Molti di quelli che hanno scritto a proposito di “Half Bad”, primo episodio della trilogia fantasy ideata da Sally Green e pubblicata in Italia da Rizzoli, si sono sentiti spinti a paragonarlo alla saga di Harry Potter, forse perché consci che il richiamo al celeberrimo maghetto avrebbe sicuramente fomentato la curiosità intorno alla novità editoriale.
A mio parere, l’unico punto che lega i due romanzi è l’idea, sulla quale si sviluppano entrambe le storie, che la magia esista e che un mondo magico, strutturato secondo una società propria – con sue regole e gerarchie – coesista sulla Terra accanto alla realtà, ben nota, di chi non possiede poteri paranormali – i babbani, per la Rowling, e i profani, per la Green.
Le analogie terminano qui. Si limitano allo scenario dal quale le vicende prendono forma, e cioè quello contemporaneo inglese, sebbene poi la narrazione di riti e pratiche magiche offra comunque al lettore suggestioni antiche che un poco stonano con alcuni utensili moderni che compaiono tra le pagine.
Per tutto il resto Harry e Nathan, il protagonista di “Half Bad”, non possono essere più diversi, come anche i fatti che si fanno motore delle loro rispettive storie.
Differente è anche lo stile utilizzato dalle autrici. Questo, nel caso di J.K. Rowling, è morbido e descrittivo, ampio e aeroso e si serve della terza persona narrativa per lasciare entrare il lettore comodamente nel racconto. Con Sally Green, invece, si mostra rapido e incisivo, asciutto e deciso, saltellando da una prima persona, adatta a coinvolgere, a un’insolita seconda persona che, adottata nell’incipit, crea quasi uno strappo violento catapultando chi legge nei fatti senza riguardi o mezze misure.
D’altra parte Potter è il buono per eccellenza, il salvatore predestinato per la sua gente.
Per Nathan le cose, almeno in questo primo libro, appaiono molto diverse…
Nel suo mondo non esiste un solo cattivo, magari terribile, da combattere, ma addirittura è l’universo stesso della magia ad essere diviso in due fronti contrapposti: gli Incanti Bianchi, e cioè i “buoni”, da una parte e gli Incanti Neri e cioè i “cattivi”, dall’altro.
Compito dei primi è dare la caccia ai secondi e ucciderli, in una guerra continua che affonda le sue origini nella notte dei tempi e che sembra non avere fine.
Schiere di bianchi, i cosiddetti Cacciatori, si addestrano al solo scopo di sconfiggere i neri e mettono i loro Doni, spesso potentissimi, al servizio della causa.
Tra le mura del palazzo del Consiglio, là dove si amministra la società e la giustizia bianca, i maghi scuri vengono imprigionati a torturati, secondo un sistema severo che non mostra molta traccia del Bene di cui i chiari si dicono portatori.
Nathan è l’unico mezzo codice – cioè ibrido – esistente al mondo: sua madre un Incanto Bianco, suo padre Marcus, l’Oscuro più potente e crudele vivente.
Il ragazzo viene cresciuto dalla nonna, assieme alle due sorellastre, Jessica e Deborah e al fratellastro, Arran. Ma mentre i secondi amano Nathan e lo accettano come membro della famiglia, nonostante i natali poco onorevoli, Jessica, la primogenita, lo odia fin da subito con tutta se stessa, desiderosa solo di sottoporlo ad angherie, tiranneggiarlo e metterlo in cattiva luce in tutti i modi possibili.
L’infanzia di Nathan non è così molto luminosa, oberato come è dal fardello di indesiderato, peso che con gli anni si aggrava dato che il Consiglio Bianco comincia ad emettere una serie di sentenze restrittive nei suoi confronti e a sottoporlo ad esami e verifiche per poterne decretare la vera natura, bianca o nera. Sentenza di vita o di morte.
Il giovane cresce solitario, con ben poche certezze sulle circostanze della sua nascita, costretto ad odiare un padre che non conosce ma dal quale è segretamente affascinato, con un tumulto ribelle che gli si agita in cuore e preda di violenze e atti di bullismo da parte dei compagni di scuola.
Sua unica consolazione, oltre alla nonna e ai fratelli, la bella e gentile Annalise, la quale, non soltanto gli rivolge la parola e non disdegna la sua compagnia, ma pare ricambiare il sentimento tenero e amoroso che va nascendo nel suo cuore.
Ma la quotidianeità, triste ma protetta, di Nathan non può proseguire per molto tempo. Man mano che passano gli anni e si avvicina il suo diciassettesimo compleanno, momento in cui diverrà Incanto a tutti gli effetti potendo accedere, grazie ad un rituale, al suo Dono predestinato, diviene sempre più una potenziale minaccia per il Consiglio e non può essere lasciato a piede libero.
Allo stesso tempo, nell’idea che il padre non lo abbia del tutto dimenticato, egli può rappresentare una potentissima esca, capace di favorire l’uccisione del Nero più ricercato d’Europa.
Da qui si avvia il travagliatissimo cammino di Nathan, il quale, allontanato dei suoi cari, isolato, imprigionato e affidato alla sorveglianza e al severissimo addestramento della guerriera Celia, sentirà pian piano nascere in sè la consapevolezza della parte dalla quale vorrà stare: la sua.
Tra fughe, combattimenti, violenze subite, incontri salvifici con bizzarri personaggi, amicizie, rivelazioni e dolori, il giovane protagonista vedrà costruirglisi intorno un destino che lo condurrà fuori dalle rotte note e dalle definizioni cui è stato abituato.
I Bianchi, spietati e decisi a catturarlo, non saranno più una fazione da desiderate, i Neri, la cui fama di cattiveria e crudeltà non sembra poterlo descrivere, sono ancora gente lontana e sconosciuta….l’unico obiettivo di Nathan sarà quello di sopravvivere libero per giungere infine al giorno del suo compleanno e diventare finalmente un mago. Bianco o Nero, chissà…
Un romanzo avvincente, ricco di momenti tesi e colpi di scena, con un protagonista interessante che sfugge alle stereotipizzazioni e alle facili previsioni del lettore.
Nathan è inquieto e cupo, tenace e coraggioso ma non risponde alla definizione dell’eroe. Capace di moti d’affetto come d’odio, si barcamena con una vita che altri hanno deciso per lui senza riuscire ad incastrare la sua natura con nessuno dei pezzi preconfezionati fornitigli.
La sua è un’avventura claustrofobica, crudele, che appare senza vie d’uscita stretta com’è tra due dimensioni che sono parimenti indesiderabili.
Sia nella società dei Neri che in quella dei Bianchi sembra infatti che prevalga il desiderio egoistico di controllo e potere, soltanto i primi paiono più organizzati e coesi, i secondi più anarchici e individualisti.
Per il resto, i gesti di altruismo e d’amore sono affidati ai singoli, per di più ai dissidenti, chiari o scuri che siano, a coloro che hanno aperto gli occhi sull’una o sull’altra realtà scegliendo di rifiutarle.
E’ palese alla fine del libro che le avventure immaginate da Sally Green avranno un seguito.
Noi lo aspettiamo, curiosi di conoscere gli sviluppi del mondo disegnato per Nathan; certi che, se anche è vero che, come recita la frase di Shakespeare citata in apertura, “non c’è nulla di buono o di cattivo, al mondo, che il pensarlo in un certo modo non lo renda subito tale”, ciascuno possa, crescendo e formandosi, infine trovare le risorse per riscattarsi dalle definizioni assegnatigli e affermare e costruire il proprio, libero, sé.
(età consigliata: da 13 anni)
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