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GURUBANANA, Karmasoda

Creato il 29 agosto 2012 da The New Noise @TheNewNoiseIt

Karmasoda

È una sera di marzo. Una macchina si dirige verso lo studio di Marco Franzoni. All’interno ci sono Andrea Fusari e Giovanni Ferrario. Entrambi personaggi eclettici: il primo è un cantante e un conduttore radiofonico appassionato di blues (genere cui dedica una trasmissione); il secondo è un cantautore, un chitarrista e un produttore artistico. A un tratto Giovanni si rivolge scherzosamente ad Andrea chiamandolo “GuruBanana”, come la canzone scritta nel 1975 da Ken Ayer, fondatore dei Soft Machine. Ecco il nome per un duo che si è fatto notare già nel 2008 con l’esordio omonimo.

Se il nome è nato fortuitamente, nelle canzoni nulla è affidato al caso. Lo prova Karmasoda (2011), secondo album della coppia: in esso ogni brano si lega con coerenza all’altro, senza mancare di individualità. Il pop-rock dei Gurubanana, indubbiamente molto brit (e non stupisce che il cd sia stato prodotto dall’etichetta veneziana Shyrec, la stessa degli Zabrisky), sa spaziare in modo eclettico e trasversale: tant’è che si passa da “Liza Show”, col suo crescendo à la Pulp di “Common People”, al gusto new wave di “Monochrome Elvis”. Piuttosto articolata la title-track, col suo inizio dub e il suo finale in bilico tra rumori psichedelici e recitazione art rock.

Da tempo Fusari aveva voglia di mettersi alla chitarra e buttar giù dei pezzi, lasciando solo una pallida traccia dell’amato blues e dando un posto di primo piano ai testi, ironici e pungenti. Li ha fatti ascoltare a Ferrario, membro fondatore con Marta Collica dei Micevice, affinché li producesse. E quest’ultimo, divenuto in seguito parte integrante del progetto e curatore degli arrangiamenti, ha avuto modo di sfoggiare la sua tecnica e il suo gusto, affinati da un’esperienza ventennale (non dimentichiamoci le sue collaborazioni con gli Scisma, con Cristina Donà, con Morgan…).

Qualcuno storcerà il naso innanzi a certe sonorità dei synth e a certi grooves un po’ Eighties (come nel caso di “Enter Any Question”, con le sue rullate e quella ricorrente scaletta), ma nel complesso possiamo affermare che si tratta di un lavoro – come ogni album pop di pregevole fattura – godibilissimo e frizzante, anche se cela un umano senso di mestizia.

Tracklist

01. Enter Any Question
02. Liza Show
03. Rifles
04. Unscheduled
05. Karmasoda
06. Talking On Number
07. Monochrome Elvis
08. South Of Haparanda
09. B.J. Core

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