Sono anni e anni che, nei giorni che vanno tra l’ultima settimana di ottobre e la prima di novembre, il nostro paese viene investito da polemiche, comizi e dibattiti riguardanti l’appartenenza o meno della festa di Halloween alla nostra tradizione.
In televisione, in radio e nell’editoria assistiamo a un sempre maggiore coinvolgimento da parte di “esperti”, nella maggior parte dei casi una massa di ciarlatani demonofobici e falsi moralisti, che si scannano su dettagli infimi derivanti dal poco studio delle parecchie fonti disponibili a livello nazionale. Fonti che testimoniano in Italia la presenza di tale festa anche quando la festività di stampo americano, se così si può chiamare, ci era sconosciuta. Se Halloween fosse solo una festa straniera e la sua importazione fosse dovuta solo a suggestioni cinematografiche, allora perché il quarto giovedì di novembre non ci inventiamo di festeggiare il Giorno del ringraziamento mangiando il famoso tacchino? Forse perché quest’ultima sembra non attrarre a dovere i giovani e meno giovani (anche se negli USA il culto del tacchino è sentito benissimo da tutti). Detto questo, sono convinto che ci sia una spiegazione più profonda al fatto che Halloween ha avuto così tanto successo nel nostro paese. Ma andiamo con ordine.
Le origini di Halloween sono da imputare all’epoca pre-romanica. Il periodo in cui si festeggiava tale evento (portante il nome di Samhain o Sauin) era considerato come una sorta di capodanno, un passaggio dalla stagione della luce, in cui le bestie venivano portate ai pascoli e si coltivavano i campi, alla stagione buia e fredda.
Gli antichi credevano che in questo periodo dell’anno il passaggio da una stagione all’altra rappresentasse anche una spaccatura spazio-temporale in cui il mondo dei vivi e dei morti entravano in contatto. In questo modo, si pensava che le anime dei defunti dessero vita a vere e proprie processioni per i villaggi, visitando le case dei loro discendenti. A questo proposito c’è anche da dire è sempre esistita una differenziazione in defunti considerati “buoni” e defunti “cattivi”. I primi sono spiriti amorevoli, in grado di proteggere i loro cari e di portare felicità nelle case che visitano. I secondi, invece, sono adirati e vendicativi, spiriti pronti a minacciare ritorsioni se le loro richieste di sostentamento non verranno accolte dai vivi (ricorda qualcosa?). Queste differenze diedero vita a riti di accoglienza e a vere e proprie misure difensive e scaramantiche. Fin dal periodo pre-romanico era d’uso mascherarsi con pelli d’animali, fare dei grandi falò propiziatori e, per quanto riguarda i bambini e i poveri, fare delle lunghe questue in nome dei morti a scopo protettivo e scaramantico; a volte minacciando la venuta di qualche disgrazia se la richiesta fosse stata respinta. Quando i Romani entrarono in contatto con le civiltà celtiche, identificarono Samhain con la loro Lemuria (o Lemuraria), l'insieme di feste che venivano celebrate tra il 9, l'11 e il 13 maggio (calendario corrente) per esorcizzare gli spiriti dei morti. I conquistatori, visto il sentimento che suscitava la ricorrenza celtica, decisero di lasciarla intatta.
Con l’avvento della Chiesa romana assistiamo, il 13 maggio del 610 d.C., all’istituzione della festività di Ognissanti da parte di papa Bonifacio IV. Il giorno venne dedicato al Pantheon, alla Vergine Maria e a tutti i santi. Si può supporre che la scelta della data derivi dalla Lemuria, nel suo giorno di massimo splendore. La Chiesa tentò invano di cancellare le celebrazioni manistiche che non richiedevano, e non volevano, un suo intervento in campo (come Samhain), quindi decise, nell’VIII secolo d.C. di spostare la ricorrenza di Ognissanti al 1° novembre; questo avvenne prima solo a Roma. Entro il 1475, con papa Sisto IV, tutta la Chiesa d’Occidente si adeguò alla festività autunnale di Ognissanti, integrandosi così con i culti pre-cristiani dopo aver tentato inutilmente di cancellarli.
Quello che molti ciarlatani non tengono presente, è che il nome stesso della ricorrenza moderna deriva proprio dalla festività di Ognissanti. Infatti, il nome Halloween, deriva dalla contrazione dell’inglese All Hallows even’, letteralmente “sera di Ognissanti”. Per come la conosciamo oggi, anche grazie ai film di matrice americana, la festività deriva dall’importazione in territorio statunitense di usanze riscontrabili in Irlanda e in Scozia grazie alla forte migrazione di tali popoli avvenuta nel XIX secolo.
Non facciamo l’errore di pensare che tali usanze divenute americane non trovino un riscontro con la nostra tradizione.
Nel nostro territorio assistiamo, fino a pochi decenni fa (precisamente fino al secondo dopoguerra), alla presenza di tradizioni e culti rivolti ai morti che hanno tutta l’aria di condividere l’origine con il moderno “dolcetto o scherzetto”.
A quanto pare, nemmeno l'utilizzo della zucca è prerogativa esclusivamente americana. A Raiano, in provincia di l’Aquila, nel 2003 Damiano Venanzio Fucinese scrive che «un tempo, fino a una cinquantina d’anni fa, i ragazzi preparavano la checòcce, le zucche. Vuotavano delle grandi zucche e ci praticavano dei fori che riproducevano il naso, gli occhi e la bocca; un grosso buco alla base consentiva di introdurvi una candela accesa». Ancora, Lombradi Satriani e Meligrana, scrivono che a Nicotera, in provincia di Vibo Valentia, «fino a qualche anno fa, nel giorno dei morti i bambini andavano per le case, portando una zucca svuotata e lavorata a mo' di teschio, nel cui interno era accesa una candela. Con questa maschera mortuaria chiedevano: 'ndi dati i beneditti morti? ricevendone in cambio cibi e più raramente soldi». Testimonianze riguardanti zucche intagliate non mancano nemmeno in Sardegna e in qualche zona del Friuli. In tutto il territorio italiano troviamo testimonianze di grandi cene in onore dei morti, di gruppi di bambini che bussavano alle case per ricevere qualcosa da mangiare, di travestimenti terrificanti e di giochi la cui funzione era la protezione dagli spiriti maligni. In Friuli, in Veneto e in Piemonte sono forti le testimonianze di bambini e poveri che bussavano di casa in casa chiedendo qualcosa da mangiare. Molte volte i bambini minacciavano anche uno scherzo o un dispetto, oppure la venuta di uno spirito maligno, se la loro richiesta non fosse stata accolta dai padroni di casa. Non mancano i riti di accoglienza dei morti nelle proprie case. Per quanto riguarda la Liguria, Giardelli scrisse che la mattina di Ognissanti «bisogna preparare ben pulite e riordinate le camere e alzarsi presto per lasciare il letto ai morti, stanchi del viaggio. Si avrà inoltre l’avvertenza di porre del cibo sulla tavola, perché possano rifocillarsi». Questa usanza si trova in tutta Italia e riguarda le anime benigne di cui ho parlato sopra. Per farsi un'idea più precisa riguardo alle tradizioni italiane, comunque, consiglio la lettura del libro Halloween, nella notte che i morti ritornano, di Baldini e Bellosi.
Nonostante tutte le prove riguardanti le usanze in comune con Halloween in territorio italiano, i ciarlatani continuano ancora nella loro strenua battaglia contro tale festa, definendola solo un fenomeno commerciale e demoniaco derivato dall’influenza della cultura statunitense. Non hanno tutti i torti per quanto riguarda la commercializzazione che tale festa ha subito, però sembra che il boom di Halloween sia dovuto proprio a un sentimento derivato dalle nostre tradizioni, tornato finalmente alla ribalta e che sembra non voler andarsene. Le zucche, i costumi e il “dolcetto o scherzetto” sono solo un fenomeno commerciale? Andatelo a dire a coloro che festeggiavano in tal modo prima che tali usanze venissero etichettate come futili riti atti solo al divertimento dei piccoli. Da quello che sembra, questo improvviso boom è dovuto non tanto a un influenza statunitense o demoniaca sui i nostri stili di vita, ma di una riscoperta delle nostre vere tradizioni. Per quanto riguarda la Chiesa, sempre in prima linea contro Halloween, vorrei dire solo una cosa: questa festa porta con sé una vena spirituale pari a poche altre, e anche se i suoi simboli sono di discendenza pagana, non dobbiamo dimenticare che anche il Natale e la Pasqua (per citare le maggiori) adottano simboli e figure derivanti dalla tradizione pre-cristiana. Senza contare il fatto che la stessa Vergine con Bambino è un simbolo che ci deriva dalla cultura egizia. Perché dunque questa battaglia spirituale portata avanti con tanta presunzione (atteggiamento tipico dell'ambiente ecclesiastico)? Forse per ignoranza. E sappiamo anche che tale caratteristica, se usata nel modo giusto, ha sempre avuto il suo tornaconto; e questo la Chiesa lo sa bene.
Detto questo, buon Halloween a tutti! E.
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