Dagli studi di Inter Channel, Samir Handanovic ha risposto alle domande dei tifosi arrivate via Twitter: “Io rido come tutti gli altri quando c’è qualcosa da ridere – esordisce Handanovic parlando del suo carattere -. Mi fa piacere ricevere gli applausi come tutti i giocatori, vorrei farmi apprezzare di più come singolo e come squadra”.
Con chi ridi più spesso o esci di solito?
“Rido per le cazzate di Kuzmanovic, sto più spesso con Vidic, sono compagno di stanza di Kovacic. Quest’anno ci sono tante partite, esco poco, preferisco stare a casa. Per me è sempre meglio giocare in settimana, altrimenti diventano lunghe”.
La città che vorresti visitare in Europa?
“Dico Bilbao. Però giro poco, preferisco stare a casa perché l’anno è già stressante, ti muovi sempre e non hai tempo per le visite. Scozia? Abbiamo giocato contro il Celtic con l’Udinese, poi in amichevole con l’Inter e una volta in nazionale”.
Con una parola descrivi l’emozione che hai provato la prima volta alla Pinetina.
“Affascinante”.
Ti sei ispirato ad altri portieri?
“Da giovane guardavo tanto Schmeichel, ma guardo tutti i portieri per capirne le caratteristiche. Il Pallone d’Oro a Neuer? Il problema è che con tre in lizza è difficile che lo vinca il portiere. Lui poi nel Bayern non deve fare tante parate. Secondo me lo vincerà Cristiano Ronaldo. Diciamo che Neuer è il più bravo”.
All’inizio aiutavi Kovacic con la lingua, ora?
“Ora non più, adesso deve arrangiarsi (ride, ndr). Poi se ti aiuti da solo cresci di più. Era giovane al suo arrivo, è stato con me in camera e l’ho aiutato. Ma per me l’italiano è una lingua che s’impara velocemente, almeno per quello che ti serve in campo. Vidic? Lui preferisce l’inglese, ma imparerà anche lui. Deve convincersi un po’. Non ha bisogno che io lo sproni, è abbastanza maturo, non ne parliamo neanche”.
E’ stato difficile sostituire Julio Cesar?
“Non mi sono mai posto questa domanda, sapevo benissimo quello che ha fatto all’Inter. Non mi sono mai detto di dover fare meglio, sarebbe stato trasmettersi pressione da solo. Ovvio che quando uno arriva c’è un punto di domanda, le persone si giudicano col tempo. Poi l’Inter ha avuto sempre grandi portieri, durante la mia prima conferenza stampa ho detto che speravo di poter far parte di questa storia”.
Ridi sguaiatamente.
“Una signora mi ha chiesto perché non rido e io le ho detto che non c’è nulla da ridere di questi tempi. Fa parte del carattere di una persona”.
Chi parla di più in difesa?
“Noi parliamo poco in campo, secondo me dovremmo farlo di più. Poi nello stadio è difficile sentirsi”.
Cosa provi quando pari un rigore?
“Adrenalina. Io poi non ho mai detto nulla sui rigori, lo facciano gli altri. Poi se un giocatore calcia bene un rigore il portiere non lo para”.
Guardi altri campionati?
“Sì, un po’ tutti, mi interessa il calcio in generale, anche la B. Guardo i primi 5 campionati, mi piace vedere partite affascinanti. Consigli a Bardi o Di Gennaro? Non mi piace darne, sono ancora un giocatore. Poi è diverso se uno si allena con te, magari chi è dall’altra paarte ha altre visioni”.
Credi al terzo posto?
“Sì, molto dipende da queste 3-4 partite. Non ci sono tanti punti di distacco, tutto è possibile. Siamo a un punto clou, il campionato è equilibrato e tutte le partite sono aperte. Chiunque può vincere. Per forzza dobbiamo crederci, stiamo migliorando. Spero che si possa migliorare ancora e lottare per il terzo posto. Sono due anni che il campionato è così equilibrato, ce ne sono due davanti e restano altre squadre tutte vicine”.
Come ti senti quando ti trovi in mezzo alla porta?
“Dipende dalle partite, la porta è sempre la stessa ma non è sempre uguale. Ci possono essere 5-6 partite in cui sei carico, poi alla 7^ manca agonismo. Sono cose normali, dipende. Più giochi più la senti la porta. La Lazio? Tutte le partite sono un foglio bianco, non conta da che risultato vieni. Dipende da come inizi, da altre cose. Prima poi non bisogna mai parlare, allenati al massimo durante la settimana e poi si vede. La fortuna? Non credo tanto, se meriti alla fine ottieni”.
Con chi vai più d’accordo?
“Con tutti, ma soprattutto con gli slavi. Non c’è nessuno con cui non vado d’accordo”.
Cosa pensi dei tifosi interisti?
“Che sono un pubblico che pretende, ma ti dà anche. Spero che noi possiamo ridare quello che pretendono. Anche a Udine c’è aspettativa, c’è meno pressione, non viene chiesto tanto, ma anche lì vogliono risultati. Se sbagli ti lasciano in pace”.
Con chi ti piacerebbe giocare?
“Non ci penso, mi piace giocare in una squadra vinccente, che si diverte e vince. Fine carriera? Non so dove, non ci penso, penso solo a star bene fisicamente e a giocare il più a lungo possibile”.
Quest’anno nessun rigore segnato contro di te, come la vivi?
“Questo record è una bella cosa, ma personalmente non mi dà qualcosa, non patisco questa sensazione. Se mi segnano è il calcio, è il gioco, non mi mette ansia”.
Cosa si pensa quando un attaccante ti sta per tirare un rigore?
“Non posso parlare solo dei rigori, non mi piace molto”.
Una svolta nella tua carriera è stata a Rimini?
“Sì, è stata la mia annata migliore, il primo gradino importante. In B ho trovato un gruppo fantastico, c’erano Juve e Genoa. Lottavamo per salire, poi è morto il presidente e la squadra ne ha risentito nella seconda parte. Sono stato bene lì, ringrazio ancora tutti. Ogni tanto qualcuno lo sento”.
Cosa ti piace dei tifosi nerazzurri?
“Mi piace che anche senza risultati c’è entusiasmo, io ancora lo sento. Prima meno, ora sì”.
Hai sempre fatto il portiere?
“Da piccolo giocavo anche fuori, nel calcio a 5. Nel calcio moderno bisogna saper usare i piedi, già all’inizio della mia carriera si iniziava a vedere i portieri fare il libero”.
Che tipo di musica ascolti prima di giocare?
“Un po’ tutto, ho fatto anche una playlist. Molte canzoni slave”.
Cosa fai nel tempo libero?
“Sto a casa con la famiglia. Mi piace bere ogni tanto qualche bicchiere di vino buono. Il mio preferito? Ce ne sono tanti, apprezzo l’amarone”.
Cosa cambia per un portiere con l’arrivo di un nuovo allenatore?
“Dipende da cosa l’allenatore vuole dal portiere. Noi ci adattiamo, chi è nel calcio capisce subito le richieste. Bonaiuti? per me è fondamentale, è importante avere sempre lo stesso preparatore dei portieri, uno che ti conosce bene. Per me ha qualcosa più degli altri. Quando mi allena ha un ottimo tiro”.
A chi senti di assomigliare nella storia dell’Inter?
“Non so, dovrebbe rispondere chi guarda”.
Qual è il tuo giocatore preferito?
“Mi piacciono i centrocampisti, Pirlo, Pizarro, quelli che giocano spalle alla porta, che danno ritmo alla squadra”.
Come hai cominciato la tua carriera?
“Come tutti i bambini fuori dalla porta, poi guardando mio cugino (Jasmin, ndr) ho voluto andare in porta anch’io. Ho visto la sua partita contro il Celtic”.
Qual è il tuo piatto italiano preferito?
“Chi viene da fuori sa che bresaola, crostata e caffè sono le cose migliori in Italia. Complimenti alla nostra cuoca Monica che fa la miglior crostata che ho mai mangiato”.
Cosa pensi di Medel?
“Il suo soprannome dice tutto. Non abbaia ma ringhia”.
Come ti senti a essere il portiere migliore in Italia? Come ti trovi col mister? Quali sport ti appassionano?
“Sport seguo basket e pallavvolo. Mi sento un porrtiere normale. Con mister Mancini va bene, ci stiamo allenando bene e forte, lui ci dà fiducia e speriamo di fare risultati in fretta”.
Quali talenti sloveni consiglieresti all’Inter?
“Ce ne sono, ma vengono presi velocemente. Bisognerebbe prenderli a 15-16 anni, andando sul posto conoscendoli già. Halilovic? Se il Barcellona lo ha preso sa come comportarsi, che deve aspettarlo”.
Qual è il tuo ricordo più bello nel calcio?
“Slovenia-Russia, quando ci siamo qualificati per il Mondiale. Ha avuto un grande significato per tutti noi”.
Qual è il gap che il calcio italiano deve colmare?
“Infrastrutture, è la prima cosa. Poi il resto. Ma la mentalità non puoi cambiarla, il calcio italiano ha fascino, per qualcuno è bello e par altri brutto. Ci sono cicli, quandi si ricomincerà a vincere piacerà di più”.
Qual è stata la parata più difficile della tua carriera?
“Difficile rispondere, è rischiando un’uscita, poi le parate istintive. La parata in un derby su Balotelli quella che mi viene in mente. Balotelli voleva segnare, ma dopo me doveva affrontare i tifosi interisti (ride, ndr)”.
Cosa auguri all’Inter per il 2015?
“Che diamo il massimo e torniamo competitivi, magari che si torni a lottaare per lo scudetto”.
Cambia qualcosa tra difesa a tre o quattro?
“Cambia interpretazione nel gioco, ma ci si abitua a tutto. A Udine ho giocato sempre a tre, in nazionale a quattro. Devi conoscere le caratteristiche dei difensori”.
Cosa pensi di Palacio che non segna?
“Per me lui non è preoccupato, poi ha sempre un problema alla caviglia. E’ un generoso, altri neanche giocherebbero. Il problema del gol non lo è, aiuta tanto la squadra, fa tanto lavoro sporco e lascia i gol agli altri. Spero che torni nelle migliori condizioni, non è ancora a posto e si sacrifica”.
Qual è la prima cosa a cui pensi quando arrivi al campo?
“Cosa devo fare, il programma, arrivo di solito prima e faccio le cose con calma”.
Cosa farai durante le vacanze di Natale?
“Vado a casa dai genitori, dagli amici, poi due-tre allenamenti”.
Ti senti un leader? Quanto sei orgoglioso di indossare questa maglia?
“Mi sento importante, ma non dico oltre”.
Cosa pensi di capitan Ranocchia?
“Cose positive, è un ragazzo in gamba, penso che come capitano stia interpretando bene il ruolo. Può ancora migliorare come noi, ci darà una mano e ha l’età giusta per crescere. Per uno come lui la fascia cambia molto, aumentano le responsabilità, più cose da fare rispetto ad altri giocatori. Anche il fatto di essere italiano conta”.
Cosa ti piace di Milano e dell’Inter?
“io capito ogni tanto a Milano, non mi piace il traffico. Dell’Inter mi piace tutto, la storia, che è un grande club, per me è fondamentale”.
L’Inter oggi è competitiva?
“Deve crescere ancora. Competitiva dipende per cosa. Varsavia? Deve essere un obiettivo, ma ci sono tante squadre in corsa. Il sorteggio ha portato tante partite equilibrate in Europa League. Il Celtic? Una volta si affrontava in Champions. Ci sono partite storiche, affascinanti anche in questa coppa”.
Il momento in cui hai pensato ‘che bello essere all’Inter’?
“Quando sono arrivato”.