trasforma completamente di carattere. Non più il fiume errante in mezzo all’ampia pianura limitata da poggi lontani; i poggi convergono invece verso il fiume, lo stringono fra le balze e i dirupi e sembra quasi che vogliano sbarrargli la via.
GOLFOLINA – IL MASSO DELLE FATE O DELLA GOLFOLINA – Foto tratta dal libro “Il Valdarno da Firenze al mare”, 1906
Il punto più angusto di questo tratto della valle è la gola della Golfolina o Gonfolina, dove un masso gigantesco detto delle Fate, sporge verso il fiume, spingendosi quasi attraverso alla strada tagliata alla base del monte.
La località è orrida e pittoresca al tempo stesso e quel masso che fin da tempo remoto si trova designato come la Pietra Golfolina, è stato oggetto delle più fantastiche supposizioni de’ vecchi scrittori.
Molti di essi, a cominciare dal Villani, han detto che il monte che chiudeva la valle formando ne’ piani sotto a Firenze come un gran lago, venne artificialmente tagliato per dar esito alle acque ed il volgo designò anche il santo che per opera miracolosa ruppe le aspre rupi e regalò all’agricoltura ampi terreni già lacustri.
La scienza però ha facilmente dimostrato come fossero invece da accogliersi le ragioni di altri scrittori i quali affermavano che il taglio della Golfolina fosse naturale risultato delle corrosioni prodotte dalle acque nelle pietre arenarie che costituivano una potente barriera attraverso alla valle.
La stretta della Golfolina è formata dai poggi di Malmantile e di Artimino, alla base dei quali si cavano in gran quantità pietre che servono specialmente ai bisogni dell’edilizia fiorentina, dando vita ad una fiorente e profittevole industria.
( Guido Carocci, Il Valdarno da Firenze al mare, 1906 )