Milano, città di moda, cultura, arte.
Città viva e vivace, in un calderone di generi ed emozioni, contrastanti e furiose.
Città immagine, teatro di finzioni mediatiche, in un centro poliedrico, colorato, confuso, soffocante alle volte, regala respiro e una dimensione da sogno a poche fermate di metropolitana da piazza Duomo.
L‘Hangar Bicocca “nasce dalla riconversione degli ex spazi industriali delle officine Ansaldo- Brera”, nell’intento dei suoi fondatori di creare un polo culturale per l’arte moderna mondiale a totale fruizione gratuita. Lo spazio, “con i suoi 15000 metri quadrati è uno degli spazi espositivi per l’arte contemporanea più grandi d’Europa”, collocato ai margini della città di Milano, zona Sesto San Giovanni, in via Chiese 2. ( fermata metro Sesto Marelli-qui mappa metropolitana milano)
L’impressione che si ha, all’ingresso, è di un ambiente curato e preciso; si respira aria di rinnovamento, non so come spiegarlo, di ricerca. Si intuisce che, anche se le strutture paiono dismesse, vi è fermento e rinascita continua.
Uno degli spazi espositivi più grandi d’europa
Ove non molti minuti prima si era immersi nel caos del centro milanese, qui si recupera tranquillità e distensione. All’ingresso una monumentale installazione apre le porte a ciò che si incontrerà all’interno.
Ingresso_Hangar_Bicocca
L‘Hangar Bicocca ospita una permanente e una mostra personale di varia durata. E’ di questi giorni, con termine 20 Luglio, la personale di Cildo Meireles, “uno dei più importanti e celebrati artisti del secondo dopoguerra, nato a Rio de Janeiro nel 1948″ .
Se una persona come me, abituata alla portata classica delle mostre d’arte, entra per la prima volta all‘Hangar Bicocca, si tenga pronto a sentire un forte stupore ed emozione. La parola Hangar non è usata a sproposito, visto che ci si ritrova all’interno di un immenso capannone, completamente oscurato, rapportati alle dimensioni dalle opere dell’artista, sapientemente illuminate. Gli occhi vagano, la mente spazia, non si focalizzano subito le immagini; occorre ritarare la propria concezione di spazio per affrontare l’emozione.
Babel 2001 Cildo_Meireles
Le opere di Cildo Meireles sono opere di forte impatto storico, politico e si basano sulla sperimentazione diretta del visitatore, chiamato a gran voce a toccare, sentire, esperire, in un’orchestra continuativa dei propri cinque sensi.
Babel è un sovrapporsi di radio che trasmettono programmi differenti in un confuso divenire,
Através 1983-1989
Cildo_Meireles
Através, sito fruibile con restrizioni, è un labirinto sensoriale, fatto da un pavimento in vetri rotti da calpestare e barriere ostiche quanto piacevoli, in alternanza. Ci i sente confusi, attratti ed allontanati dalla stessa opera, ipnotizzati.
Através 1983-1989
Cildo_Meireles
Através 1983-1989
Cildo_Meireles
Através 1983-1989
Cildo_Meireles
Cildo Meireles gioca con i sensi, sia visivi che olfattivi ed ecco che tre tonnellate di ossa bovine investono e disorientano, richiamando l’antica storia coloniale dell’America Latina.
Olvido 1987-1989
Cildo_Meireles
Olvido 1987-1989
Cildo_Meireles
Olvido 1987-1989
Cildo_Meireles
Amerikka 1991-2013
Cildo_Meireles
Entrevendo 1970-1994
Cildo_Meireles
La suggestione prosegue nell’immaginarsi il mare, nella quiete di migliaia di libri a finzione ed inganno.
Marulho 1991-1997
Cildo_Meireles
Abajur resta per me l’opera maggiormente significativa e immaginifica. Rappresenta una lampada girevole, di enormi dimensioni, azionata dal basso da un operatore. Ecco che la realtà viene rappresentata e trasfigurata, ove da un lato vi è l’immagine del veliero, del mare tranquillo e, visibile solo da un attento sguardo, vi è la fatica, il dolore, lo schiavo che spinge per portare a compimento le opere.
Abajur 1997-2010
Cildo_Meireles
Abajur 1997-2010- movimento di azionamento
Cildo_Meireles
Abajur 1997-2010
Cildo_Meireles
Cildo_Meireles
L’Hangar Bicocca, come detto prima, ospita anche una permanente,realizzata nel 2004. Vi si accede, su consiglio degli ottimi sorvegliatori, discreti ma presenti lungo tutto il percorso, attraverso un piccolo foro in una tenda nera.
Ciò che si apre alla vista è un qualcosa di straordinario, inquietante, mai visto, mai conosciuto, tocca il cuore, la mente, ferma il respiro. Ferma. Immobile. Sciocca, stupisce, inganna, fa rivivere emozioni, sensazioni vissute e mai nate.
Ansel Kiefer, “è uno dei più studiati e prolifici artisti contemporanei, nato in Germania nel 1945″. La sua arte è legata strettamente alla questione politica e storica del suo paese, alle guerre, alla ricerca di simbologie religiose e filosofiche.
“I Sette Palazzi Celesti” sono una storia narrata con 90 tonnellate di di cemento armato, disposte fino a raggiungere, con il palazzo più alto, i 18 metri di altezza. Rappresentano le macerie dell’occidente dopo la seconda guerra mondiale, l’interpretazione dell’antica religione ebraica, in una contaminazione e commistione unica e profondamente toccante.
I sette palazzi celesti Anselm Kiefer 2004 Sefirath
I sette palazzi celesti Anselm Kiefer 2004
I sette palazzi celesti Anselm Kiefer 2004 Melancholia_Ararat
I sette palazzi celesti Anselm Kiefer 2004
I sette palazzi celesti Anselm Kiefer 2004
I sette palazzi celesti Anselm Kiefer 2004 JH&WH
So bene di non aver raccontato che un millesimo di quello che l’Hangar Bicocca e le sue opere vogliono significare. Il mio è un viaggio virtuale che voglio donarvi, nel solito spirito di condivisione che mi compete.
Rimando quindi in calce il link che potete seguire per approfondire le conoscenze e vi esorto alla visita, certa che, senza nulla aggiungere all’arte contemporanea e all’accentuata contrapposizione con l’arte antica, la visita vi lascerà ricordi indelebili.
Hangar_ Bicocca via chiese 2 Milano
Chiara
La mostra è visitabile dal giovedì alla domenica in orario 11.00 – 23.00.
Vi è all’interno un ottimo bar “dopolavoro Bic0cca”
http://www.hangarbicocca.org