In Gv. 2,20-21 si legge che Gesù invita i giudei a distruggere il tempio e lui lo ricostruirà in tre giorni. Essi gli replicano che ci sono voluti 46 anni per costruirlo. Il termine che l'evangelista usa per il sostantivo "tempio" è naos, cioè luogo sacro e non hieros, cioè l'area del tempio con i colonnati, portici, cortili. L'uso del termine naos dunque fa riferimento al tempio in senso stretto, cioè all'edificio del tempio esclusivamente. Questo cozza in maniera insanabile con quanto scritto da G. Flavio in Antichità giudaiche (cfr. Antichità giudaiche,XV, 421 [xi, 6])., il quale asserisce che il tempo necessario alla costruzione del tempio propriamente detto fu di 18 mesi. Gli storici finora, ma anche gli esegeti, spiegavano che G. Flavio faceva riferimento al tempio vero e proprio, mentre Giovanni al tempio in senso lato, cioè l'area del tempio che a loro detta richiese un tempo così lungo per via dei colonnati, portici e quant'altro. Tuttavia Giovanni sapeva benissimo a cosa si riferiva quando scriveva naos. Infatti pochi versetti prima aveva usato il termine hieros quando descriveva la cacciata dei mercanti dal tempio, questa volta sì in senso lato. Dunque la differenza dei termini usati è voluta.
Dobbiamo chiederci allora come sia possibile che per costruire il tempio in senso stretto siano occorsi per Giovanni 46 anni per Flavio 18 mesi. A mio parere la soluzione di questa evidente contraddizione riposa in un unico fatto: Giovanni fa riferimento non al tempio erodiano, bensì al tempio ricostruit dopo l'esilio che vide interrompere i lavori con un editto Artaserse (cfr. Esd. 4,23). Questa a mio parere è l'unica spiegazione plausibile dal momento che altrimenti dovremmo immaginare che per costruire il tempio in senso stretto occorsero 46 anni, cosa che non credo sia sostenibile. Del resto nel cap.5 dello studio prima linkato ho descritto che esiste un conto molto preciso che rispetta l'indicazione cronologica di Giovanni, oltre che quella delle pagine di Esdra, cioè quelle che ci parlano del VII° di Artaserse in cui iniziano i lavori, dell'editto che l blocca e del VI° di Dario II° in cui finiscono. Il conto che lì vi presento, dunque, rispetta alla lettera tutte le indicazioni cronologiche del NT e AT, cosa che non potrebbe mai fare quello suggerito dagli storici ed esegeti i quali non solo ignorano l'editto di Artaserse datando la consacrazione del tempio nel VI° di Dario I°, ma non potrebbero mai usare la nota cronologica di Gv. 2,20 in maniera diversa da come l'hanno usata, pena il crollo del castello cronologico da loro stessi costruito, il quale, è bene ricordare, non tiene conto della fondamentale distinzione tra naos e hieros spiegando che i 46 anni intercorsero per via della costruzione di colonnati e portici.
Giovanni conosceva la mia cronologia, dunque, perchè sposta l'asse cronologico facendo scivolare la costruzione del tempio ai tempi di Dario II°. Con essa però si sposta tutto quanto l'edificio cronologico biblico del periodo in questione, altrimenti si dovrebbe spiegare come mai a fronte di un editto di liberazione del 538 a.C. dobbiamo aspettare il 464 a.C. per iniziare i lavori. Oppure, qualora non si ritenesse valdia la mia ricostruzione cronologica, dovremmo spiegare come mai, dal momento che Giovanni fa riferimento al tempio in senso stretto e ci dice che occorsero 46 anni per la sua ricostruzione, come sia possibile giungere al VI° di Dario primo (522 a.C.-486 a.C) per la fine dei lavori (cfr. Esd. 6,15) dal momento che li si fanno iniziare nel 535 a.C. Sono tutte domande che rimarrebbero senza risposta se le rivolgete a storici ed esegeti, mentre se interrogate il cap 5 del link postato all'inizio le avrete; sì perchè Giovanni conosceva la mia cronologia e non quella in uso.