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Quando le cose sembrano andare per il meglio il suo passato emerge dolorosamente e tutti i progetti di un futuro sereno crollano miseramente.
Riuscirà Han Gong-ju a superare l'ennesima prova della sua giovane vita?
A volte succede che giri per la rete e ti imbatti in film che sono dei piccoli casi cinematografici e che in Italia rimarranno sempre dei misteri perché ci sarà sempre privata la fortuna di vederli.
E' il caso di questo Han Gong-ju, opera prima di Su-jin Lee, che lo ha anche scritto , film indipendente coreano che ha raccolto molti premi nei Festival internazionali in cui ha partecipato.
Non un thriller , genere in cui i coreani eccellono, ma una storia dura e pura, asciugata di tutte le derive melodrammatiche che spesso paludano molti film che provengono da quello spicchio di mondo.
Non a caso basato su una storia vera.
E si sa che la realtà è sempre oltre la fantasia più fervida del migliore degli sceneggiatori.
La storia di Han Gong-jun ,il nome della protagonista, viene svelata lentamente , attraverso numerosi flashback che all'inizio non sembrano neanche tali.
Sono pennellate ulteriori di un pittore che sta colorando e rifinendo il suo personaggio, stella polare di un film totalmente al suo servizio, almeno fino al momento in cui il passato della ragazza verrà fuori.
Han Gong-jun è una ragazza che ha paura di tutto, paura di aprirsi, di relazionarsi, è evidente che la sua fiducia nel prossimo è stata in qualche modo tradita, colpevole anche una famiglia clamorosamente implosa sotto i colpi dell'incomprensione e di un certo distacco che non permette di vedere quell'amore genitore/figlio che normalmente dovrebbe esserci.
C'è un macigno che si è messo di traverso, c'è un muro alzato tra la giovane liceale e il mondo che la circonda, c'è tutto un discorso sull'ineluttabilità della colpa che avvolge tutto il film nelle sue spire malefiche e che esplode nella seconda parte, prima di un finale toccante che si carica di metafora.
E che in qualche modo fa vedere sotto una luce diversa quanto visto nei 100 minuti precedenti.
Sto evitando di raccontare quello che c'è alla base del film perché credo che in qualche modo diminuirebbe il piacere di scoprire questa pellicola minuto dopo minuto.
Il film di Su-jin Lee si fa latore di un messaggio forte, parla di tematiche comuni a molto cinema coreano ( il bullismo scolastico, la violenza sui minori, l'inefficienza della macchina della giustizia, un tessuto sociale in cui la famiglia ha ormai perso il suo ruolo centrale) ma riesce brillantemente a tenersi fuori dalla retorica evitando che il messaggio di cui sopra si divori il film che invece è costruito con cura certosina, recitato con grande partecipazione e ricco di spunti di riflessione.
E quasi ci si sorprende a perdersi nello sguardo carico di angoscia di Woo-hee Chun , già vista in Mother di Bong Joon Ho, capace di dare vita a un personaggio a tutto tondo, vivo e vitale , complesso , stratificato , in lotta continua col mondo che lo circonda.
In definitiva un film toccante, da vedere.
SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER
Il film è tratto da un fatto di cronaca nel 2004 che ebbe vasta eco: il rapimento e lo stupro collettivo operato su cinque studentesse ( tre di scuola media e due di liceo), operato da più di 40 ragazzi che nell'arco di un anno violentarono ripetutamente le ragazze , concedendo generosamente le grazie delle rapite anche a loro amici. In tutto circa 90 persone coinvolte. La polizia non protesse l'identità delle vittime che anzi furono additate al pubblico ludibrio e in qualche modo ritenute responsabili di quanto accaduto dall'opinione pubblica. Non ci fu alcuna condanna penale.
FINE DELLO SPOILER FINE DELLO SPOILER FINE DELLO SPOILER
PERCHE' SI: film toccante, duro da digerire, che evita la retorica del messaggio universale concentrandosi su un personaggio complesso, stratificato che si fa amare.
PERCHE' NO : la struttura a flashback all'inizio lascia un po' spiazzati ( perché non sembrano flashback), forse la regia è un pizzico più leziosa del dovuto, il finale disorienta in rapporto al crudo realismo di tutto il film.
LA SEQUENZA : la fuga nel finale, quegli schizzi d'acqua in un fiume che inghiotte tutto.
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
Tra coreani e lieto fine di stampo hollywoodiano è guerra aperta.
Storie come questa fanno venire i brividi più di un qualsiasi horror.
L'humus sociale descritto in questo film è sconsolante.
Perche' sentirsi colpevoli quando le colpe sono da un'altra parte?
( VOTO : 8 / 10 )
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