PERSONAGGI (Roma). Totti nel mito, dopo aver superato un altro mito, quel bomber assoluto degli anni ’50 che era Gunnar Nordahl, con 226 gol in A. Ma chi è più mito tra i due? Kurt Hamrin, stella del Milan di Rocco e svedese come Nordahl ha pochi dubbi.
“Fare 226 gol in serie A è una faticaccia. Di certo per Totti è stata più dura che per Nordahl”.
In che senso? I gol sono sempre gol..
“Sia chiaro, Nordahl era il mio idolo assoluto quando avevo 15 anni. Ma lui era un “panzer”, uno che magari andava col Milan a giocare a Novara e ne segnava 4 grazie alla potenza e a compagni come Gren e Liedholm che lo servivano a meraviglia. Le reti di Totti sono un’altra cosa”.
Eppure Totti è un rigorista, Nordahl non lo era.
“Vero. Col Milan ne tirò e segnò uno solo. Ma non c’entra. Lui era un uomo d’area “fisico”, i difensori dell’epoca avevano quasi paura a contrastarlo. Aveva un senso del gol speciale, ma la classe di Totti, beh, quella proprio no”.
Quindi Totti vince la sfida tra i miti secondo lei?
“Nel calcio di oggi è più difficile segnare tanto. Totti è un vero fuoriclasse, e a 36 anni ancora decide le partite. Segna di destro, di sinistro, su punizione: e non è nemmeno un centravanti vero come Nordahl. E’ un campionissimo”.
Allora Nordahl è da ridimensionare…
“Assolutamente no. Per il mio paese, dopo l’oro olimpico del ’48 Nordahl era un dio. Poi scelse la via del professionismo, e quella volta, come accadde pure a me, se eri pro dicevi addio alla Nazionale. Lui in area faceva paura per tempismo, forza d’urto, e capacità di essere più furbo dei poveretti che dovevano marcarlo. Ma non aveva i piedi di Totti. Quella volta poi si marcava esclusivamente a uomo: non so se con le difese odierne ci possa essere un altro Nordahl”.
Quindi se anche Kurt Hamrin incorona Totti, per Nordahl è finita…
“Ah ah. Nordahl resterà un grandissimo per sempre. Per la Svezia poi non ne parliamo. Ma è una stella di un calcio troppo distante e diverso. Totti oggi è il calcio: può piacere o non piacere, ma è il più grande campione che ha avuto la serie A negli ultimi 15-20 anni, anche per aver rinunciato a cercare gloria personale per amore della Roma. Campioni come lui la serie A ne ha avuti pochi”.
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