
A annan veg
(Either Way, Islanda 2011, col., drammatico)
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È possibile coniugare tre elementi come i paesaggi di Werner Herzog, un humor tipicamente nordico - alla Kaurismaki per intenderci - e un tono leggermente drammatico? La pellicola dell’islandese Hafsteinn Gunnar Sigurdsson, A annan veg (Either Way), sembra riuscirci.
Finnbogi (Sveinn Olafur Gunnarsson) lavora, nel corso della stagione estiva, sulle strade islandesi libere dalla neve e dal ghiaccio invernale. Quest’anno, eccezionalmente, si è portato appresso il giovane Alfred (Hilmar Gudjonsson), fratello di sua moglie con il quale instaura uno strano legame di amicizia e parentela che li terrà uniti, fra alti e bassi, durante questi mesi estivi.
Se la natura, per Herzog, è quella forza
immane che governa il mondo, terribile e crudele, ma allo stesso tempo
affascinante e sublime, allora è nella sua stessa scia che Sigurdsson si muove.
L’Islanda è affascinante per la nudità delle sue montagne, per il terreno
desertico e pietroso; non c’è nulla che possa ricordare una consolante e
protettrice cartolina vacanziera: nulla viene mostrato se non la sensazione
visiva della solitudine. Quando Herzog girava Aguirre, Furore di Dio sulle Ande a cinque minuti di marcia dalle
rovine di Machu Picchu, voleva esattamente dire la stessa cosa: non rassicurare
lo spettatore con dei cliché, ma mostrare la vera essenza del paesaggio
sudamericano, tutt’altro che idilliaco: mosquito,
caldo umido, foresta amazzonica. Sigurdsson non cade nel tranello della “cartolina”
e mostra la vera natura dell’Islanda: fredda anche d’estate, pietrosa e
desertica. Le scappatelle in città nel fine settimana di Alfred non vengono
mostrate, contrariamente alle sue partenze e ai sui ritorni; non si vede mai la
città: l’unica abitazione nel raggio di molti chilometri è la tenda da
campeggio in cui dormono i due protagonisti.
Il
film non è solo un elogio alla forza della natura, è anche una commedia
drammatica a sfondo sociale. Niente di nuovo? Invece sì. La novità risiede
nell’estrazione, da un contesto più consono, e ormai abusato, come quello della
città, dei problemi sociali (separazione, gravidanza inattesa, relazioni) per
inserirli in luogo primitivo, precedente alla società: la natura islandese. Le
problematiche contemporanee sono così depurate e stemperate, per assumere un
nuovo significato nel segno dell’amicizia che lega i due protagonisti. La
natura, sembra sostenere Sigurddson, risalta sotto nuova luce i problemi contemporanei
dell’uomo.
La pellicola A annan veg (Either Way), vincitrice del Torino Film Festival nel 2011, non si limita dunque al facile richiamo della natura dei primordi, ma la dilata rendendola in grado di accogliere problematiche cittadine. In attesa di un suo nuovo film, non si può che applaudire il regista islandese.
Mattia Giannone






