Terni, 6 dicembre 2011: il treno che mi porta a Roma si ferma nella provincia umbra dopo aver attraversato parte della regione. Purtroppo un’insolita sveglia in orario antelucano, combinata con la risoluzione dell’ennesima emergenza dell’ultim’ora che dall’ufficio mi segue anche nella trasferta lavorativa non mi consentono di volgere lo sguardo fuori dal finestrino per godere un assaggio del paesaggio umbro.
Cascia, primavera 2011: con un gruppo di amici si programma una gita di un giorno a Cascia, paese di Santa Rita. Non ci si sofferma troppo sui dettagli della visita; gli unici elementi imprescindibili dell’uscita domenicale sono la partecipazione alla Santa messa al Santuario di Santa Rita e il pranzo presso il Casale di Ginetto, rigorosamente prenotato in anticipo. Peccato che, dopo averla rimandata più di una volta, questa escursione umbra sia rimasta irrealizzata.
Assisi, primavera 1989: la scuola elementare “Dante Alighieri” organizza per gli alunni di quarta la gita scolastica ad Assisi. Sono passati talmente tanti anni che anche riguardando le foto che mi ritraggono con la basilica di San Francesco alle spalle non riesco a ricordare granché di quella gita. D’altronde, come dice un mio collega, i viaggi fatti prima dei quindici anni non contano al fine di poter considerare un luogo come visitato.
Quindi, senza timore di smentita si può tranquillamente affermare che io in Umbria non ci sono mai stata. O per meglio dire, non ci sono mai stata fisicamente perché con il pensiero e la fantasia, invece, l’ho girata parecchio. Lo scorso giugno sono stata a Spello per l’infiorata, dove ho ammirato le variopinte decorazioni floreali che come profumati “tappeti” accompagnano il visitatore attraverso i vicoli e le piazze della città. Di ritorno da un weekend a Siena, lo scorso settembre sono stata a Orvieto, per verificare se il gotico italiano della facciata del Duomo avrebbe esercitato lo stesso fascino e incanto del suo “gemello” di Siena. Ho visitato il paese natale del religioso e poeta medievale Jacopone da Todi, ho passeggiato per il centro storico di Gubbio apprezzando la molteplicità degli stili architettonici che caratterizzano i suoi monumenti, ho raggiunto il piccolo borgo di Norcia appositamente per acquistare qualcuno dei suoi pregiati tartufi neri.
L’unico svantaggio di tutto questo peregrinare “virtuale” è che non sono riuscita ad assaggiare nemmeno una specialità tipica umbra… e sapete quanto l’aspetto enogastronomico risulti fondamentale nei miei viaggi. Approfittando, però, del contest “Gustando l’Umbria” – che Trippando ha lanciato in collaborazione con le Residenze L’Alberata – e ricorrendo a internet per scoprire quali siano le ricette tipiche di questa regione in pratica a me sconosciuta, ho pensato che realizzare qualche piatto umbro potesse essere un’idea carina per partecipare al contest.
La prima ricetta che mi è capitata tra le mani, riproposta su quasi tutti i siti dedicati alla cucina regionale umbra, è quella degli spaghetti al rancetto. Si tratta di una sorta di spaghetti all’amatriciana, ma il sugo si differenzia dalla classica amatriciana per la presenza della maggiorana fresca.
Un’altra ricetta che mi ha subito incuriosito per la sua somiglianza alla toscana pappa col pomodoro è quella dell’acquacotta dell’Umbria. Un piatto della tradizione contadina, come piace a me, fatto di ingredienti semplici ma gustosi come il pane e il pomodoro. Ho tentato anche di realizzare un dolce a base di pinoli, tipico del periodo natalizio, che si trova nella zona del perugino: le pinoccate. Una bianca e una nera, sono solitamente confezionate a coppie avvolte in carta colorata come grosse caramelle. In attesa dell’occasione giusta per visitarla come merita, mi sono detta che potevo iniziare a gustare l’Umbria così… comodamente da casa mia.Bon appétit,
Aury