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Nei Caraibi c’è una grande isola : Hispaniola, la prima colonia americana fondata da Colombo, abitata da haitiani da una parte e dominicani dall’altra. Nelle magliette che trovi Nei negozi di souvenir di Santo Domingo , la parte occidentale viene tagliata , come se i cataclismi che l’hanno devastata ne avessero rimosso la parte più sfortunata:Haiti. Per gli stranieri la Repubblica Dominicana è un’isola a sé stante.
Eduard Reple , direttore del Juaraga , albergo con piscina e casino , ci dice “La maggior parte dei turisti non sapeva e non sa che i due paesi sono sulla stessa isola. Sei mesi fa , la terra ha tremato anche da noi, per fortuna senza danni : le scosse orizzontali sono meno catastrofiche e qui le faglie sono più distanti. Ma è un fatto che pochi hanno collegato la tragedia di Haiti con la fiesta di qui. Il turismo non ne ha risentito. E poi, per tre settimane, con l’aeroporto di Port-au-Prince chiuso , noi siamo stati gli hub degli aiuti. E non so quante riunioni della Commissione per la ricostruzione si sono svolte qui in albergo invece che ad Haiti”.
Due mesi di affari d’oro, nell’isola c’è il più alto flusso di turisti dell’America Latina dopo Messico Brasile.
I resort di Punta Cana e La Romana inducono una voglia di non sapere dei turisti. Se tanti non chiedono l’età delle prostitute in spiaggia., figurarsi se sono curiosi di sapere cosa c’è dall’altra parte dell’isola. I due paesi sono agli antipodi. I domenicani sono mulatti , parlano spagnolo e adorano il baseball , mentre gli haitiani , pazzi per il calcio, sono neri, francofoni e afflitti da una miseria nera. Haiti è 149 su 182 come indice di sviluppo umano.
Ad Haiti dopo 6 mesi dal terremoto ci sono ancora 1,2 milioni di sfollati, concentrati maggiormente in campi a Port-au-Prince. Ci sono accampati anche davanti alla Casa Bianca , che pare una meringa a frantumi , con le cupole assurdamente intatte o davanti alle rovine di Notre Dame.
Nel 1912 fu la prima cattedrale costruita in cemento armato.
Al pianterreno dei palazzi collassati hanno riaperto le botteghe. Un negozietto di bibite o un minuscolo emporio sotto le macerie inclinate. La popolazione cerca di lavorare per poter mangiare, si vedono molti più magri dei gatti. Tutti vorrebbero un tetto sotto la testa. Ma nella parte occidentale dell’isola ancora nessuno parla di ricostruzione. Si dibatte sullo spostamento dei ministeri crollati , per decongestionare Port-au-Prince e ridistribuire sviluppo e ricchezza.
Nelle tende dei ministeri crollati non importa a nessuno. Alcuni non mangiano perché per un po’ di cibo hanno venduto le pentole distribuite i primi giorni.
Bisognerebbe dare le linee guida per la ricostruzione , ma pianificare l’uso dei terreni è quasi impossibile dato che il catasto è crollato.
Agire, agenzia per le emergenze che uniscono 11 grandi Ong presenti in Italia, fanno ancora alla grande il loro lavoro. Distribuiscono cibo e tende, portano acqua nei campi , vaccinano , provengono violenze ed epidemie , traffico di bambini. Hanno riavviato le scuole costruendone alcune provvisorie. Hanno dato agli haitiani piccone e scope per bonificare le aree e creare un po’ di occupazione.
Quando finirà l’emergenza?
Nessuno lo sa, è il governo che deve dettare i tempi. C’è ancora in carica un presidente. Un prete salesiano spiega “Dal 15 febbraio , il governo ha proibito la distribuzione gratuita di alimenti , sostiene che il popolo non deve diventare dipendente dagli aiuti. La verità è che gli aiuti non pagano la dogana e così governo e importatori non incassano”.
Neanche la Commissione ad interim gestita da Bill Clinton e dal primo ministro Bellerive è ben visto. Non progetta, gestisce male i fondi , non ascolta i bisogni. Tra qui fino al 2030 ad Haiti arriveranno 13 miliardi di dollari ( tra cancellazione del debito e piani di sviluppo).
Una volontaria haitiana racconta della mal gestione haitiana “Anni fa , con la scusa che i maiali creoli erano malati e contagiosi , le agenzie internazionali li hanno ammazzati e sostituiti con quelli dello Iowa. Un disastro : i nostri mangiavano e bevevano tutto , questi volevano acqua pulita e mangimi speciali. Qui non si produce più niente , si guadagna con le importazioni”.
Ma come mai Haiti che era la colonia più ricca del mondo ora deve importare polli dalla Repubblica Dominicana?
I paesi hanno iniziato loro storia con enormi debiti verso gli ex colonizzatori , subìto infiniti colpi di Stato, lunghe dittature , ripetute occupazioni degli Usa. A Santo Domingo si fece di tutto per sbiancare la popolazione. Arrivarono di tutto : italiani , cinesi, ebrei , perfino i repubblicani spagnoli , che il fascista Trujillo ( dittatore dominicano) non amava molto. Le colonizzazioni sono state diverse: aperta quella dominicana, isolata e di rapina quella francese ad Haiti. Quella di Trujillo è finita nel 1961, mentre quella dei Duvalier nel 1986.
Trujillo era un generale che fece i suoi interessi , ma anche qualcosa per il suo paese. 25 anni di democrazia contano di più , soprattutto i buoni rapporti creati con gli investitori Usa.
Santo Domingo comunque non è il paradiso per tutti. Esiste il traffico di droga , la ricchezza a meno di 20 famiglie e quasi mezzo milione di bambini che non vano a scuola perché devono lavorare.madyur
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