Descriverlo con una sola qualifica sarebbe riduttivo. Günter Grass è scrittore, drammaturgo, poeta, saggista e anche scultore. Nato a Danzica nel 1927 è stato insignito del Nobel per la Letteratura nel 1999; questa la motivazione addotta dalla giuria svedese “le sue licenziose fiabe ritraggono la faccia dimenticata della storia”.
La vita
Non certo una vita fiabesca, però, la sua: a 15 anni tentò di arruolarsi nella marina del Terzo Reich ma non ci riuscì. Decise allora di offrirsi come volontario in un corpo ausiliario del Wehrmacht e poi entrò nelle Waffen SS – una forza armata della Germania nazista – sempre come volontario. Una scoperta recente, questa, che portò alcuni polemisti a pretendere la restituzione del Nobel; ma Grass rispose saggiamente che il suo passato non doveva compromettere il giudizio sulle sue opere.
Passato poi, negli anni Sessanta/Settanta, a sostenere il partito socialdemocratico tedesco e in quelli più recenti a criticare aspramente la politica aggressiva di Israele nei confronti dell’Iran e a difendere la Grecia vittima di una durissima crisi economica, attaccando l’Europa e la sua stessa Germania, è sempre stato una figura un po’ spinosa per alcuni. Queste ultime opinioni le ha espresse sotto forma di poesie: Ciò che deve essere detto è quella che ha suscitato più scalpore e che l’ha reso inviso al governo israeliano, che l’ha definito “persona non grata”.
Le opere
Il primo libro che ho letto è stato Il tamburo di latta – che è anche il suo primo lavoro editoriale – e me lo ricordo come fosse ieri nonostante siano passati sicuramente 10 anni. A parlare è Oskar Matzerath, giovane tedesco dalla straordinaria intelligenza, chiusa in un corpo deforme, che racconterà la sua vita e quella della Germania di inizio Novecento accompagnando la narrazione a ritmo di tamburo. Se letto con attenzione il libro ci svela tantissime simbologie: la gobba che si forma sulla schiena di Oskar, ad esempio, altro non è che un’immagine del peso della Storia e del giudizio che incomberà d’ora in avanti sulla Germania, macchiatasi di orrendi crimini durante il nazismo.
Poi c’è il più recente Il passo del gambero, del 2002, sulla tragedia del transatlantico Wilhelm Gustloff (che prossimamente passerà dalla libreria al comodino di camera mia) e un altro capolavoro – che per ora non ho ancora affrontato ma che riposa in wishlist - Il mio secolo. Mi piacciono quei libri che riassumono, o almeno cercano di farlo, decenni di storia visti dagli occhi di chi l’ha vissuta e raccontata (un po’ come La storia di Elsa Morante o Intervista con la storia di Oriana Fallaci).
Günter Grass oggi
In un’intervista recente Grass ha dichiarato di non utilizzare né cellulare né computer:
«Sono ingerenze nella mia vita privata che io disprezzo e respingo. Ancora oggi scrivo la prima versione dei miei testi a mano, la seconda e la terza con la mia vecchia Olivetti. Poi la mia segretaria riversa tutto in un computer. E io correggo il testo come un manoscritto».
Lo scrittore è invece un po’ più permissivo nei confronti degli e-book che, secondo lui, «non cacceranno via il libro cartaceo».
A gennaio 2014 l’autore ha dichiarato che non scriverà più romanzi: «Ho 86 anni. Non credo che riuscirò ancora a scrivere un romanzo. Il mio stato di salute non è tale da poter programmare qualcosa che possa presupporre 5-6 anni di lavorazione, ossia il tempo di ricerca necessario per scrivere un romanzo. Ma dopo un periodo in cui sono stato più volte in ospedale, ho ritrovato l’attività creativa nel disegno e negli acquerelli, che tra l’altro in passato mi hanno ispirato a produrre testi. Sto lavorando a questo. Cosa ne verrà fuori, non lo so».
Non ci resta, quindi, che consolarci con la lettura dei suoi capolavori e chissà, magari un giorno assieme ai libri potremmo vantare nel nostro studio anche un suo acquerello.