Il vero mostro non lo devi nominare.
Skuba Libre & Chiazzetta
Il sonno della ragione, ho già avuto modo di dirlo in precedenti post e conversazioni per chi di voi mi seguisse, genera mostre. Quando dicevo o pensavo ciò, non mi riferivo, ovviamente, alle mostre nelle grandi città o capitali, di solito di nomi autorevoli (non tutto l’ipse dixit viene per nuocere!), ma alle mostre presenti nei piccoli paesini, nei piccoli centri suburbani dove a farla da padrone è uno schietto e armato provincialismo tutto nostrano.
La fiera dell’ipocrisia ha il suo fiore all’occhiello in queste piccole mostre dove le persone bazzicano come tanti scarafaggi in cerca di accoppiamento. Di solito nelle loro mani hanno un calice, il quale contiene del vino di bassa qualità, e si avvicinano gli uni agli altri, mentre l’artista, petto in fuori, crede davvero che qualcuno possa apprezzare quelle tele appese ai muri. Ah, cruda vanità del tutto. La Fine ci travolgerà.
Osservato da lontano, questo formicaio culturale è quantomeno divertente. Le vere formiche, pur definendo un raffinato grado di organizzazione sociale, fanno comunque a meno della cultura come pretesto. O magari anche le formiche, nel loro piccolo, hanno un socrate e sognano l’iperuranio! (Trova la formica che è in te! Teologia: il Grande Formichiere esiste o no?)
Non fraintendetemi. Non posso scagliarmi contro la cultura. Anzi, semmai sostengo la Cultura. Dico solo che agli acculturati, preferisco i culturisti. La sincera superficie delle linee è talvolta più apprezzabile degli abissi del nulla.
Sì, perché la Cultura è diventata la Cenerentola del nostro paese, anzi…la meretrice.
La cultura è trattata come una puttana. Basta affibbiare a un evento l’etichetta “culturale” per destare l’attenzione dei più. Non c’è più differenza tra una sagra del porcino e un evento “culturale”. Oggi tutto fa cultura, nel brodo magmatico di uno Stato dal quale spremere fondi e risorse.
Molti eventi sono però circhi per fenomeni da baraccone.
Occorre introdurre il reato di “sfruttamento della cultura”. Qual è però la linea che rimarca il confine tra ciò che è Cultura e ciò che è “culturismo”, folklore “internazionale”, esasperazione del fenomeno locale?
“Notte della Taranta”, nun te reggae più.
Buon Halloween, in ritardo.
Tanto in Italia, è Halloween tutto l’anno.