Il concetto di anima e quello di inconscio non possono coesistere
“Habemus Papam” di Nanni Moretti si apre con due movimenti di macchina molto precisi, il primo parte dalla folla riunita in Piazza San Pietro e si innalza verso la cupola di San Pietro per perdersi poi nel cielo, nell’infinito. Il secondo, immediatamente successivo, parte dall’alto e scende di nuovo verso la folla, in un passaggio tra basso e alto, alto e basso che dovrebbe simboleggiare il movimento ascendente e discendente della Chiesa nel suo complesso. Partire dall’uomo e tendere a Dio, ma anche portare Dio tra gli uomini. E il Papa, vicario di Cristo sulla Terra, primus inter pares, è proprio colui che è più vicino a Dio ma anche agli uomini, “il primo e l’ultimo” come dice un cronista alla televisione.
Ma il Papa che Moretti rappresenta non mostra nessun anelito verso Dio, è quasi troppo umano. Tanto che a risolvere la crisi personale che prostra il nuovo eletto e non gli permette di assumere il suo incarico, viene chiamato uno psicanalista ateo, interpretato dallo stesso Moretti.
Insomma ad interessare il regista romano non è tanto la figura del Papa, ma una disamina molto umana su un uomo in profonda crisi, sulla sua incapacità ad accettare il suo nuovo ruolo, il suo senso di inadeguatezza nei confronti di un incarico così importante.
Ed è bellissima l’immagine dei cardinali nel conclave che se da una parte si comportano come bambini ad un esame di scuola: copiano, giocano con la penna… dall’altro cercano di allontanare da loro “l’amaro calice”, pregano Dio di non essere scelti e l’applauso finale, quando viene finalmente annunciato il nome del nuovo eletto, è quasi più una liberazione per loro.
Questa dicotomia tra un aspetto giocoso, da commedia e una parte più drammatica e profonda è presente in tutta la pellicola, a Piccoli è lasciato il dramma, il rovello interiore, mentre Moretti interpreta, insieme ai cardinali, la parte più divertente, la commedia, mostrando comunque due facce della stessa medaglia, perché tanto Piccoli si sente inadeguato, così lo psicanalista si sente sicuro di sé, il migliore.
“Habemus Papam” è un film riuscito, con splendidi attori, se Piccoli è sublime nell’interpretare un uomo consumato dalla crisi, non meno bravi sono i tanti caratteristi che interpretano i cardinali e il regista Jerzy Stuhr, qui nei panni del portavoce del pontefice. La regia di Moretti è sicura e precisa, con una fotografia che segue con partecipazione gli stati d’animo dei protagonisti.
Pregevole il lavoro degli scenografi che hanno ricostruito a Cinecittà, la Cappella Sistina in scala 1 a 1 a causa del rifiuto del Vaticano di girare in quella originale.